sabato 14 settembre 2013

Chiuso Freedom Hosting (Deep Web)

Il mese scorso l’FBI ha concluso una maxi-operazione contro la pedopornografia online chiudendo uno dei principali servizi su cui poggiano i siti dell’«Internet invisibile».
Stiamo ovviamente parlando del Deep Web.
All’apparenza, come saprete, questi portali non esistono: se si digita l’indirizzo non si ottiene nulla.
Per entrare in questo mondo parallelo si utilizza Tor un programma che rende anonima la navigazione. Ma l’Internet «sommerso» ha anche un lato oscuro.
Ed è lì che le autorità americane hanno deciso di colpire.


LA CHIUSURA DI FREEDOM HOSTING
L’offensiva è scattata domenica, a conclusione di un’operazione durata diverso tempo.
Tre giorni prima era finito in manette a Dublino il 28enne irlandese Eric Eoin Marques, fondatore di «Freedom Hosting», considerato dagli inquirenti «il più grande distributore di pornografia infantile del pianeta».
Con il blitz senza precedenti cadono i miti dell’inviolabilità e dell’anonimato del «deep Web».
I profeti della non tracciabilità della connessione provano a reagire.
Sui forum impazzano le discussioni.
«La situazione è grave qui ci prendono tutti. Metà dei siti del Deep Web erano ospitati su Freedom Hosting. Disinstallate il programma e sperate che non sia troppo tardi».
Per chi frequenta l’immensa zona franca della rete, senza controlli né regole, il colpo è durissimo.
L’Fbi per ora non ha ammesso la paternità dell’operazione.
Ma gli indizi sono inequivocabili: i siti sono stati compromessi con un codice che ha inviato i dati personali degli internauti ad un indirizzo registrato a Washington.
«Freedom Hosting» era noto da tempo per ospitare sui suoi server materiale pedopornografico.
Nel 2011, il collettivo Anonymous sferrò un attacco in grande stile contro il servizio, accusato dagli hacker di «ospitare il 95% dei materiali pedopornografici del Deep Web».


GLI ALTRI SITI COLPITI
Anche se non ci sono ancora voci certe, pare che Marques fosse non solamente hosting provider ma anche uno degli amministratori dietro ad uno degli hidden service più popolari per la pedopornografia, Lolita City, un forum di scambio materiale pedopornografico e non solo (anche messaggi, appuntamenti con bambini e fattiva collaborazione per la creazione e la distribuzione di materiale).
Nell’ambito delle operazioni si sono svolti una serie di attacchi per compromettere alcuni siti chiave all’interno di Freedom Hosting, sia ovviamente per risalire all’identità dei naviganti, che erano anonimi navigando in Tor.
Tra i siti compromessi e sicuramente soggetti all’indagine(probabilmente tutti i siti hostati su Freedom Hosting) vi sono le bacheche pedofile di TLZ (The Love Zone) e LC (Lolita City) oltre a Tor Mail, un servizio che forniva caselle di posta elettronica anonime ed accedibili solamente tramite Tor e ovviamente indirizzo preferenziale degli utilizzatori di quel servizio.


L'ARRESTO DI MARQUES
Resta da capire che fine farà Marques.
Figlio di un architetto brasiliano, ha doppia cittadinanza irlandese e americana. L’ex primula rossa della rete ora è in prigione a Dublino.
Il giudice ha rifiutato la scarcerazione su cauzione temendo la fuga. Le autorità locali non pensano che lui abbia diffuso in prima persona il materiale.
Il guaio è che sui suoi server c’erano le foto e i video dell’orrore: abusi sessuali su minori, torture, stupri.
In America rischia trent’anni di carcere.


DROGA
Dopo la pedopornografia, al secondo posto della lista nera delle autorità c’è la droga.
Il prossimo obiettivo dell’offensiva delle agenzie di sicurezza americane potrebbe essere «Silk Road», sito simbolo dello spaccio online.
Trattasi di un famoso market nero dove è possibile comprare di tutto(armi comprese).



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