lunedì 18 aprile 2016

La Storia Di Kim Dotcom: Attacchi Informatici, Truffe, Insider Trading e Megaupload

Kim Schmitz, meglio noto in anni recenti come Kim Dotcom, balzò agli onori della cronaca dopo la chiusura di Megaupload.
In realtà la parabola dell'Hacker tedesco iniziano molto prima già negli anni 90: arricchitosi con le consulenze informatiche e con le speculazioni, ai tempi si permise di mettere una taglia perfino sulla testa di Bin Laden.
Nato a Kiel (Germania Ovest) il 21 gennaio 1974, Kim Schmitz mostra sin dalla più giovane età una certa affinità con il mondo di Internet.
Già dagli inizi degli anni '90 il suo nome inizia a girare negli ambienti Hacker della Germania, anche se nel 1994 fonda un'azienda di sicurezza informatica chiamata DataProject.


ATTACCHI INFORMATICI E TRUFFA ALLA TELEKOM
Nascosto dal nickname Kimble, Kim Schmitz riesce a bucare uno dopo l'altro i sistemi di sicurezza della NASA, del Pentagono e del gruppo bancario Citibank.
Nel 1994 venne quindi arrestato e rilasciato dopo un mese con diversi capi di imputazione legati a reati informatici e telematici.
Il giudice lo condannò a 2 anni di reclusione, ma la pena venne sospesa perché l'imputato era troppo giovane, inoltre ai tempi i reati informatici non avevano ancora leggi ben chiare come oggi.
Nel settembre del 1996, Kim terminò di scontare una condanna a tre mesi per essere penetrato nei sistemi informatici del governo di Bonn.
Le fortune di Kim iniziano quando il colosso delle telecomunicazioni Deutsche Telekom decide di quotarsi in borsa.
Schmitz era stato accusato di essere entrato nella D1, la rete di telefonia mobile di Telekom, e di aver fatto telefonate a sbafo a scapito degli altri clienti.
È il settembre del 1996.
A novembre, Deutsche Telekom deve entrare in borsa; l'intrusione di Schmitz è un colpo mortale per la sua immagine internazionale.
I suoi dirigenti provano a negare l'attacco ma è tutto inutile.
Per rimediare, quelli di Telekom fanno di necessità virtù: se Schmitz è riuscito a trovare una falla di sicurezza della quale loro non sospettavano l'esistenza, faranno in modo che sia lo stesso Schmitz a rendere sicura la loro rete: cercano di assumerlo.
Telekom convoca Schmitz a Monaco e gli chiede di rivelare quello che sa, in cambio di un contratto da consulente.
Kim capisce che quella è la sua grande occasione.
Si ripromette che entro dieci anni entrerà nella top-ten degli uomini più ricchi del mondo.


ACCUSATO D'INSIDING TRADING E LA TAGLIA SU BIN LADEN
Prima offre le sue abilità di Hacker ad aziende di mezzo mondo.
Intanto nel 1998 è condannato a due anni di prigione per frode informatica e ricettazione.
L'accusa contestatagli è stata quella di aver rivenduto numeri di carte di credito acquisite da Hacker americani.
Nei primi anni del 2000, comincia ad avventurarsi anche nelle speculazioni borsistiche.
Nel 2001 la Kimvest raggiunge la valutazione record di 200 milioni di dollari e Schmitz decide d'investire 375mila euro nel sito web letsbuyit.com, ormai sull'orlo del fallimento.
L'informatico annuncia alla stampa la sua intenzione di investire ben 50 milioni di dollari sul rilancio della società e le reazioni del mercato non tardano ad arrivare.
La quotazione di Let's Buy It balza alle stelle e nel giro di poche ore Schmitz realizza un guadagno di 1,5 milioni di euro rivendendo la sua quota.
In un'intervista a Business Week, profetizza che il suo fondo (Kimvestor) avrà entrate per 553 milioni di dollari entro il 2004.
Nel frattempo, sul suo sito Kimble.org, fa sfoggio di lusso sfrenato, esponendo foto che lo ritraggono a bordo di barche, yacht miliardari, al volante di auto tecnologiche, oppure in piscina circondato da belle ragazze.
All'indomani dell'11 settembre 2001, fonda il gruppo YIHAT (Young Intelligent Hackers Against Terrorism) e annuncia di essere entrato nei sistemi di due banche del medioriente e di aver scoperto informazioni riservate sui fondi di Al-Qaida.
Si permise inoltre di offrire una taglia di 10 milioni di dollari a chi fornisse informazioni utili alla cattura di Bin Laden.
Poi, tutto ad un tratto, la sicurezza di Schmitz inizia a vacillare.
Riguardo Kimvest, Kim Schmitz viene accusato di Insider Tranding (sfruttare informazioni riservate per alterare l'andamento dei mercati dei titoli. In particolare viene dimostrato che ai tempi non aveva i fondi che si era ripromesso d'investire su Let's Buy It quindi l'aumento del 300% e i soldi guadagnati in seguito erano illegali perchè aveva falsato il mercato).
Inoltre una corte tedesca gli intima di vendere le sue azioni nel fondo Kimvestor per pagare i creditori.
Ma come: "l'uomo da 500 milioni di marchi" ha dei creditori? Pare di sì.
"Adesso basta" tuona Schmitz, annunciando che il 21 gennaio 2002, giorno del suo ventottesimo compleanno, porrà fine alla sua vita in diretta online.
"Kim Schmitz, nato il 21.01.1974, morto il 21.01.2002," era scritto su una lapide che campeggiava in homepage: "Le leggende possono dormire, ma non muoiono mai".
Ma la Germania era troppo affezionata a lui per permettergli di porre termine alla sua esistenza.
Così il 20 gennaio, il giorno prima del minacciato suicidio, viene arrestato.
Non viene trovato in casa ma lo vanno ad arrestare in Thailandia, il suicidio, era tutta una messa in scena?
"Non volevo mica fuggire" dichiarò Schmitz al momento dell'arresto, come se qualcuno potesse essere stato anche soltanto attraversato da questo tremendo sospetto: "La mafia mi dà la caccia," ha spiegato.
Ci penserà la magistratura tedesca a tenerlo al riparo dai sicari.
Come detto, l'accusa è che si sia arricchito tramite informazioni riservate interne alla società olandese Letsbuyit.com, comprando azioni per 375 mila euro e rivendendole a 1 milione e mezzo.
I giudici lo chiamano "Insider Trading".
Poco dopo, collegandosi a Kimble.org si leggeva che "Il vero Kim Schmitz non esiste più. Ora è noto come Sua Altezza Reale Kimble il Primo, Signore del Kimpire".
"Se uniamo le nostre forze, conquisteremo il mondo. Ma prima facciamo un po' di soldi".
Nel 2003 si dichiara colpevole anche del reato di Insider Trading riguardo il caso di Letsbuyit.com ricevendo una multa di 100.000 euro.
È stato il caso di Insider Trading più grande fino ad allora verificatosi in Germania.
Proprio in quel periodo Schmitz portò a termine un'altra operazione ottenendo con false garanzie un prestito allo scoperto di 280.000 euro dalla Monkey AG, società della quale era stato Presidente del Consiglio di Amministrazione.
I fondi erano destinati alla Kimvestor AG di cui lui era proprietario.
Come conseguenza di questa operazione entrambe le società fallirono.
Anche in questo caso Schmitz si dichiarò colpevole e fu condannato a due anni con la condizionale per appropriazione indebita


SCHMITZ DIVENTA KIM DOTCOM E FONDA MEGAUPLOAD
Il suo secondo soggiorno in carcere, comunque, ottiene un effetto concreto: l'informatico decide di dire addio alla sua patria e si trasferisce ad Hong Kong, dove cambia nome in Kim Dotcom.
Nella sua nuova patria asiatica, Kim Dotcom continua a muoversi con parecchia disinvoltura nel mondo dell'imprenditoria informatica.

Nel 2005 fonda Megaupload, servizio di file sharing e file hosting che consente agli utenti di tutto il mondo di condividere file di ogni tipo: dai documenti di testo alle immagini, dai programmi informatici a film, video e CD musicali.
Come si sa in queste situazioni, in questo immenso archivio finiscono file “innocui”, ma anche moltissimo materiale protetto da copyright.
Nel giro di pochi mesi Megaupload diviene un successo di livello mondiale, arrivando ad attirare le attenzioni tutt'altro che positive delle major musicali e delle case cinematografiche statunitensi.
Intanto nel 2008 si trasferisce in Nuova Zelanda.
Parte così una lunga ed estenuante battaglia legale durata diversi anni, fatta di denunce e ricorsi, di minacce e vendette.
In particolare un'indagine investigativa risalì al nome di Schmitz in alcuni documenti aziendali di Hong Kong nei quali veniva utilizzato come nome di copertura "Kim Tim Jim Vestor", di passaporto finlandese e avente il ruolo di direttore di diverse aziende targate "Mega": tra queste Megaupload Ltd. e Megarotic Ltd.
In seguito a queste indagini venne denunciato per violazione del copyright come proprietario di Megaupload.
Nella notte tra il 20 e 21 gennaio 2012, 76 uomini dei reparti scelti della polizia neozelandese con il supporto determinante di alcuni uomini dell'FBI arrestarono Kim Dotcom nel corso di un blitz notturno all'interno della sua abitazione.
Insieme a lui vennero arrestati altri 6 uomini.
Kim venne portato nella prigione di Mt.Eden, dove restò fino al 22 febbraio quando venne rilasciato su cauzione.
In concomitanza con il blitz notturno, a Kim Dotcom vennero sequestrati beni per diversi milioni di dollari e congelati conti bancari e asset societari per un valore di poco inferiore ai 200 milioni di dollari.
Vennero trovate 18 auto di lusso per un valore di 5 milioni di dollari (tra cui una Cadillac rosa del 1959 e una Rolls Royce Phantom).
Lui ha sempre vissuto la sua vita senza badare a spese: basti dire che nel 2000, in occasione del Gran Premio di Formula 1 di Montecarlo, spese ben 1 milione di dollari in feste e ricevimenti nel porto del Principato a bordo di un panfilo da 60 metri circa.
Il suo complesso residenziale, sito 30 chilometri a nord di Auckland, occupa una superficie di oltre 2.300 metri quadri ed ha un valore di 18 milioni di euro.
Riguardo Megaupload, al momento della chiusura, c'erano circa 150 milioni di utenti registrati ed oltre 50 milioni di contatti al giorno.
Inutile dire che la sua chiusura sconvolse l’intera comunità di internet.
Ciò comportò anche importanti cambiamenti nella distribuzione via Internet di contenuti protetti da copyright.
In primo luogo, gli altri servizi analoghi a quello creato dal popolare Kim Dotcom vennero chiusi per un effetto domino inevitabile e scatenato dalla paura di essere i prossimi nella lista delle autorità statunitensi.
Tornando al processo si stimano 500 milioni di danni per le case discografiche e lui rischiò 50 anni di carcere e l'estradizione negli USA.
Un mese dopo l'arresto, dietro pagamento di una cauzione, Schmitz ottenne di poter scontare la custodia cautelare a domicilio.


IL LANCIO DI MEGA.CO E BABOOM
Il periodo di riposo forzato, però, finisce ben presto.
Appena uscito dal carcere, Kim Dotcom si mette al lavoro per un nuovo progetto: realizzare un servizio di cloud storage assolutamente sicuro.
Sono mesi di lavoro ininterrotto che portano alla creazione del servizio cloud Mega.co.nz (inizialmente doveva chiamarsi me.ga, ma le autorità del Gabon bloccarono sul nascere l'iniziativa di Kim Dotcom).
Mega offre gratuitamente ai suoi iscritti fino a 50 Gigabyte di spazio di archiviazione, sistema di criptazione a 2.048 bit e molti altri servizi.
In seguito nel 2014 Dotcom lanciò anche il servizio di streaming musicale Baboom: gli artisti offrono la loro musica gratuitamente e i fan pagano solo se l'apprezzano.
Ad ottobre dello stesso anno pare lascia Baboom, gestita da altri.
Cosa starà architettando oggi?

4 commenti:

  1. il sito è mega.co.nz come mega coinz...
    Se non ricordo male Kim Dotkom con MegaUpload era arrivato a saturare il 50% della banda di internet con il download di film, file, musica, e porno (vedi megaporn).
    Alla fine, a differenza di portali come youtube che è passato ai sistemi streaming poco dopo la chiusura di megaupload fu dovuta al fatto che la legge americana prevede nessuna sanzione alle società con sede negli USA, che pagano le tasse negli USA, disposte a collaborare fornendo nominativi o attuando upgrade del sito che prevenga la pirateria. Per questo motivo ancor oggi Youtube è pieno di file pirata, liberamente usufruibili e non è stato chiuso, mentre megaupload è stato chiuso.

    Poi tanto per completare il quadretto, a poche settimane dalla chiusura del sito megaupload (e simili come megaporn e megavideo), Kim Dotkom butò fuori un abbonamento a vita al solo costo di 100 dollari (laddove era circa 30 euro quello annuale). Molti lo fecero, scoprendo qualche mese dopo che avevano buttato i loro soldi ad un sito chiuso dall'FBI.

    Milioni di link diretti a megaupload furono resi inattivi in poche ore...chissà che ondata ha provocato questo in un motore come Google che valuta l'importanza di un sito sui backlink funzionanti.

    bye bye

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    1. Si, riguardo Youtube sta lì il cavillo...inoltre loro "s'impegnano" ad eliminare eventuali warez, files (audio/video) e quant'altro se qualcuno segnala (evidentemente il detentore dei diritti).
      Dopo 3 segnalazioni, chiudono l'account.
      La cosa abbastanza oscura invece è il funzionamento dei loro filtri automatici, intendo dire: come mai alcuni files (mp3 che siano) vengono automaticamente eliminati al caricamento del video ed altri no?
      Infine pongo un interrogativo che fa riflettere: se io carico un video di cui non detengo i diritti ipoteticamente commetto un illecito ma se lo stesso video lo carico dopo averlo "registrato" con una videocamera, è lecito ciò?
      Magari no.
      Ma nessuno ti fa storie, eppure concettualmente la situazione è simile (in entrambi i casi non detengo i diritti, cambia solo la qualità).

      Riguardo Mega, un po' come tutti i servizi simili (estendendo il discorso anche ai P2P), il problema non è tanto la legalità o meno del sistema ma appunto l'uso che se ne fa.

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    2. La cosa abbastanza oscura invece è il funzionamento dei loro filtri automatici, intendo dire: come mai alcuni files (mp3 che siano) vengono automaticamente eliminati al caricamento del video ed altri no?
      ----------------
      Non possono confrontare completamente tutti i video, frame per frame, per cui il sistema estrae delle immagini del video ad intervalli precisi e li confronta con il database di immagini degli altri account per individuare somiglianze.
      Sotto le 100 mila visualizzazioni di canale i video del canale non vengono accuratamente scansionati. Così è rimasto fino a poco tempo fa, quando i terroristi filo-alqaeda aprivano 1 canale per pubblicarci 10 video, poi un altro canale con pochi video, ec...così permanevano all'infinito.
      Se per esempio tagliassi il formato del video per eliminare per esempio i simboli di una TV da dove è stato registrato il video, renderesti più difficile il riconoscimento del video.
      Per gli audio credo che il controllo sia simile.


      Infine pongo un interrogativo che fa riflettere: se io carico un video di cui non detengo i diritti ipoteticamente commetto un illecito ma se lo stesso video lo carico dopo averlo "registrato" con una videocamera, è lecito ciò?
      Magari no.
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      C'è chi è stato denunciato perchè ha caricato un video registrato ad una festa di paese in cui si suonava una canzone protetta da copyright...x la ripubblicazione su youtube doveva pagare il copyright...


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    3. Si però generalmente non fanno problemi, almeno per quanto riguarda registrazioni amatoriali.
      Cioè in questi casi credo prevalga il buon senso da una parte (di chi detiene quei diritti) e dall'altra i filtri automatici hanno maggiori difficoltà.

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