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lunedì 23 gennaio 2012

Chiusi Megaupload e Megavideo (2005-2012)



L’FBI ha chiuso i siti Megaupload e Megavideo, due delle più popolari e usate piattaforme di file sharing al mondo. Secondo le autorità, la società fondatrice dei siti, Megaupload Ltd, con sede a Hong Kong, ha guadagnato oltre 175 milioni di dollari da attività criminali e provocato perdite per oltre mezzo miliardo di dollari ai detentori dei diritti d’autore.
Le autorità hanno anche disposto l’arresto di quattro impiegati dell’azienda a Auckland, in Nuova Zelanda, con le accuse di violazione del copyright e riciclaggio di denaro.
Tra loro c’è Kim Schmitz, cittadino tedesco di 37 anni, fondatore e fino allo scorso anno CEO di Megaupload.
Schmitz è un ex hacker e in passato è stato arrestato per per furto di dati bancari, insider trading e appropriazione indebita e condannato per frode informatica e ricettazione.
Ai quattro è stata negata la libertà su cauzione durante una breve udienza a Auckland.
Altri arrestati e incriminati sono residenti in Germania, Slovacchia, Estonia e Olanda.
Megavideo era usatissimo online soprattutto per guardare in streaming film e serie TV caricate illegalmente: il sito permetteva di vederne gratis i primi 72 minuti, e chiedeva poi una registrazione a pagamento per proseguire (il blocco era facilmente aggirabile).
Megaupload permetteva agli utenti di caricare e scambiarsi file anche di grosse dimensioni, e secondo l’accusa l’intero sistema era stato intenzionalmente creato allo scopo di invitare gli utenti a condividere file molto popolari, spesso coperti da copyright come film e serie TV.
Le autorità dicono di essere in possesso di email aziendali e documenti a prova di queste intenzioni. Secondo le accuse, Megaupload ha guadagnato oltre 110 milioni di dollari in cinque anni grazie ai pagamenti degli utenti effettuati con PayPal.
Le autorità stanno sequestrando i fondi a disposizione della società, nonché alcuni beni di proprietà dei suoi fondatori e dirigenti, tra cui una Maserati del 2010, una Rolls Royce del 2008 e un numero imprecisato di Mercedes.
Ira P. Rothken, avvocato di Megaupload, ha detto che le accuse sono inconsistenti e la società si difenderà”.
Un messaggio apparso su Megaupload prima che il sito venisse chiuso affermava che “la grande maggioranza del nostro traffico ha a che fare con contenuti legali. Siamo qui per restare”.
Alla chiusura di Megaupload è seguita un’ondata di attacchi da parte del gruppo hacker Anonymous, che ha reso irraggiungibili per alcune ore molti siti, tra cui quello della stessa FBI e quello del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.
Le autorità stanno indagando sull’accaduto.
Tra i siti presi di mira ci sono anche quelli della Universal Music e di molte major americane.
Un funzionario ha detto che gli arresti sono stati condotti seguendo le raccomandazioni delle autorità neozelandesi. Mercoledì la versione in inglese di Wikipedia e molti altri siti Internet avevano oscurato le proprie homepage per contestare i progetti di legge, che limiterebbero la libertà degli utenti su Internet e la libertà di parola.
I dati conservati dagli utenti su Megaupload potrebbero presto essere cancellati e perduti definitivamente.
Non conta l’origine né la legittimità degli stessi: sulla base di quanto accaduto dopo il sequestro dei domini e dei beni dell’impero Megaupload, ivi compresi gli arresti di sette responsabili dell’iniziativa, la perdita dei dati conservati sui server sembra ormai essere qualcosa di ineludibile.
Nelle ultime ore i file hosting FileSonic e FileServe si sono autocensurati cancellando tutti i files protetti da diritto d'autore.
Chi sembra esser riuscito a sfuggire, per il momento alla censura è Rapidshare.

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