I Laserdisk Game, nascono e si diffondono negli anni 80, così come arrivarono in gran velocità allo stesso modo scomparvero da un anno all'altro. E in modo definitivo.
Eppure se qualcuno che, non sa di cui ci accingiamo a parlare, guardasse la grafica di questi giochi in qualche video su Youtube si chiederebbe sicuramente perchè scomparvero dai radar e dalle salagiochi in tutta fretta. Questo fallimento, se così lo vogliam chiamare, insegnò all'industria videoludica che la grafica e il sound non è tutto se la giocabilità e soprattutto la longevità sono pressocchè nulle.
Il loro fallimento fu imputabile alla loro estrema ripetitività e scarsa giocabilità (leggi "libertà di azione"). Una volta finito il gioco non c'erano motivi per rigiocarci.
Inoltre la manutenzione dei Laser Games aveva costi decisamente più elevati rispetto ai giochi tradizionali, così come il loro acquisto, e questo non stimolava certo i gestori a tenerli in sala.
Ma di cosa si trattava? Di giochi con grafiche di film o soprattutto di cartoni animati.
Nel vero senso della parola. Il problema era appunto il fatto che le azioni erano prestabilite: i tasti da schiacciare per proseguire con i filmati erano quelli. Sbagliando tasto, generalmente, il gioco terminava.
HARDWARE E LETTORI LASER
L’hardware all’interno dei cabinati dedicati a questi videogiochi era composto da una scheda madre con scheda video o chip grafico, un controller che si occupava di far partire il filmato corretto ad un determinato input del giocatore e, ovviamente, un lettore di Laser Disc (Pioneer o Sony) sul quale disco veniva memorizzato il codice di gioco pronto per essere letto e visualizzato su schermo!
I lettori di supporti laser erano il top per la qualità di riproduzione dei filmati, e funzionavano al meglio quando il film era riprodotto dall’inizio alla fine ma, saltando continuamente da una scena all’altra, venivano stressati pesantemente ed erano portati a rottura.
Quando il lettore iniziava a malfunzionare si notava un leggero disallineamento nella visione del filmato. Molto spesso si assisteva a dei blackout troppo prolungati tra una scena e l’altra.
Questo perchè il frequente salto di posizione sul Laser Disc portava velocemente il tubo a gas dei lettori a scaricarsi. È per questo che non molti cabinati originali sono sopravvissuti fino ad oggi senza opportune sostituzioni. Oltre a questo, a causa della sporcizia che si accumulava, avevano bisogno costantemente di una pulizia completa delle ottiche e della relativa taratura.
Quindi macchinari e costi di gestione erano molto elevati.
FILM INTERATTIVI E CORSE DI CAVALLI INTERATTIVE.
Concettualmente i Laser Game forse nascono grazie al film interattivo Kinoautomat (1967) scritto e diretto da Radúz Cincera. Questo film venne proiettato all'Expo '67 di Montreal.
Anticipò la tecnologia Laserdisc e simili, in quanto uno operatore del teatro comparve sul palco chiedendo al pubblico di scegliere tra due scene. La scena scelta dal pubblico sarebbe poi stata girata.
Nel 1984, Nintendo rilasciò Wild Gunman che consisteva in full-motion video di pistoleri del West.
Qualcosa di simile ad un Laser Game è Quarter Horse. Non si trattava di un videogame ma di una semplice gara di cavalli, prima della partenza bisognava pronosticare quello vincente.
La gara era ovviamente un qualcosa di prestabilito e non live.
PRIMI LASERDISK GAMES
Nello stesso anno, 1982, uscì il primo vero Laser Game della storia: Astron Belt.
Si tratta di uno sparatutto spaziale in terza persona con una particolarità ben precisa: i fondali e le astronavi presenti nel gioco sembravano uscite da qualche puntata di Star Wars o Star Trek.
Il difetto sostanzialmente era che tutta la grafica e le scene di gioco erano precalcolate, quando si riusciva a distruggere qualcosa, un’ esagerata esplosione a tutto schermo “ripuliva” la videata passando alla sequenza successiva. Inoltre era possibile distruggere le navicelle solo colpendole in determinati punti. Questo gioco fu un flop (non come si suol dire su tutta la linea ma quasi) ma il successo per questa rivoluzionaria tecnologia è dietro l'angolo. Da lì a poco uscirà infatti Dragon's Lair: vera pietra miliare per quanto riguarda questa tipologia di games. Dragon’s Lair è un vero e proprio cartone animato interattivo (del resto dietro c'è Bluth della Disney). Prodotto da Cinematronics, Advanced Microcomputer Systems e dagli stessi Bluth Studios, Dragon’s Lair richiese sei anni per la sua realizzazione e un investimento di oltre un milione di dollari. Il tutto per produrre un prototipo con 22 minuti di animazione (la versione finale durava circa 11 minuti). Per dar voce ai personaggi, per mancanza di soldi, si evitò di chiamare dei professionisti e si preferì ripiegare sugli stessi realizzatori, compreso Don Bluth, è infatti sua la voce del malefico Borf. La trama di gioco è molto lineare: la principessa Daphne (ispirata a Marilyn Monroe), rapita dal drago Singe, si trova imprigionata nella caverna di quest’ultimo e noi, impersonando il cavaliere Dirk The Daring, dovremo superare 38 schermi predefiniti per giungere alla caverna e portare in salvo l’incantevole principessa.
La grafica magnifica nasconde però il vero limite di questi giochi, ovvero la scarsa giocabilità: il tutto si riduce infatti a premere tempestivamente i tasti giusti quando segnalato dal gioco senza mai poter uscire da questo schema! Su, giù, destra, sinistra, tasto dell'arma: più che abilità, solo memoria e riflessi. Tutto qui. Non c'è modo di fermarsi o di spaziare nella trama o ancora di esplorare: siete costretti, come robot, ad eseguire determinate combo di tasti.
Altrimenti il gioco finisce qui. Grafica spaziale (siamo nel 1983, va ricordato) ma come si sarà capito longevità assente e libertà di gioco questa sconosciuta.
Anche i costi ai cabinet nelle salegiochi sono proibitivi: al posto delle canoniche 200 lire, si pagava 500 lire. Quasi il triplo. Eppure le file sono interminabili.
Infatti Dragon’s Lair resta il gioco più gettonato dell’anno dando la possibilità al creatore Bluth di sviluppare un altro titolo di importanza seminale: Space Age. Si tratta del seguito di Dragon's Lair, qui il cavaliere Dirk sparisce per lasciar posto all’eroe Dexter ed alla sua fidanzata Kimberly mentre il nemico di turno questa volta risulta essere il malvagio Borf in sostituzione del drago Singe.
I difetti però, come si sarà capito, sono i soliti. Fu talmente tanto il successo di questi games che il mercato venne inondato da un fitto merchandising basato sugli eroi di Don Bluth.
Dirk e Dexter, rispettivamente per Dragon’s Lair e Space Ace, si meritarono una serie televisiva prodotta per la rete ABC. Anche il mondo dei fumetti omaggiò la loro grande popolarità, mettendo in commercio alcune mini-serie.
ALTRI FAMOSI
M.A.C.H. 3 (Military Air Command Hunter) è realizzato da Mylstar-Gottlieb sempre nel 1983, prevede due missioni, in poche parole si tratta di uno spara e corri con vista dall'alto alternata a sezioni in terza persona in stile Inter Stellar e Xevious, che risulta essere un titolo di notevole bellezza e spessore e probabilmente uno dei migliori Laser game mai commercializzati. Cube Quest era invece simile a M.A.C.H. 3: anche qui Laserdisk Video e Computer Grafica accompagnavano lo sparatutto (scenario all'interno di un cubo!). Firefox del 1984 è basato sull’omonimo film di Clint Eastwood, il titolo Atari sfrutta alcune scene tratte dalla pellicola per dar vita a uno frenetico spara-e-fuggi coinvolgente e veloce, con un sistema di comandi in stile Star Wars tramite un CAV Laserdisk.
Non si può evitare di citare Cliff Hanger: prodotto da Stern Electronics il gioco è caratterizzato dalla presenza di filmati estrapolati direttamente da due lungometraggi di Lupin III (il Castello di Cagliostro e La Pietra della Saggezza. In una delle scene che era possibile "tagliare" Lupin veniva impiccato).
Laser Gran Prix della Taito, pubblicato nel 1983, è invece basato su corse automobilistiche: in questo gioco (simile a GP World) ci troviamo alla guida della nostra automobile, con vista in prima persona, per raggiungere il traguardo in poco più di 1 minuto, evitando di andare fuoristrada e contatti con le altre auto. Sempre nel 1983 vede la luce Bega's Battle ispirato al film "Armageddon": si entrerà nei panni di un robot che dovrà salvare la terra dall'invasione aliena.
Altro titolo da citare è Badlands, gioco pubblicato nel 1984 da Konami ambientato nel Vecchio West: il gioco, sempre realizzato con disegni animati di ottima fattura, offre un sistema di controllo atipico ovvero un unico grande tasto rosso da premere più velocemente possibile appena tale bottone si illumina. Se saremo abbastanza veloci nel premere il tasto, avremo accesso alle successive sequenze di eventi da affrontare per progredire nella storia...altrimenti finiremo uccisi.
Road Blaster, ispirato al film "Mad Max", conscia di una trama apocalittica e molto simile anche al film "Il Corvo": il protagonista guida una macchina cercando di vendicarsi di una gang di biker che le aveva ucciso la moglie. Si possono scegliere anche diversi livelli di difficoltà.
Si ricorda anche NFL Football di Bally/Midway con il quale è possibile giocare una vera partita di Football Americano grazie all’utilizzo di filmati reali di partite famose utilizzate per ricreare ben 900 diverse azioni di gioco: Super Don Quixote invece, gioco ispirato alla celebre storia di Don Chisciotte nel quale il nostro eroe dovrà salvare Isabella, sua fidanzata, da una strega.
Don Chisciotte dovrà vedersela con mummie, pesci volanti, serpenti giganti, scheletri guerrieri e draghi. Il gameplay non si differenzia dagli altri titoli ed infatti tutto si riduce nel nell’eseguire la mossa giusta al momento giusto. Particolare fu Thayer's Quest dato che titolo è caratterizzato dall’assenza di un qualsivoglia finale. Il gioco in versione arcade infatti non dispone di una conclusione. L'epilogo di questo game vedrà la luce nel secondo capitolo: Thayer's Quest II.
SIMULATORI DELLE FORZE DELL'ORDINE
La software house American Laser Game, nonostante le difficoltà, decide di non mollare e capisce che per mantenere viva la tecnologia dei Laser Games serve più varietà e per questo motivo si butta quindi nella produzione di ben nove sparatutto, utilizzando come base un vero simulatore impiegato dalle forze dell’ordine per addestrare gli agenti (Light Gun).
Questi simulatori adottati dalle Forze dell’ordine disponevano di doppi comandi: da una parte l’agente/giocatore che affronta il percorso e dall’altro l’istruttore che da un PC introduce nuove sequenze ed ostacoli per evitare il ripetersi della sequenza.
Si possono citare Mad Dog McCree e The Last Gold, assoluti capolavori del genere ambientate nel vecchio West e realizzate con l’ausilio di veri e propri set cinematografici ed attori in carne ed ossa!
In Crime Patrol invece, partendo da semplice recluta, affronteremo missioni sotto copertura fino ad arrivare allo scontro finale nella Delta Force.
Space Pirates altro sparatutto aveva invece una trama molto intricata ed appassionante.
Si ricordano inoltre Gabriel Knight 2: The Beast Within, Voyeur, Star Trek: Klingon, Star Trek: Borg, Ripper, Black Dahlia, Phantasmagoria, Bad Day e The Dark Eye.
GIOCO OLOGRAFICO
Esiste però un altro gioco che vale la pena citare: Time Travel. Un gioco olografico.
In Time Travel viene usata una serie di specchi per dare l’illusione ottica che l’immagine fluttuasse nell’aria ma nonostante questa “innovazione” la meccanica di gioco resta la stessa di Dragon’s Lair e come molto imitatori usciti gli anni successivi, anche il titolo Sega non riscuote il successo sperato.
IL FLOP DEGLI ANNI 90
I Laser Games non si dimostrarono quel toccasana dell’industria videoludica che tutti speravano. Furono un fenomeno estemporaneo e già nel 1985 tutti i progetti videoludici o quasi ) furono bloccati.
Tanto in fretta erano arrivati, ancor più velocemente finirono nel dimenticatoio.
Neanche a dirlo, moltissimi altri Laser Games non vennero mai alla luce. Dopo qualche anno di “totale silenzio”, causato anche dal crollo del mercato dei videogames e dallo scarso interesse da parte dei giocatori per questa limitata tecnologia, assistiamo a metà anni ’90 al ritorno della coppia vincente Don Bluth/Rick Dayer (il duo Disney, "inventori" di questa tipologia di games). Uscirà infatti nel 1991 Dragon's Lair II: Time Warp la cui lavorazione era stata interrotta negli anni ’80 (il filmato era comunque pronto da circa 6 anni). Anche l'altro classico, Space Age, subisce una rivisitazione anzi un sequel. Ma le novità per entrambi i titoli sono assenti (tranne qualche movimento in diagonale in più): stavolta, forse anche perchè i tempi erano cambiati, forse anche perchè ormai i Laserdisk Games avevano già detto tutto, saranno un flop colossale. Dragon's Lair comunque nel 1985 vide anche la creazione di un film, mai completato comunque e che quindi forse non vedrà mai la luce.
In anni recenti di giochi interattivi si ricorda l'avventura The X-Files: The Game, confezionata in 7 CD. Nello stesso anno, Tex Murphy: Overseer primo gioco sviluppato appositamente su DVD-ROM, e uno degli ultimi "games interattivi old school".
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