L'interazione tra fornitori di contenuti e lettori, si fa sempre più complicata.
L’azione di troll, il proliferare di spam, haters, volgari, risse ed insulti tra utenti che non danno alcun valore aggiunto alle discussioni stanno spingendo molti media a mettere in dubbio l’utilità delle sezioni commenti, in certi casi arrivando a eliminarle dai propri siti.
Per un approfondimento: Chi Sono I Troll?
Lo stesso accade, da tempo, anche su molti canali Youtube dove i commenti non a caso...sono disabilitati.
Quello che le testate vogliono fare è spostare il bacino di utenti sui Social Network, non che lì comunque si sia a riparo da troll e da commenti indiscreti.
Da alcuni anni Facebook si è attivata per ripulire le bacheche da bufale, spam, vandalismi e contenuti che possano dare fastidio agli utenti.
Pare anche che Facebook abbia deciso che è giunta l’ora di intervenire anche sui commenti: limitandone il numero, a partire da quelli superflui (“wow!”, “bello!”, “brutto!”).
Anche per non ripetere gli errori di MySpace, simbolo per antonomasia del social network condannato all’estinzione dalla trasformazione delle proprie bacheche in deposito di spam, troll e commenti inutili.
LE REAZIONI
Secondo la Columbia University: “Vanno trattati con la stessa considerazione dei contenuti scritti dai giornalisti”.
Motherboard ha invece alzato bandiera bianca, annunciando la decisione di cancellare la sezione commenti. “In origine sembrava che i commenti potessero potenziare i contenuti online”, scrive il caporedattore Derek Mead .
“Poi la diffusione di battute usa-e-getta e interventi a casaccio ha reso tutto inutile. Potremo offrire un servizio migliore ai lettori se concentreremo le risorse su un miglior lavoro giornalistico, invece che sul moderare una sezione sperando in un marginale incremento di commenti utili”.
Secondo uno studio della University Of Wisconsin-Madison i commenti arroganti e incivili arrecano troppi danni alla comunicazione.
Dicevo anche di Youtube, infatti il noto Youtuber PewDiePie, fu costretto a bloccare per un mese i commenti sul suo canale.
Ma non solo.
Molti video calcistici o comunque che potrebbero portare a "risse" o ad accese discussioni online hanno appunto i commenti disabilitati.
GLI STUDI SU TROLL ED HATERS
Sul tema dei commenti online si discute in realtà già da anni perchè il Troll o il vandalo d'Internet è sempre esistito.
Parallelamente alla diffusione di smartphone e social network e all’evoluzione di una conversazione che si è pian piano aperta a miliardi di persone, sono fioccati gli approfondimenti sul fenomeno, spesso di natura psicologica.
“Perché su Internet siamo tutti così arrabbiati? ” si chiedeva il Scientific American nel 2012.
Tra le risposte c’era quella di Edward Wasserman, docente di etica giornalistica alla Washington University, che puntava il dito contro i media e i talk show, responsabili di “aver insegnato alle persone il modo sbagliato di parlare e confrontare le idee diverse”.
La teoria del “più urli, più convinci” è stata ripresa dal New Yorker nel 2013 (“La psicologia dei commenti online ”) mentre l’anno successivo il Guardian (“Dietro i commenti online: la psicologia dei troll su Internet ”) ha sottolineato come il problema sia diffuso anche in ambienti non dipendenti dall’influenza dei media tradizionali.
Lo studio di Erin Buckles (University Of Manitoba) chiamato “Trolls Just Want To Have Fun” un gioco di parole con la celebre canzone di Cindy Lauper ha evidenziato correlazioni significative tra i tratti della tetrade oscura e il comportamento dei troll.
Chi si diverte a provocare flames online, disturbando le conversazioni e insultando gli altri utenti, avrebbe delle caratteristiche psicologiche che ricadono nella cosiddetta tetrade oscura: machiavellismo (volontà di manipolare e ingannare il prossimo), narcisismo (egotismo e ossessione per sé stessi), psicopatia (mancanza di rimorso ed empatia) e sadismo (piacere per le sofferenze altrui).
Inoltre gli scienziati hanno scoperto un nesso tra questi lati oscuri della personalità e il tempo complessivo passato dagli utenti a commentare i contenuti online.
Gli psicologi hanno identificato i troll tramite un questionario che chiedeva ai partecipanti quale fosse il comportamento che tenevano sulle piattaforme di commento.
Le risposte possibili erano cinque: “discutere di temi che mi interessano”, “chiacchierare con gli altri utenti”, “fare nuove amicizie”, “trollare” o “altro”.
Solo il 5.6% degli intervistati ha effettivamente dichiarato di fare parte della categoria dei troll; il 41.3% degli utenti, inoltre, ha affermato di far parte della categoria dei non-commentatori.
I troll, dunque, come già sospettato, sono una minoranza rispetto ai commentatori, e un gruppo ancora più sparuto rispetto all’intera comunità di navigatori.
I ricercatori, poi, hanno cercato di elaborare quindi tracciare un ritratto della personalità dei troll.
Molti di loro hanno dichiarato di “provare piacere nel far del male agli altri giocatori nei videogame online” e che “più è interessante e seguita una discussione, più è soddisfacente dar fastidio”, atteggiamenti correlati con sadismo, psicopatia e machiavellismo.
“Sia i troll che i sadici provano gioia per la sofferenza degli altri”, racconta Buckels. “I sadici vogliono solo divertirsi e Internet è il loro grande parco giochi”.
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