L'idea nasce nel 2005 ma ha avuto compimento solo qualche mese fa (Luglio 2015) quando è stata promulgata la prima carta dei diritti su Web da Laura Boldrini (presidente della Camera).
Quindi d'ora in avanti anche su Internet ci sarà una "Costituzione".
La Carta, al pari delle grandi Costituzioni, vuole offrire proprio un insieme di principi e valori di alto livello invece che norme di legge da applicare secondo giurisprudenza, traendo ispirazione dalle Dichiarazioni universali dei diritti che sono fondate sul rispetto della dignità, della libertà, dell'eguaglianza e della diversità di ogni persona.
È rivolta quindi ai legislatori che in essa potranno trovare ispirazione per legiferare sui tanti aspetti della vita oltre lo schermo, ma è pensata soprattutto per i cittadini affinché possano prendere meglio coscienza dei loro diritti.
I DIRITTI SUL WEB
Il motivo è chiaro e scritto a chiare lettere nel terzo articolo che recita: "Ogni persona ha diritto ad essere posta in condizione di acquisire e di aggiornare le capacità necessarie ad utilizzare Internet in modo consapevole per l'esercizio dei propri diritti e delle proprie libertà fondamentali".
Ovvero "l'uso consapevole della rete" per esercitare i propri diritti di persona rimuovendo ogni divario e discriminazione.
Una condizione che, secondo gli estensori della carta, ascoltati i cittadini, va estesa alle caratteristiche tecniche della gestione della rete, come nel caso della Net Neutrality, un principio necessario a garantire la continua capacità generativa di tutti gli attori economici in rete per favorirne sviluppo e innovazione.
La grande attenzione posta ai temi della Privacy, della tutela dei dati personali e dell'anonimato in rete hanno poi un posto centrale nella Carta che non sembra discostarsi molto dalle buone norme della corrente legge italiana sulla privacy, in particolare per quanto attiene al diritto all'autodeterminazione informativa, cioè al diritto di gestire il proprio profilo digitale e a costruire liberamente la propria identità.
Poi promulgato il "Diritto all'inviolabilità dei sistemi, dei dispositivi e domicili informatici" (Art.7) che pare indicare la soluzione alle controversie sorte qualche mese fa circa la volontà del Governo di poter autorizzare le intrusioni informatiche senza garanzia nei computer degli utenti anche se per finalità di difesa e sicurezza dello Stato.
All'Art. 11 viene ribadito il diritto all'oblio, il diritto cioè alla cancellazione di dati e notizie personali non più attuali ai fini dell'informazione e della ricerca storica, come già messo in evidenza a livello europeo.
L'Art. 12 tutela il rapporto coi provider dei servizi Internet, mentre all'Art. 13 la questione della sicurezza in rete viene correttamente vista sia come tutela delle infrastrutture sia come difesa degli individui da fenomeni quali bullismo, stalking, razzismo e xenofobia.
Importantissimo, l'ultimo capitolo relativo al Governo di Internet inteso come il rispetto complessivo dei diritti dei cittadini in un ecosistema digitale che supera i confini statuali e che di Internet ribadisce "il carattere aperto e democratico, volto a impedire ogni forma di discriminazione e evitare che la sua disciplina dipenda dal potere esercitato da soggetti dotati di maggiore forza economica".
Nessun commento:
Posta un commento