Facebook utilizzerebbe un sistema di scanning delle chat per filtrare link e parole chiave da utilizzare per scopi di advertising e questo violerebbe l’Electronic Communications Privacy Act, nonché alcune specifiche leggi della California.
La scorsa estate era stato comunicato che l’attività di monitoraggio serve per individuare eventuali criminali (in particolar modo potenziali pedofili).
Inoltre Facebook non è il solo ente a mettere il naso tra gli affari degli utenti: secondo Bloomberg, anche Yahoo, LinkedIn e soprattutto Google starebbero affrontando problemi legali di questo tipo.
A proposito di BigG, è quasi obbligatorio citare Gmail Man, il celeberrimo spot di Microsoft per Office 365 che divenne virale.
I MI PIACE SU FACEBOOK
Quando mettete un like su una fan page di Facebook, inutile ricordare, che vi state vendendo a quella pagina.
Se sei mio amico, nel mio stream uscirà la pubblicità di quella pagina con il tuo nome accanto. Promossa ovviamente da te.
Ora evitare questo effetto completamente non è possibile.
O meglio, potresti evitare di mettere “mi piace” su aziende che producono auto, mobili etc etc.
I MOTIVI SPIEGATI DA FACEBOOK
Tutti vorrebbero sapere cosa piace ai loro amici.
È per questo che associamo le inserzioni agli amici: un modo semplice per scoprire prodotti e servizi che potrebbero interessarti in base a cosa piace e a cosa condividono i tuoi amici.
Nelle inserzioni sociali, il messaggio dell’inserzionista viene associato ad azioni sociali che hai eseguito, ad esempio cliccando su “Mi piace” su una Pagina.
Le tue impostazioni sulla privacy vengono applicate alle inserzioni sociali
Non vendiamo le tue informazioni agli inserzionisti
Solo gli amici confermati possono vedere le tue azioni accanto alle inserzioni
Se verrà usata una foto, sarà quella del tuo profilo e non una foto estratta dai tuoi album.
LA DENUNCIA
Matthew Campbell e Michael Hurley, questi i nomi dei due utenti da cui è partito tutto, hanno mosso una vera e propria class action contro Facebook: la richiesta è di un rimborso fino a 10.000$ a qualsiasi utente si senta “violato” dalle politiche del social network, nonché una norma che impedisca di monitorare i messaggi privati.
Facebook, dal canto suo, si difende sostenendo che la privacy degli utenti non è stata in alcun modo violata e non sembra temere questa nuova, ennesima accusa.
Nessun commento:
Posta un commento