Hector Xavier Monsegur (disoccupato portoricano), prima del 2011 era conosciuto come il mitico Sabu, leader di LulzSec (la costola di Anonymous).
Era il rooter, ossia l'hacker che individuava le vulnerabilità di siti web.
Era un fantasma osannato e temuto da tutti che si aggirava in rete per vendicare le ingiustizie del mondo.
LulzSec che in pochi mesi aveva attaccato centinaia di siti, rendendosi protagonista di azioni clamorose, come quella contro l’azienda di sicurezza HBGary (il cui capo aveva improvvidamente millantato di poter smascherare i presunti leader di Anonymous), azione formalmente compiuta ancora sotto la precedente etichetta Internet Feds.
E poi ancora agenzie governative, contractor della difesa, la Fox, la rete PBS, Sony, la Cia, per citarne solo alcuni.
Oggi invece è il traditore che sta consegnando ai nemici i suoi compagni hacker.
Dunque è stato per almeno sei mesi un informatore dell'FBI che ha aiutato a incriminare cinque cyber attivisti, tra cui due inglesi.
L'ARRESTO E IL TRADIMENTO
A Lulz Security sono stati imputati una serie di cyber-attacchi contro le multinazionali americane, tra cui la News Corporation di Rupert Murdoch, l'agenzia di consulenza Stratfor, le autorità giudiziarie americane e britanniche e il partito politico irlandese Fine Gael.
Nel giugno 2011 però Sabu viene arrestato di nascosto dall’FBI con cui inizia a collaborare da subito, dato che rischia molti anni di carcere.
Contro di lui ci sono diversi capi di imputazione, che includono episodi di hacking come membro di Anonymous ma anche attività fraudolente (carding e furto d’identità) che conduceva per mantenersi, oltre a vendita di marijuana e possesso illegale di armi.
Da allora la sua sentenza è stata rimandata ben 7 volte, fino all’attuale richiesta del governo americano di lasciarlo libero (avrebbe rischiato fino a 26 anni, di fatto il governo chiede 7 mesi, già scontati) proprio in virtù della sua collaborazione nelle indagini.
Secondo gli atti depositati al Tribunale federale di Manhattan, Monsegur si dichiara innocente il 15 agosto scorso 2011.
Ciò nonostante, con il suo nome di battaglia, l'uomo continua a portare avanti le sue azioni di hackeraggio come leader degli LulzSec.
Attacchi contro i siti di governo di Siria, Pakistan, Iran e Brasile.
Nel frattempo però Sabu era passato dall'altra parte della barricata e si era messo a collaborare con l'FBI.
Tuttavia la funzione principale dell’utilizzo di Sabu come informatore è stata quella di smantellare LulzSec e una parte stessa di Anonymous, incluso chiunque sembrasse essere troppo vicino al movimento hacktivista.
Risultato? Vengono arrestati gli inglesi Ryan Ackroyd (Kayla) e Jake Davis (Topiary), gli irlandesi Darren Martyn (Pwnsauce) e Donncha ÒCearrbhail (Palladium) e Jeremy Hammond (Anarchaos) di Chicago: quest'ultimo responsabile dell'attacco all'agenzia di sicurezza Stratfor che ha portato alla pubblicazione sul web di milioni email sensibili e numeri di carte di credito.
LO SCOPO
Che Sabu possa aver giocato sporco cercando non solo di ottenere prove di attacchi già compiuti, ma anche di spingere altri ad attaccare o a fare dichiarazioni e azioni compromettenti sembra molto probabile.
A dipingere uno scenario da agente provocatore sono infatti, le dichiarazioni dello stesso Hammond, secondo le quali Sabu forniva una lista di target e di vulnerabilità da sfruttare; ma anche le affermazioni fatte da persone che non hanno mai partecipato ad alcuna azione illegale.
Fra queste la più sconcertante è quella postata su Twitter da Jacob Applebaum, principale sviluppatore di Tor e autore per Der Spiegel di alcuni scoop sul Datagate e la sorveglianza della Nsa: “Sabu (e quindi l’FBI?) cercò direttamente di intrappolarmi incoraggiandomi a fare azioni criminali con lui, cosa che ho sempre rifiutato di fare”, ha scritto in un tweet.
E in un altro: “Sabu fa parte di una moderna operazione di COINTELPRO dell’Fbi e del Dipartimento di giustizia per attaccare, screditare e danneggiare i moderni movimenti sociali su internet”. Il riferimento è al programma di infiltrazione e spionaggio attuato negli anni’50 e ‘60 negli Usa contro i movimenti sociali, i gruppi di sinistra e quelli per i diritti civili.
Tra l’altro mesi fa lo stesso Applebaum aveva pubblicato un tweet ancora più inquietante, in cui faceva intendere che anche Gabriella Coleman, la nota studiosa di Anonymous, sarebbe stata oggetto delle speciali attenzioni di Sabu & co.“Sabu e l’FBI hanno lavorato sodo nel tentativo di intrappolare molti altri, oltre ad Hammond: me stesso, Biella Coleman e molti altri”.
Tra questi altri, va ascritto anche Nadim Kobeissi, giovane sviluppatore canadese e attivista anti-sorveglianza, noto per aver realizzato Cryptocat, un client web che permette di fare chat criptate attraverso un’interfaccia molto semplice.
“Sabu mi incoraggiò a lavorare con lui”, ha dichiarato Kobeissi già nel 2012, dopo che era venuta alla luce la doppia identità di Monsegur.
Sabu è stato probabilmente usato anche per cercare di colpire in modo più o meno diretto Wikileaks.
Che Monsegur, quando era già un informatore, sia entrato in contatto con il gruppo di Assange era già assodato.
Ora però dai nuovi documenti presentati al processo emergerebbe come quel contatto non sarebbe stato casuale ma era invece parte di un’operazione segreta per implicare lo stesso Assange e i suoi collaboratori in azioni illegali.
Tutto nasce dalle dichiarazioni di un giovane volontario del gruppo, che sostiene di aver chiesto a Sabu/LulzSec, anche per conto di Assange, di entrare nei computer di un ministero islandese per trovare le prove di una campagna contro WikiLeaks.
Il volontario per altro è poi diventato anche lui un collaboratore dell’FBI.
Sta di fatto che nel documento di cui parla Kallagher si parla proprio di un’operazione sotto copertura per esporre il ruolo di un soggetto particolare che avrebbe sollecitato cyberattacchi contro governi stranieri.
Il quadro appena descritto non farà che aumentare il coro di critiche sul modo in cui il governo americano sta gestendo la sua “guerra contro gli hacker” e soprattutto contro gli hacktivisti.
Basti pensare che Jeremy Hammond (noto online come sup-g o Anarchaos) nei documenti dell’accusa è stato descritto come “il principale obiettivo cybercriminale dell’FBI”.
«V PER VENDETTA»
E, come era prevedibile, l'annuncio da New York ha scatenato la rabbia dei pirati che non hanno esitato a dare a Sabu del traditore.
«Chiunque sia entrato in contatto con lui è a rischio»
«nei suoi confronti stanno aumentando i sentimenti di odio. In parecchi si sono attivati in rete anche per raccogliere informazioni sul "traditore": dal computer che usa, passando per i suoi gusti in fatto di macchine, fino ai suoi problemi di salute.
E se vendicare le ingiustizie è il principale scopo degli Anonymous, c'è da star certi che Sabu non rimarrà impunito
Per mesi non lo si poteva neanche nominare su alcune chat anon, il nome “sabu” era letteralmente bandito, se lo usavi in una conversazione, il tuo messaggio non arrivava.
Per mesi si sono rincorse voci, anche recenti, che Sabu continuasse ad essere attivo fra gli anons, sotto nuove spoglie.
Pronto a tendere tranelli ad hacker, mediattivisti, programmatori e giornalisti.
Un pensiero paranoico, come molti pensieri che viaggiano sulle reti cyberattiviste, ma che come vedremo aveva alcuni fondamenti di verità.
SABU TORNA IN LIBERTA'
Arrestato 4 anni fa rischiava da 21 a 26 anni di reclusione, ma il tribunale di Manhattan lo ha condannato solo a 7 mesi (già scontati) per la sua «straordinaria collaborazione» con gli investigatori.
Si tratta di una sentenza che potrebbe costituire un precedente molto importante sul fronte della lotta alla pirateria informatica.
Monsegur, come detto, è infatti il primo "pentito" di Anonymous e lavorando a fianco degli 007 ha permesso di smantellare una delle cellule più aggressive di quella organizzazione, consentendo anche l’arresto dell’hacker più ricercato d’America, Jeremy Hammond, condannato a 10 anni di prigione.
Ben 300 cyber-attacchi ad istituzioni pubbliche e private sono stati sventati grazie alla collaborazione di Monsegur: dalla Us Army al Congresso, dalla Nasa a diverse corti di giustizia.
Come ogni "collaboratore di giustizia" che si rispetti, l’uomo vive in località segreta e con generalità segrete, protetto dagli "angeli" federali insieme alla sua famiglia.
Ora, in seguito al riconoscimento di uno sconto di pena per i servizi resi, si apre una nuova strada grazie alla quale i "pentiti" del cyberspazio potrebbero moltiplicarsi, rendendo più efficaci gli sforzi per la difesa del cuore del sistema informatico del Paese.
Attacchi Hacker In Tempo Reale (Digital Attack Map)
La Storia Di Anonymous (Chi Sono Ed Attacchi)
La Storia Di Jeremy Hammond: Condannato a 10 Anni Di Carcere
La Storia Di Barrett Brown: Condannato a 5 anni Di Carcere
Operazione Tango Down
Operazione Deatheaters
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