L’Oculus Rift e il Visore VR di Sony sono i visori di realtà aumentata più noti ma al di là di quello che si crede, tecnologie più o meno simili, sono molto più vecchie.
Infatti nel 1968 Ivan Sutherland, con l'aiuto di Bob Sproull, creò quello che è considerato il primo visore di realtà virtuale.
Il tutto tra 1965 e 1968 al'Università dello Utah.
Era primitivo sia in termini di interfaccia utente sia di realismo, il visore da indossare era così pesante da dover essere appeso al soffitto e la grafica era costituita da wireframe (cioè permetteva di sovrapporre figure geometriche all'ambiente reale. Le immagini non provenivano da una telecamera ma da un computer).
L'aspetto di quel dispositivo ne ispirò il nome: "Spada di Damocle".
Perchè venne chiamata così? Il riferimento è storico.
Damocle era un membro della corte del tiranno di Siracusa: Dionigi I.
Damocle sostiene, in presenza del tiranno, che quest'ultimo sia una persona estremamente fortunata, potendo disporre di un grande potere e di una grande autorità.
Allora Dionigi gli propone di prendere il suo posto per un giorno, così da poter assaporare tale fortuna, e Damocle accetta.
La sera si tiene un banchetto durante il quale Damocle inizia a tastare con mano i piaceri dell'essere un uomo potente; solamente al termine della cena egli nota, sopra la sua testa, la presenza di una spada sostenuta da un esile crine di cavallo.
Dionigi l'aveva fatta sospendere sul suo capo perché capisse che la sua posizione di tiranno lo esponeva continuamente a grandi minacce per la sua incolumità.
Da qui, il nome del visore di Sutherland, anche se per la verità il senso non era ovviamente quello d'intimorire il possessore del visore.
Il primo prototipo era come detto così grosso e pesante che per usarlo i ricercatori dovevano montarlo su un braccio collegato al soffitto.
Il secondo modello era considerevolmente più leggero e portatile, e usava trasmettitori ultrasonici per tracciare il movimento.
L'unità usava due tubi a raggi catodici uno per occhio ed elementi ottici per proiettare le immagini generate dal computer negli occhi dell'operatore.
Gli elementi ottici permettevano agli utenti di vedere immagini 3D sovrapposte a oggetti reali, rendendolo in verità un visore di realtà aumentata.
Questo sistema veniva descritto come "See Through".
Un sistema meccanico o ad ultrasuoni consentiva di rilevare il movimento della testa e d'inviare i dati relativi alla direzione dello sguardo al computer (che ridisegnava in tempo reale la scena dall'esatto punto di vista).
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