Tra gli argomenti trattati, la possibilità di tassare l'economia digitale, tema su cui vi sono divisioni tra le delegazioni partecipanti.
La tassazione internazionale è uno dei 'pilastri' dell'agenda di Bari e l'obiettivo annunciato della presidenza italiana era proprio quello di dare un impulso politico forte, dopo la richiesta già arrivata dal G20 di Baden Baden di anticipare appunto alla prossima primavera il rapporto della task force Ocse.
Lo step successivo sulle ipotesi di tassazione dell'economia digitale auspicato dall'Italia sarebbe dunque a portata di mano.
Letteralmente si chiama cooperative compliance e dovrebbe essere il modo di far pagare le tasse ai giganti del Web che operano in Italia ma hanno sede all’estero, fra i quali le OTA (agenzie online che lavorano nei settori turistici).
Un provvedimento che, pur non essendo ancora la Web Tax, per la quale servono accordi internazionali, dovrebbe permettere da un lato al fisco di recuperare una parte di entrate e dall’altro liberare le multinazionali online dall’incubo di accertamenti fiscali pesanti e dolorosi.
L’idea di fondo è quella di introdurre un istituto ad hoc di cooperazione rafforzata per le imprese non residenti che appartengono a multinazionali con ricavi superiori a 50 miliardi di euro e che svolgono un’attività economica tale da configurare una organizzazione stabile in Italia.
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