A seguito dello scandalo di Cambridge Analytica, il sito "Altroconsumo" ha indetto una class action per richiedere un rimborso di 200 euro per ogni utente iscritto su Facebook.
Ma cos'è una class action? Un'azione collettiva mirante a far valere i propri diritti, chiedendo un rimborso economico a seguito dell'infrazione di qualche legge (che sia di privacy, ritardi di treni e quant'altro).
LA CLASS ACTION VINTA CONTRO TRENORD
Altroconsumo era balzato agli onori della cronaca lo scorso anno con una sentenza della Corte di Appello di Milano (a seguito di una class action) che aveva condannato Trenord ad un risarcimento di 100 euro a testa (in aggiunta agli indennizzi automatici già versati) ai 3018 aderenti alla class action per i gravi disagi del dicembre 2012.
Fu la prima class action in Italia che portò a un risultato utile per migliaia di consumatori.
I disservizi inflitti agli utenti dalla compagnia ferroviaria per oltre 15 giorni nel dicembre 2012 furono gravissimi: saltò tutto il sistema di trasporto su rotaie, treni cancellati e i pochi rimasti diventati carri presi d’assalto, corse dirottate, ritardi, mancanza di informazioni per i circa 700mila pendolari lombardi coinvolti in quelle giornate di caos.
Nel 2014 dopo quattro giornate di mobilitazione Altroconsumo aveva chiuso e depositato presso la cancelleria del Tribunale di Milano le iscrizioni all'azione.
La class action era stata ammessa il 3 marzo 2014.
In seguito la sentenza ha riconosciuto che in tale situazione agli utenti danneggiati spettava un risarcimento ulteriore e aggiuntivo all’indennizzo automatico previsto dal regolamento di servizio e già versato da Trenord.
Tale risarcimento è stato quantificato in 100euro per ciascun aderente, a titolo di danno non patrimoniale, ed è stato riconosciuto a 3018 aderenti alla Class Action di Altroconsumo.
Paolo Martinello (presidente Altroconsumo): "Per la prima volta in Italia una class action introdotta a tutela dei diritti di migliaia di consumatori sfocia in un risultato positivo, tangibile e concreto, a beneficio di migliaia di pendolari vittime di gravi inefficienze nei servizi pubblici"
Ovviamente le class action di Altroconsumo non sono miranti ad affossare le società ma mirano a migliorarle, cercando di far valere i diritti degli utenti.
Per le class action va ricordato che non si paga niente e non si ha bisogno di avvocati.
Basta semplicemente partecipare.
PARTECIPARE ALLA CLASS ACTION CONTRO FACEBOOK
Per partecipare alla class action contro Facebook e richiedere 200 euro come rimborso nel caso la sentenza venga accolta: Class Action Contro Facebook (AltroConsumo)
Questa class action è supportata anche da altre società estere site in Francia, Spagna e Portogallo.
Basta inserire il proprio numero di cellulare e in breve tempo si viene contattati dalla società, alla quale andranno forniti i classici dati di rito: nome, cognome, residenza, via, numero, CAP, mail.
In seguito si riceverà una mail che permetterà d'iscriversi alla vera e propria pre-class action, inserendo data di nascita e rispondendo a domande facoltative quali "anno d'iscrizione a Facebook" ed uso (se saltuario, quotidiano, etc).
Accettata la class action da parte del giudice, inizierà quella formale.
Secondo Altroconsumo "tutti gli utenti Facebook sono stati vittime di un continuo e massivo uso improprio dei dati da parte del social network o di altre app che operano sulla piattaforma. Facebook ha violato sia la normativa sulla protezione dei dati, sia la fondamentale legislazione sui consumatori, traendone indebiti e ingentissimi guadagni"
Depositato l'atto di citazione dagli avvocati dell'associazione presso il Tribunale di Milano, poi spetterà al giudice pronunciarsi, valutare l'eventuale danno e calcolare l'importo finale dell'eventuale risarcimento che comunque è stato già valutato sulla somma di 200 euro per ogni iscritto sul social network. Cifra a cui si è giunti sommando il valore economico prodotto dall'utilizzo dei dati, più il danno morale.
Altroconsumo contesta a Facebook la pratica commerciale scorretta e aggressiva per aver violato gli artt. 20, 21 e 22 del Codice del Consumo: in fase di attivazione dell'account è mancata un'informativa chiara e immediata al consumatore riguardante la raccolta e l'utilizzo per finalità informative e/o commerciali dei dati ceduti, sottolineando invece il messaggio di utilizzo gratuito del social; aver violato gli artt. 20, 24 e 25 del Codice del Consumo: gli utenti registrati sono costretti a consentire che Facebook e altri soggetti terzi raccolgano e utilizzino i loro dati (ad esempio le informazioni del profilo) per finalità informative e/o commerciali, pena il non poter utilizzare il social. La raccolta e l'utilizzo dei dati avvengono in modo automatico senza che i consumatori ne siano consapevoli.
Secondo la società, quando i consumatori sono tratti in inganno, devono ottenere un risarcimento adeguato, come in questa vicenda.
Altroconsumo: "Con la nostra azione non intendiamo boicottare Facebook, al contrario pretendiamo un Facebook migliore che riconosca finalmente il ruolo centrale delle persone che popolano tale piattaforma, il rispetto dei loro diritti fondamentali, della loro libertà di scelta e dei loro legittimi interessi economici, i consumatori infatti non sono burattini con i quali Facebook può giocare a suo piacimento"
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