L’idea di Facebook è quella di diventare una banca o qualcosa di molto simile.
Questo, almeno, stando alle indiscrezioni pubblicate sul Financial Times che raccontano di una trattativa in fase di definizione con la Banca centrale irlandese in merito a un via libera che assegnerebbe a Facebook lo status di istituto di emoney.
Autorizzato cioè a raccogliere e conservare i versamenti dei clienti e a consentire loro di utilizzare i fondi non più solo per acquisti interni al proprio ecosistema(come fanno una miriade di siti e applicazioni), trasformando soldi veri in pseudovalute come diamanti, crediti, coin e così via ma anche al di fuori.
In stile PayPal, per intenderci.
L'IDEA
Non a caso Facebook avrebbe già sondato il terreno con almeno tre società londinesi: TransferWise, Moni Technologies e Azimo(per la gestione operativa del proprio servizio di emoney).
Che andrebbe dunque a piazzarsi a metà strada fra un conto corrente virtuale, un servizio di trasferimento di denaro e un più tradizionale sistema di valuta virtuale per acquisti in rete.
Il tutto, ovviamente, a livello europeo.
Tutte le società che Facebook avrebbe contattato utilizzano procedimenti molto simili, con l'obbiettivo finale di far risparmiare l'utente rispetto a quando spenderebbe per trasferire denaro attraverso banche o strumenti tradizionali di credito (carte a saldo, bonifici).
In sostanza si tratta di trasferimenti diretti su Swift, e la competizione tra aziende di questo tipo sta tutta nel costo del servizio o nelle eventuali promo.
Non ci sono costi nascosti, a leggere i termini di servizio di siti come Azimo e Transferwise.
L'utente paga solo una tariffa, inferiore comunque ai comuni costi di trasferimento, e poi la possibilità di inviare le somme.
"Facebook intende diventare un’utility per i Paesi in via di sviluppo – ha detto una fonte al quotidiano finanziario e le rimesse sono la porta essenziale per l’inclusione sociale".
Oltre ai tradizionali concorrenti, da PayPal ai gruppi specializzati nel trasferimento di denaro fino ai giganti asiatici come Alibaba e Tencent che stanno trasformando le proprie piattaforme in sistemi di pagamento mobile, la sfida è lanciata anche verso Google.
Big G ha infatti già un’autorizzazione simile in Gran Bretagna e una serie di servizi, come Google Wallet, che da un paio d’anni consentono agli utenti di inviare denaro ovunque si trovino via app o Web o allegando soldi alle email.
I problemi sono sempre gli stessi: la diffusione, l’apprezzamento e la facilità d’uso.
Facebook, come noto, ha una base incredibile da cui partire, fatta di oltre un miliardo di "amici" registrati e intrecciati gli uni agli altri.
A cui di recente si sono aggiunti anche i 450 milioni di utenti di WhatsApp: che un domani, neanche troppo lontano, ci si possa scambiare denaro via chat, magari mentre si telefona ai propri contatti? Chissà.
Nessun commento:
Posta un commento