In Iran, da qualche anno, si combatte per la libertà digitale.
Tant'è vero che il governo iraniano ha pensato alla costruzione di una Internet Locale, chiamata Halal Internet(o meglio Intranet).
Nel 2012, in diretta televisiva venne annunciata l'imminente esclusione di Google e Gmail: sono stati cioè innalzati muri elettronici per impedirne definitivamente l'accesso agli utenti locali.
Dopo poche ore le agenzie di stampa hanno battuto un secondo flash con le dichiarazioni del viceministro della Comunicazione e della Tecnologia: ovvero l'Iran ha connesso tutte le sue agenzie governative ad un servizio Internet sicuro pianificando di collegare i suoi cittadini allo stesso network per aumentare il livello di garanzia informatica.
L'avvio della realizzazione di una Halal Intranet è il punto di convergenza di un insieme di tendenze che vanno colte nella loro specificità.
Fu evidente come i disordini, scoppiati a macchia di leopardo in medio oriente e nel sud est asiatico dopo la pubblicazione su Youtube della clip blasfema ed islamofoba firmata da Alan Roberts, siano stati il pretesto perfetto per tagliare fuori dallo spazio digitale iraniano uno dei più grandi alleati del Dipartimento di Stato: Google.
Questa volta la motivazione ufficiale, riportata da Abdolsamad Khoramabadi funzionario della Commissione per la determinazione dei contenuti illeciti e criminali, non è reprimere nel sangue una rivolta ma venire incontro alla «richiesta del popolo di prendere una pozione e bloccare i siti che insultano il profeta dell'Islam».
HALAL INTERNET
Il sentiero che conduce sulla via di una “Halal Internet” era già stato imboccato da diverso tempo dalle autorità di Teheran.
Il progetto ha la sua genesi addirittura nel 2003 ed una volta realizzato dovrebbe concretizzarsi in un network in lingua farsi, dove siti come Google, Yahoo ed Hotmail saranno rimpiazzati da omologhi locali (come Iran Mail o Iran Search Engine).
Secondo Reporter Sans Frontieres si tratterà di una rete internet fortemente sterilizzata, in cui l'anonimato sarà bandito, depurata di qualsiasi forma di critica politica, sociale e religiosa e che «servirà solo a glorificare il regime e i suoi leader».
Per saperne di più vi rimando a quest'articolo: I Paesi Nemici D'Internet
Una ristrutturazione del network dunque condizionata dalla volontà politica di operare un controllo più stringente sulle attività degli utenti.
Ma allo stesso tempo di ammodernare e rendere più efficiente la rete internet iraniana.
Ad esempio in Iran la velocità di connessione è volutamente abbassata dalle autorità per limitare l'attività degli utenti.
Una misura che è l'equivalente di un dissuasore tecnico, volto ad impedire banali pratiche comunicative come lo streaming del video, la cui necessità potrebbe venir meno qualora la costruzione della rete autarchica iraniana, perimetrata da dispositivi di sorveglianza venisse portata a termine.
Una volta impedito l'accesso a milioni di siti proibiti, gli utenti potranno viaggiare a velocità sostenute su portali e servizi consentiti dalle autorità e gestiti da imprese locali.
Paradossalmente (ma neppure troppo se si guarda alla Cina) censura del web e modernizzazione delle infrastrutture viaggerebbero su binari paralleli.
Con un ulteriore vantaggio all'orizzonte: un controllo più chirurgico da parte dei vertici del potere iraniano sui segmenti strategici del network in caso di conflitto bellico o rivolte popolari.
In ogni epoca la guerra è sempre stata un acceleratore dello sviluppo tecnologico ed oggi la governance dell'informazione è una variabile che rientra a pieno titolo negli scenari bellici e geopolitici (il conflitto russo-georgiano del 2008 fu aperto da una serie di massicci attacchi informatici contro Tbilisi). C'è da chiedersi allora se il giro di vite messo in atto dall'Iran, non celi il timore di un prossimo attacco israeliano agli impianti nucleari ed ai centri di ricerca del paese. Un'eventualità in grado di spiegare l'esigenza di Teheran di mettere in sicurezza le proprie infrastrutture comunicative strategiche. E certo anche di escludere dal proprio ecosistema informativo piattaforme digitali che potrebbero essere utilizzate sia come rampa di lancio per attività ostili sia come vettori di propaganda nemica.
I social media sono ormai integrati nelle strategie militari americane.
L'avvio del processo di realizzazione di un'Internet domestica iraniana allude però anche ad un altro scenario. Allude cioè allo scontro tra due grandi modelli di governance della rete che si stanno confrontando tra loro in modo sempre più serrato.
Il primo, quello impostosi fino ad oggi e sostenuto dagli Stati Uniti e dai loro alleati, è il cosiddetto regime dei multi-stake holders: un'organizzazione che regola la gestione di Internet e delle sue libertà fondamentali.
Uno stato di cose considerato ormai come inaccettabile per una schiera di potenze non occidentali capitanate da Russia, Cina, Brasile ed Iran.
Insomma secondo questi stati il controllo su Internet non può essere nelle mani di uno o due paesi.
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