Si dice che la Rete abbia abolito ogni confine, bè non è proprio così.
Sono tanti i paesi del mondo che permettono di navigare tra mille restrizioni.
Qualche anno fa Reporters Sans Frontières stilò una lista di paesi che si oppongono più o meno apertamente alla libertà di stampa e di parola, che costituiscono alcuni tra i valori costitutivi del web.
La lista viene costantemente aggiornata anno per anno, a seconda appunto di come il regime attua la censura sul web in un dato paese.
Due sono gli stati: "Paese sotto sorveglienza" e "Paese nemico d'Internet".
Sito ufficiale: Reporters Sans Frontières
I governi di questi paesi hanno imposto regole tanto restrittive da dover forse cambiare nome al medium più rivoluzionario del nostro secolo: "World Wide Web" non vuol dire forse "la rete che attraversa tutto il mondo"?
CENSURE
Sarebbe più opportuno aggiungere un "quasi", visto che i cittadini di alcuni paesi dell'Asia centrale e del Caucaso, come gli abitanti dell'Azerbaijan possono navigare solo secondo le restrizioni imposte dal governo (che permette l'abbonamento esclusivamente ad un provider "di regime"), dell' Iran, della Libia e della Corea del Nord non possono neanche avere accesso alla Rete.
In Siria l'accesso privato alla rete è ufficialmente bandito.
Chiunque venga scoperto a navigare rischia di finire dietro le sbarre.
In Vietnam, chiunque desideri accedere alla rete deve chiedere un permesso al Ministero degli Interni. Se otterrà il consenso, potrà iscriversi ad uno dei due provider gestiti dal governo.
Sono comunque banditi tutti i siti appartenenti ad associazioni vietnamite che hanno base all'estero, ritenuti pericolosi dalle autorità.
La Cina è un paese con un'altissima diffusione di Internet: il governo cerca di tenere gli utenti sotto controllo e anche qui tutti dovrebbero usare l'accesso ufficiale.
In Birmania la censura è pressoché totale, inoltre è stata da poco introdotta una legge che impone a chiunque possegga un computer di denunciarlo alle autorità, come se si trattasse di un arma da fuoco. In Iran l'accesso è stato censurato con il pretesto di proteggere i giovani dalle corruzioni del mondo occidentale, quali il sesso e gli Stati Uniti.
I MOTIVI
Il pretesto comune a tutti, sempre secondo quanto sostengono i Reporters Sans Frontières e di prevenire la diffusione di idee sovversive e difendere l'unità e la sicurezza del paese.
Per i regimi autoritari Internet rappresenta un'arma a doppi taglio: da una parte incoraggia i cittadini a godere di una libertà di parola senza precedenti, dall'altra gli offre una possibilità di riscatto con la crescita economica favorita da una forma di commercio semplice ed evoluta come quella in rete.
I Reporters sans frontières, denunciando questi fatti, chiedono ai paesi coinvolti di abolire immediatamente il controllo governativo sulla navigazione, abolire la censura e i filtri, e di proteggere la privacy delle comunicazioni in rete.
PAESE NEMICI D'INTERNET 2014
USA
La patria di Internet, come ogni genitore, ha cercato in questi anni di controllare sempre più la sua creatura, come hanno rivelato i recenti scandali, non ultimo quello della NSA.
La motivazione per la quale gli Stati Uniti sono stati inseriti in questa speciale lista di “nemici di Internet” è legata fortemente agli abusi del governo e dell’intelligence americana rivelati da Edward Snowden nel giugno scorso.
REGNO UNITO(UK)
“Sono peggio degli Stati Uniti”.
Così affermò Edward Snowden riferendosi al Regno Unito, considerato come “campione mondiale di sorveglianza” dagli stessi Reporter Senza Frontiere grazie all’agenzia governativa di intercettazioni britannica che ha fatto meritare questo primato alla Gran Bretagna.
“In quanto parte del progetto “Dominare Internet”, l’agenzia britannica ha sviluppato il più grande sistema di intercettazioni al mondo”, viene specificato nel report, che aggiunge come “supportati dalla NSA e condividendo i dati raccolti, il Regno Unito ha spazzato via qualsiasi ostacolo legale e iniziato una sorveglianza mondiale di circa un quarto degli utenti di Internet”.
CINA
Durante l’ultimo anno, il governo cinese ha continuato non solo a bloccare i contenuti presenti sui siti, ma ha aumentato il controllo sull’accesso degli individui alla comunità online, dimostrando così come “la Grande Muraglia Digitale” stia diventando sempre più alta e mantiene il primato di “prigione digitale più grande al mondo”. Una prigione non soltanto virtuale, ma anche reale per circa 30 giornalisti e blogger, imprigionati per aver postato online contenuti in contrasto con il regime.
NORD COREA
Qui solo 2 milioni di cittadini su un totale di circa 25 milioni ha accesso limitato a Internet, anche se chiamare con questo nome una rete intranet fortemente controllata e sviluppata dall’Agenzia Centrale Scientifica e per l’Informazione Tecnologica è probabilmente un parolone.
RUSSIA
Il programma di sorveglianza russo affonda le sue radici nella metà degli anni ’80 ed include il controllo di Internet dal 1998.
Già da quell’anno, infatti, la Russia ha adottato una legislazione attenta per controllare lo spargimento di news e informazioni online e da ormai due anni una legge ha autorizzato la compilazione di una “blacklist” di siti che contengono contenuti “pornografici o dalle idee estremiste”, tra cui sono state inserite più volte anche critiche politiche e di dissenso rispetto all’attuale governo russo. Recentemente, pochi giorni prima del referendum per l’indipendenza della Crimea, le autorità russe hanno chiuso un elevato numero di siti di informazione indipendente.
INDIA
Silente sulle critiche che numerosi paesi hanno dichiarato in seguito alle rivelazioni di Snowden sulla NSA, secondo Reporter Senza Frontiere l’India ha avuto ragione in questo atteggiamento, in quanto il suo estensivo controllo delle masse (esteso dopo gli attacchi di Mumbai del 2008) ha permesso al governo di ottenere “accesso diretto, illimitato e continuo ad una vastissima varietà di mezzi di comunicazione, in particolare Internet”.
SIRIA
Sin dall’inizio della guerra civile che ha sconvolto il paese dal 2011 a oggi, la Siria ha letteralmente represso ogni forma di comunicazione, tra cui Internet. Le principali tre compagnie che controllano le infrastrutture di telecomunicazioni sono tutt’ora sotto l’influenza della famiglia di Assad e del regime, limitando la capacità di Internet e l’accesso a news e immagini di protesta contro il governo siriano.
IRAN
“Censura di Internet, attacchi hacker e carcerazione di utenti sono ormai pratiche comuni in Iran” secondo quanto rivelato dal report, che ricorda come già nel 2012 il paese avesse cercato di ordinare uno stop temporaneo o permanente di centinaia di siti contrari al governo.
Il principale provider è controllato dalle Guardie Rivoluzionarie (questo il nome dell’agenzia governativa), anche se l’intento per anni ricercato dalle autorità è stato quello di creare una rete nazionale alternativa al World Wide Web chiamata “Halal Internet”.
Se t'interessa saperne di più: Halal Internet
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