Chi c'è dietro Wikileaks? Chi è Julian Assange?
Come funziona il suo universo parallelo, che usa un'impenetrabile segretezza interna per imporre il massimo della trasparenza ai governi di tutto il mondo?
Questo australiano di 43 anni si è già conquistato un posto nel Pantheon dei grandi dell'era Internet.
Come Bill Gates (Microsoft), Larry Page (Google) o Mark Zuckerberg (Facebook) anche Assange è un innovatore rivoluzionario, usando le nuove tecnologie ha scardinato consuetudini diplomatiche antiche di secoli.
Un "gigante dell'informatica" lo definiscono anche quegli ex collaboratori che hanno deciso di abbandonarlo per divergenze politiche.
Daniel Ellsberg, la gola profonda che nel 1971 rivelò al New York Times le bugie di Stato sul Vietnam (i Pentagon Papers), considera Assange l'eroe del nostro tempo.
CHI E' JULIAN ASSANGE?
Come detto presumibilmente ha 43 anni, perché sarebbe nato a Townsville (Australia) nel 1971.
E presumibilmente non ha mai lavorato per nessun servizio di spionaggio.
Nel KGB ci sono vecchi documenti (anni 1986-88) dove già appare il suo nome.
Le soffiate di Wikileaks hanno messo in scacco quasi tutti i paesi del mondo.
Nessuno è stato risparmiato nè i governi, nè le agenzie di spionaggio, nè i dirigenti delle grandi multinazionali.
Dai trafficanti di droga, armi, diamanti, fino ai terroristi, attraverso imprenditori, ecclesiastici e funzionari di governo Obama hanno paura dalle rivelazioni di un uomo, sconosciuto a tutti fino a poco tempo fa.
Quel poco che si sa è che Assange è un hacker, associato a Chaos Computer club di Amburgo (Germania), lo stesso club che nel 1988 creò un virus informatico che distrusse una gran parte dei Pc militari del governo statunitense.
Dopo l’attacco, i responsabili, tra di essi Karl Koch ed un giovane Assange, all’epoca aveva circa 17 anni, furono arrestati per hackeraggio (pirateria informatica).
Koch, all’epoca, era già nel mirino dei servizi dell’intelligence tedesca per la vendita del codice sorgente del sistema operativo del KGB sovietico.
Fonti nella NSA, l’agenzia di spionaggio più grande degli USA, lo collocano ad Amburgo durante la prima guerra del golfo (1991), anni più tardi rispetto a quello che affermano i servizi di spionaggio russi.
Sarebbe arrivato in Germania appena 15enne, nel 1986, per assistere ad una festa di pirati cibernetici a Berlino(Markus Hess, Karl Koch, Hans “Pengo” Huebner, Dirk Brzezinski, Peter Carl), un incontro durante il quale avrebbero messo a punto il piano che dopo sarebbe diventato uno scandalo di spionaggio in Germania e che è passato alla storia: cinque hacker informatici della Germania occidentale vendettero informazioni militari segrete ed economiche all’Unione Sovietica dopo essersi infiltrati in reti di dati segreti, come il laboratorio di armi nucleari degli USA a Los Alamos, la sede della NASA, il data base militare degli USA così come la banca dati OPTIMIS del Capo Di Stato Maggiore degli Stati Uniti.
In Europa, i computer del costruttore di armi italo-francese Thomson, l’Agenzia Spaziale Europea ESA, l’istituto Max Planck di Fisica nucleare a Heidelberg, il CERN a Ginevra e il tedesco DESY, acceleratore di elettroni ad Amburgo, furono anch’essi attaccati.
Ciò è stato fatto per conto del KGB sovietico che in un periodo di tre anni e, in cambio di somme tra i 50.000 ed i 100.000 dollari più droghe, ha ricevuto cinque dischetti con informazioni segrete tra maggio e dicembre del 1986, in un luogo non rivelato di Berlino Est.
Questi dischetti contenevano migliaia di password e codici informatici, meccanismi d’accesso e programmi che hanno permesso all’Unione Sovietica l’accesso ai centri informatici del mondo occidentale.
La storia inizia nel novembre 1985, quando Koch, leader autoproclamato del Chaos Computer Club, venne avvicinato da un ufficiale donna del KGB che gli ha offerto l'opportunità di avere uno stile di vita lussuoso in cambio di “conoscenze hacker”.
Il KGB sapeva che Koch era un tossicodipendente, cosa che contribuì notevolmente visti i suoi continui problemi economici.
Secondo fonti del KGB, a metà del 1986, Karl Koch disse a diversi dei suoi amici durante una festa di pirati cibernetici, tutti strapieni di alcol e droghe, che gli era stato offerto un accordo difficile da rifiutare e che gli avrebbe risolto i suoi problemi economici.
Uno dei presenti a quella riunione era il fondatore di Wikileaks, Julian Assange.
Un altro individuo il cui nome appare negli archivi del KGB è il programmatore Dirk Brezinski, genio informatico che lavorava part time per il sistema operativo mainframe di Siemens- BS-2000.
LA NASCITA DI WIKILEAKS
Finchè Assange, reo confesso, decise di ritornare alla sua diabolica creatura: Wikileaks.
Nel 2010 vengono resi noti oltre 251mila documenti statunitensi, molti dei quali, etichettati come segreti.
Dalla drammatica trasmissione del video delle forze armate USA (da un elicottero che sparava a giornalisti disarmati in Iraq), il sito web di Wikileaks ha acquistato notorietà e credibilità mondiale come un sito che mette sotto i riflettori pubblici materiale super sensibile.
Furono rese note anche filtrazioni di centinaia di migliaia di pagine di materiale teoricamente sensibile da fonti nordamericane sui Talebani in Afghanistan e i loro legami con altri comandi dei servizi dell’intelligence del Pakistan, senza parlare della grande quantità di cablogrammi diplomatici di funzionari statunitensi che rivelano “pettegolezzi geopolitici”, alcuni rilevanti e altri meramente divertitenti.
Wikileaks definisce se stessa come “un'organizzazione multi giuridica di tutela di dissidenti interni, filtratori di informazioni, giornalisti e bloggers che affrontano minacce legali o di altro tipo per la pubblicazione delle informazioni, il cui interesse principale è di esporre regimi oppressivi in Asia, l’ex blocco sovietico, l’Africa sub-sahariana e il medio oriente, ma assistiamo persone di qualsiasi nazione che vogliano rivelare comportamenti non etici di governi e corporazioni. E puntiamo ad ottenere il massimo impatto politico possibile”.
Tuttavia, un esame più approfondito della posizione politica di Assange è uno degli aspetti più controversi dei nostri tempi, le forze dietro gli attentati dell’11 settembre contro il Pentagono ed il World Trade Center mostrano che la posizione di Assange assomiglia molto a quella dei poteri di fatto. Quando il Belfast Telegraph lo ha intervistato, Assange ha affermato:
“Ogni volta che la gente potente pianifica in segreto, essa mette in atto una cospirazione. Quindi ci sono cospirazioni dappertutto. Ci sono anche teorie del complotto geek. E’ importante non confonderle”.
Dalla clandestinità, rispondendo per email alle interviste, Assange sfida i suoi avversari: "Quel che abbiamo fatto finora è una millesima parte della nostra missione". A Hillary Clinton che lo accusa di mettere in pericolo vite umane: "Da 50 anni questo è l'alibi usato da ogni governo americano, per impedire che l'opinione pubblica sappia ciò che fanno. Ma il coraggio è contagioso: più dimostriamo che la verità è vincente, più avremo nuove rivelazioni".
Conduce "una vita da James Bond della contro-informazione", come la definisce lui stesso. Viaggia sotto falso nome, evita gli alberghi, si tinge i capelli, cambia continuamente telefonino (criptato) e impone ai suoi collaboratori di fare lo stesso. Paga solo in contanti (le carte di credito lasciano tracce) e anche quelli deve farseli prestare per non usare il Bancomat. Eppure l'inizio di questa storia è ben diverso, il che infittisce il mistero di Wikileaks.
Catalogata al suo battesimo nel 2006 come un "organo d'informazione internazionale non-profit", si autodefinisce così: "Un sistema a prova di censura, per generare fughe massicce di documenti riservati senza tradirne l'origine". Tra le regole statutarie: "Accetta solo materiali segreti", e i documenti devono avere "rilevanza politica, diplomatica, storica, etica". Un anno dopo il suo lancio, sul sito Wikileaks c'erano già 1.2 milioni di documenti.
Assange non figura subito come il capo.
Alle origini l'organizzazione si descriveva come un collettivo, animato da noti dissidenti cinesi come Xiao Qiang, Wang Youcai e Wang Dan, giornalisti in lotta contro le dittature, matematici ed esperti informatici che cooperavano da Stati Uniti, Australia, Taiwan, Sudafrica.
BATTAGLIE E SVILUPPO DI WIKILEAKS
Nei primi anni la battaglia è rivolta soprattutto contro i regimi autoritari, i genocidi, la repressione del dissenso.
Nel 2008 Wikileaks si guadagna un riconoscimento da Amnesty per le rivelazioni sulle esecuzioni sommarie della polizia in Kenya.
The Economist assegna al sito il premio New Media Award.
Tutto cambia di colpo quando nel 2010 appare su Wikileaks il video di una strage di civili iracheni da parte dei soldati americani. Poi a luglio esce la prima infornata di 76.900 documenti segreti sulla guerra in Afghanistan. Seguita da 400.000 comunicazioni confidenziali sul conflitto in Iraq.
L'America di Barack Obama diventa il bersaglio numero uno.
In coincidenza con questa svolta, aumenta a dismisura la visibilità di Wikileaks.
Emerge come leader l'australiano Assange, con un passato di pirata informatico.
La novità sconvolge alcuni sostenitori del "primo" Wikileaks.
Amnesty International e Reporters senza frontiere criticano Assange con lo stesso argomento della Clinton, "per avere messo in pericolo vite umane" (divulgando nomi di informatori afgani della Cia, ora esposti alla vendetta dei Taliban).
Alla ritirata dei grandi sostenitori Assange reagisce appoggiandosi su una miriade di simpatizzanti, i micro-pagamenti affluiscono dal mondo intero usando il sistema Paypal.
Più inquietanti sono le defezioni tra gli amici e i collaboratori più stretti.
Un vero e proprio "scisma", accelerato dopo le accuse di molestie sessuali da parte di due donne svedesi contro Assange (lui nega, sostiene che i rapporti furono consensuali).
Almeno una dozzina di volontari del nucleo originario di Wikileaks sono partiti. Alcuni parlano. Come il 29enne islandese Herbert Snorrason che di Assange dice: "Ormai è fuori di testa".
Birgitta Jonsdottir, una parlamentare islandese che era stata anche lei tra gli attivisti fondatori, accusa Assange di aver deciso tutto da solo sui segreti militari americani in Afghanistan.
Altri, dietro l'anonimato, lo accusano di essere diventato "megalomane, dittatoriale".
Non lo abbandonano però i fedelissimi: 40 volontari, 800 aiutanti esterni.
Un miracolo economico, per un'organizzazione che sopravvive con un budget di soli 200.000 euro all'anno.
Senza una sede fisica.
Com'è possibile che il Pentagono con tutta la sua potenza nella guerra elettronica non riesca a oscurare per sempre WikiLeaks?.
La risposta è tutta nel genio di Assange.
In fuga perpetua dall'Australia alla Svezia, da Berlino a Londra, forse in procinto di chiedere asilo alla Svizzera, anche per i "server" di Internet lui usa lo stesso metodo, cambia costantemente i propri nodi di comunicazione.
E ha un'arma segreta, quella che lui definisce la sua "polizza vita": molti documenti riservati in suo possesso sono già stati "scaricati" via Twitter in forma criptata sui computer di decine o forse centinaia di simpatizzanti.
"Se succede qualcosa a me o al sito principale, scatta automaticamente la divulgazione della password che consentirà di diffondere tutto questo materiale".
Bluff o verità? Tutto ciò che riguarda Assange si presta a doppie letture, è circondato da un alone di mistero.
Lo stesso uso politico che ne viene fatto: la destra americana lo denuncia come un terrorista, ma al tempo stesso strumentalizza le fughe di notizie contro l'Amministrazione Obama.
I mass media hanno imparato quanto Assange possa essere implacabile: il New York Times è stato messo "in quarantena" per non avere accettato a scatola chiusa le richieste di Wikileaks, il Wall Street Journal e la CNN sono stati messi al bando dalle rivelazioni.
Braccato da polizie e magistrature, bersagliato dagli hacker, la primula rossa che ha abbattuto ogni regola dei segreti di Stato si fa beffe dell'annuncio che la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato rivedranno tutti i sistemi di comunicazione: "Il nuovo volto della censura moderna è impedire le fughe di notizie riservate. Ma per quanto inventino nuove protezioni, sarà sempre possibile escogitare i sistemi per aggirale".
GLI ARRESTI DOMICILIARI
Come detto, a Novembre 2010, il tribunale di Stoccolma presenta un mandato d'arresto nei suoi confronti per violenza sessuale.
Molti hanno infine sollevato dubbi sulla natura del provvedimento, mettendo in rilievo la coincidenza temporale con la pubblicazione da parte di Wikileaks dei documenti diplomatici statunitensi.
Il 20 novembre l'Interpol e il Sistema di Informazione Schengen recepiscono il mandato di arresto.
Il 7 dicembre 2010 Assange si presenta spontaneamente negli uffici di Scotland Yard e viene arrestato in seguito al mandato di cattura europeo.
Lo stesso giorno, il tribunale respinge la richiesta di libertà provvisoria su cauzione appoggiata da diverse personalità del cinema e del giornalismo, e decide di tenerlo in carcere fino al 14 dicembre.
In seguito la Svezia presenta una richiesta di estradizione alle autorità britanniche: secondo alcune fonti, tale richiesta sarebbe finalizzata ad estradarlo in realtà negli Stati Uniti dove lo attende un processo per spionaggio.
Dopo nove giorni di carcere, Assange viene rilasciato su cauzione, e la decisione sulla richiesta di estradizione rimandata.
L'accusa per spionaggio, negli Stati Uniti, può costare l'ergastolo e anche la pena di morte.
In difesa di Assange si schiera anche l'attivista statunitense Robert Meeropol Rosenberg, lanciando un appello a difendere Assange e a non consegnarlo agli americani.
Il 2 novembre 2011 l'Alta corte di Londra dà il via libera all'estradizione richiesta dalla Svezia.
Concessione dello status di rifugiato politico dal governo dell'Ecuador.
Intanto ad aprile 2012 va in onda sul canale televisivo Russia Today la prima puntata di "The World Tomorrow", talk-show che Assange conduce dall'abitazione in cui si trova agli arresti domiciliari.
Il programma ha cadenza settimanale e consiste in un'intervista di circa 25 minuti ad uno o due ospiti.
Verso metà giugno 2012 la Corte Suprema britannica rigetta il ricorso contro l'estradizione.
Assange si rifugia subito dopo presso l'ambasciata dell'Ecuador a Londra, chiedendo asilo politico in quanto perseguitato.
Il 16 agosto 2012 il governo del socialista Rafael Correa concede lo status di rifugiato politico ad Assange, mentre questi si trova ancora nell'ambasciata, poiché il Regno Unito non vuole garantirgli un salvacondotto e minaccia di arrestarlo con un blitz, per poterlo consegnare alla Svezia, nonostante la possibile grave violazione del diritto internazionale all'immunità delle sedi diplomatiche.
LE PUBBLICAZIONI SU FINFISHER
A settembre 2014 Wikileaks rilascia una serie di pubblicazioni di documenti sulle società che producono malware, spyware, software o hardware per intercettare le comunicazioni di utenti internet o anche tutta la vita digitale di determinati target, pubblicazioni iniziate nel 2011 e oggi arrivate al quarto rilascio.
Oggetto esclusivo degli Spy Files 4 è FinFisher, una azienda tedesca che produce una suite per infettare computer e smartphone con un trojan per poi monitorare tutta la loro attività, dalle conversazioni Skype alle email, dalle chat ai file salvati.
Suite che, sostiene l’azienda, viene venduta solo a governi e agenzie investigative statali, anche se in passato varie ricerche hanno dimostrato che questo tipo di strumenti viene utilizzato anche in regimi autoritari contro attivisti per i diritti umani.
Su FinFisher erano già usciti diversi documenti, ma quelli pubblicati da Wikileaks sono inediti e in particolare comprendono: FinFisher Relay e FinSpy Proxy, che sono le parti della suite responsabili della raccolta dati dai computer infettati e della loro consegna al centro di comando; e FinSpy Master, cioè il software di controllo del destinatario di questa raccolta, che avviene attraverso una rete di nodi intermedi che permettono di rendere anonimo l’operatore alla fine della catena, cioè il soggetto che sta raccogliendo i dati.
Inoltre sono state rilasciate copie per Windows dello spyware vero e proprio, quello che infetta i target per poi intercettare file, email, comunicazioni, chiamate Skype ecc.
Si chiama FinFisher FinSpy PC.
Dunque ad essere pubblicati sono i file che riguardano l’attività dei proxy, relay e master della rete FinFisher che raccoglierebbe tutti questi dati.
In questo modo infatti ricercatori di sicurezza di tutto il mondo hanno la possibilità, analizzando i software relay e master, di trovare vulnerabilità, o il traffico prodotto per scansionare Internet e identificare ulteriori nodi della rete di copertura utilizzata.
“Questo rilascio di dati aiuterà la comunità tecnica a costruire strumenti per proteggere le persone da FinFisher, anche tracciando i suoi centri di comando”.
Secondo le stime dell’organizzazione, i ricavi di FinFisher dalle vendite conteggiate attraverso i documenti raccolti ammonterebbero almeno a 50 milioni di euro.
Per la prima volta è poi pubblicata una lista di Paesi che, sulla base dei file rilasciati e delle richieste di assistenza tecnica a FinFisher, utilizzano la suite di spyware.
E compare anche il nome dell’Italia, assieme a molti altri tra cui Slovacchia, Qatar, Sud Africa, Bahrein, Pakistan, Estonia, Vietnam, Australia, Olanda, Singapore, Bangladesh, Ungheria, Bosnia-Erzegovina.
In particolare, tra il 2013 e il 2014 l’Italia avrebbe acquistato almeno quattro licenze sia per target mobili che PC, divise su due diversi clienti: in un caso per una spesa finale di circa 682mila euro, in un altro per circa 1.120.000 euro.
Non è indicato chi siano i soggetti precisi che hanno acquistato le licenze, ma si presume che siano organi statali o di intelligence, dato che FinFisher dichiara di vendere a questo tipo di organizzazioni. Di certo i suoi clienti non saranno contenti di questo rilascio, tanto più che nei file si trovano anche indirizzi IP e nomi di computer dei target, tra cui alcuni apparentemente italiani.
Non è la prima volta che FinFisher viene messa nel mirino da attivisti e ricercatori di sicurezza.
Già quest’estate alcuni hacker avevano addirittura violato il suo sito di supporto rilasciando, attraverso un account Twitter parodistico, intitolato @GammaGrouPR, 40 GB di materiali.
In passato anche l’azienda italiana Hacking Team era stata attaccata da Wikileaks e da varie organizzazioni pro-privacy, tanto che uno studio aveva esposto anche la sua rete per raccogliere dati dai target infettati con il loro spyware, Rcs.
L'ATTACCO A GOOGLE
«È cresciuto dentro internet come un parassita. Navigazione internet, social network, mappe, satelliti droni, Google è dentro il nostro telefono, sul nostro desktop, sta invadendo ogni aspetto delle nostre vite. Nel diventare sempre più grande, Google è diventato anche malvagio. Può intervenire nell'interesse degli Stati Uniti, può finire per compromettere la privacy di miliardi di persone, può usare il potere della pubblicità a scopi di propaganda.
Paesi come Russia e Cina guardavano a Google come a una mano degli Stati Uniti fin dal lontano 2009.
Google succhia i dati personali di ogni singola persona: sta costruendo uno sterminato bacino di informazioni che è di grande interesse per il governo americano.
Di conseguenza, il governo è entrato in relazione con Google per accedere al suo database.
E Google non cambierà mai il suo modo di operare, perché il suo business model è raccogliere più dati possibili sulle persone e centralizzare quei dati, per trovare tutte le relazioni così da elaborare un modello di previsione per la pubblicità mirata, quasi esattamente quello che fa la NSA».
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