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mercoledì 11 febbraio 2015

La Polizia Postale Vigila Sul Jihad e il Terrorismo

In alcune nazioni europee negli ultimi tempi si è materializzato l’incubo del terrorismo islamista.
Da questo momento è allarme rosso in tutte le Capitali europee.
E siccome il web è il luogo dove si dibatte e si lanciano messaggi, ecco che gli operatori del Servizio polizia postale e delle comunicazioni si ritrovano in prima linea.
Al Viminale da un mese è all’opera 24 ore su 24 un nucleo di 20 specialisti, capaci di muoversi tra i siti Internet, ma allo stesso tempo ottimi conoscitori dell’arabo e pratici di ogni sfumatura che connota i gruppi jihadisti.
In questo lasso di tempo sono stati identificati ben 400 tra siti, blog, forum, pagine di social network, video che inneggiano al Jihad(guerra santa) e che costituiscono una seria minaccia per il nostro Paese e non solo. Anche il social network domanda e risposta, Ask.fm, è stato scandagliato in lungo e largo.
Girava voce che diversi adolescenti di 14-15 anni facevano notare la presenza di ordigni in diverse città italiane, da Roma a Venezia da Milano a Reggio Calabria e Palermo.
Secondo il nucleo operativo sicuramente si trattava di “ragazzate”, ma di questi tempi nessuna minaccia può essere trascurata e così attraverso il territorio, gli autori delle frasi sono stati rintracciati e convocati in questura assieme ai genitori.
I cyber-poliziotti preferiscono seguire l’attività dei siti pericolosi piuttosto che farli chiudere.
Pare una scelta investigativa intelligente, forse anche obbligata.
Nel Jihad virtuale in prevalenza si parla arabo, con le immaginabili complicazioni legate ai tanti dialetti.

«Una volta venuta alla luce una traccia da seguire, sarà compito della Digos svolgere le necessarie attività investigative, come nel caso dello studente turco Furkan Semih Dundar espulso dal nostro Paese nelle scorse settimane. 
E’ un compito delicato e il peso della responsabilità a volte diventa difficile da sostenere. Hai sempre paura che qualcosa ti sfugga, e il pensiero ricorrente è che magari nel momento in cui ti stacchi dal computer per andare via, proprio là, nel Deep Web si sta materializzando una nuova minaccia».  

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