Secondo una ricerca, il primo paese a far segnare una decisa inversione di tendenza è la Norvegia.
I dati che emergono sono impressionanti: rispetto all’1.2 miliardi di copie illegali di mp3 registrati nel 2008, il 2012 ha visto l’asticella fermarsi a 210 milioni.
Ormai solo il 4% degli under 30 sembrerebbe usare ancora piattaforme di file-sharing illegale, nel 2009 era il 70%.
Un calo che non si spiega di certo con un contrasto legislativo alla pirateria, anzi: il paese scandinavo era (ai tempi) addirittura uno dei pochi che non era riuscito ad arginare l’attività del celebre Pirate Bay sul suo territorio.
Ciò nonostante, negli ultimi 6 anni i download illegali di brani musicali sono gradualmente precipitati seguiti, anche se in misura minore, da quelli di spettacoli televisivi e film.
ALTERNATIVE LEGALI
Stando alla ricerca, le cause del cambio di tendenza stanno tutte nella presenza di alternative legali e soprattutto dei servizi di streaming online, che permettono di ascoltare musica gratuitamente (con inserzioni pubblicitarie) o attraverso il pagamento di un moderato canone mensile.
La metà degli intervistati, infatti, ha dichiarato di utilizzare un servizio di streaming come Spotify e circa la metà di questi ha sottoscritto un abbonamento a pagamento.
Il tasso della distribuzione pirata è risultato minimo anche nei settori del cinema e della produzione televisiva: dai 125 milioni di film scambiati illegalmente (dato 2008) si è passati a soli 65 milioni, poco più della metà alla fine del 2012.
Dal totale di 135 milioni di show e serial televisivi pirata si è invece passati a 55 milioni negli stessi quattro anni.
La comparsa di alternative legali per la visione on demand degli show TV, invece, ha portato a una riduzione del 50% dei download illegali, mentre il calo nel settore dei film è decisamente inferiore.
IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA
Come detto in Norvegia hanno sconfitto la pirateria musicale ma questo non ha prodotto benefici economici evidenti per il settore.
Se nel 2009 l'industria musicale fatturava localmente circa 75.94 milioni di dollari, nel 2014 non si è andati oltre i 77.1 milioni di dollari.
Gli under 30 ad esempio considerano lo streaming come elemento primario per la fruizione musicale e la vendita dei supporti fisici è praticamente crollata.
Nel 2009 la musica liquida pesava per il 15%, adesso vale l'86%.
Insomma, questa transizione non sta rendendo molto o forse lo scenario passato era semplicemente molto remunerativo perché le alternative di intrattenimento erano inferiori.
L'unica certezza è che la morte della pirateria non genera automaticamente incrementi delle vendite legali.
A corroborare questi dati c'è una ricerca condotta dalla divisione norvegese della International Federation of Phonographic Industry (IFPI): nei primi mesi del 2013, il fatturato proveniente dalle piattaforme digitali è cresciuto del 17%
Gran parte del merito, come detto, va ai servizi di streaming, che hanno contribuito al 66% dell'intero fatturato dell'industria musicale nel paese nordeuropeo.
ennesima dimostrazione che se un film lo fanno in tv, ed una persona lo guarda, non è automaticamente detto che se non l'avessero mai trasmesso in un mezzo pubblico, sarebbe andato a comprarlo.
RispondiEliminaDi fatto la pirateria è stata un incentivo smisurato alla notorietà di quei gruppi che venivano bloccati dai manager discografici, perchè considerati troppo di nicchia per una produzione di massa (la pirateria annulla i costi di diffusione distribuendoli a chi spende in HDD dove caricare brani di terzi ed elettricità per la connessione), è stata un disastro per le case discografiche minori che hanno chiuso ed è stata indifferente per le major, che hanno continuato imperterrite a guadagnare con radio, concerti, copyright su magliette e brand, ecc... solo volevano guadagnare anche dallo streaming qualche vitalizio in più.
Chi ne ha fatto le spese sono sempre i più deboli: i venditori di dischi/dvd musica o film (sopravvivono solo rari rivenditori self service di blockbuster), negozi che negli anni '90, come i fotografi c'erano in ogni via di ogni paese, e pian piano hanno chiuso tutti per mancanza di vendite. Posti di lavoro potenziali in meno per i disoccupati, introito che gira non coinvolgendo più le economie locali, ma passa direttamente da utente - spotify - editore.
Un analogo sta succedendo oggi con le edicole. Il tanto decantato crollo delle editorie profetizzato da Grillo si tramuterà in 10-20 mila posti di lavoro persi, negozi non aperti (problemi a tutto l'indotto), con gli editori che guadagneranno anche di più perchè vendendo i giornali via internet in digitale annullano parte dei costi di stampa e distribuzione, nonchè la percentuale per 10-20 mila edicolanti.
Lo stesso si verificherà con manifatturiero e stampa 3D, con negozi/centri commerciali (gravati da IVA, IMU, TASI, pizzo costi vari) e BIG USA come Amazon (zero tasse, vedi LuxLeaks), ...sarà un disastro, anche perchè la politicanza non bada a risolvere questi problemi.
Sono molto d'accordo con il tuo discorso.
EliminaPoi, loro, ovviamente fanno 2+2...e quindi il classico discorso "se non ci fosse la pirateria le case discografiche non sarebbero in crisi".
Magari le vendite sarebbero leggermente superiori(anche se, onestamente, se uno è appassionato nel suo piccolo la musica la compra...uno che non vuole o non può spendere, anche senza pirateria, non comprerebbe ugualmente).
Poi, va be', i servizi "legali" offrono tipo un mp3 a 80/90 centesimi ma non è un po' tanto?
Con 10/12 canzoni si arriva a 10 euro.
Se un album è appena uscito, aggiungo altri 5 euro e me lo compro originale no? Almeno ho artwork e supporto fisico.
La verità è che anche la musica digitale costa tanto.
Loro, un po' come fece Blockbuster a fine anni 90, non si son adeguati.
Blockbuster non si è adeguato alla tecnologia che avanzava, le major invece non han mai abbassato i prezzi.
I risultati, volente o nolente, sono questi.
Nei primi del 2000 si andava dai 20-30 euro per un cd-dvd con 10 canzoni... e se te ne piaceva una sola pagavi a scatola chiusa tutto. Al contrario, i nuovi servizi di streaming permettono di comprare solo le canzoni che preferisci o se vuoi l'album completo.
RispondiEliminaMancava inoltre tutta la musica o gli album da prima degli anni '90. Sul p2p si trovavano dalle trasmissioni del Beat Club all'ed sullivan show. Pezzi che il mercato delle major non offriva, benchè dopo ne abbia rivendicato i diritti.
Molti si sono avvicinati al p2p anche perchè era la migliore biblioteca della musica che fosse mai stata creata.
Comunque non so se hai visto, ma RAI ha raggiunto un accordo con Youtube per trasmettere circa 100 film su Google Play / youtube.
Si...più che altro però io faccio questo semplice discorso: se devo spendere una decina d'euro(per comprare musica digitale), faccio uno sforzo in più e compro un disco originale.
EliminaSecondo me certe cifre per la musica digitale(che, ricordiamoci, possiamo trovare facilmente online in modo gratuito) rimangono altine.
Si ho visto...da 3 euro a 6 euro.