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giovedì 2 giugno 2016

Il Modello Di Business Di Amazon: Investimenti ed Innovazioni Ma Conti In Rosso

Sin dai primissimi anni della sua formazione (1994), Amazon ha sempre avuto difficoltà a generare utili: l'azienda di Seattle spende montagne di soldi in espansioni, migliorie, spedizioni gratuite e vendendo alcuni articoli ad un prezzo inferiore ai costi di produzione (talmente variabili i prezzi che a volte la società commette clamorosi errori come questo: Brian Klug e L'Acquisto Amazon Più Costoso Di Tutti I Tempi).
Senza scordarci di allargamenti fisici e il numero dei dipendenti che aumenta sempre di più (a questo proposito Amazon Ha Lanciato Flex per assumere dipendenti "dilettanti", ovviamente retribuiti).
Si tratta comunque di una delle aziende che più ha saputo innovare il proprio modello di business nel corso degli anni.
Nata come libreria on-line, una scommessa ai tempi data per persa da molti, oggi è un colosso che opera nel settore dell’e-commerce vendendo direttamente ai propri clienti oltre ai libri anche prodotti di elettronica, computer, telefonica, abbigliamento e accessori di ogni tipo, musica, arredamento, prodotti per la casa e il giardinaggio, alimenti, giocattoli, accessori per automobili, etc
Ma i conti, tranne qualche annata, continuano ad essere in rosso.
Nonostante questo, gli investitori continuano a credere nel titolo, spingendo il valore delle Azioni (Borsa) a cifre impensabili, se si fa un raffronto con gli utili dichiarati dall'azienda (ad esempio qualche anno fa addirittura 388 dollari, un incremento di quasi il 400% rispetto alla fine del terzo trimestre del 2008).
Nel 2005 il margine netto di profitto era di 359 milioni di dollari, nel 2009 ha superato il miliardo di dollari.
Ma le annate positive, a seguito di più di 20 anni di attività online, non sono molte.
Basti anche ricordare i nerissimi fine anni 90: crescita vertiginosa di utenze ma conti perennemente in rosso per i motivi citati prima.


MODELLO INIZIALE DI BUSINESS
Il modello di business originario di Amazon era grossomodo questo:
1) Vendita di libri quindi lettori dediti all’acquisto online (primo libro venduto il 15 luglio 1995)
2) Vastissimo catalogo di libri, prezzi scontati, consegna a casa in tempi rapidi
3) Un solo canale di vendita, quello online del portale Amazon.com
4) Gestione delle relazioni con i clienti basato sul self-service e una assistenza online di qualità (il cliente viene sempre prima di tutto ed ha sempre ragione)
5) Unica fonte di ricavi derivanti la vendita dei libri a margini contenuti (si punta sulla quantità di volumi)
6) Partnership strategiche in tutto il mondo nel settore della logistica
7) Infrastrutture tecnologiche affidabili e performanti (il portale di e-commerce), risorsa strategica studiata per non deludere mai i propri clienti
8) Un database che immagazzina le preferenze degli utenti per fornire un servizio migliore e dare consigli (Amazon e la privacy: Alexa.com e zBubbles)


MODELLO DI BUSINESS EVOLUTOSI NEL TEMPO
Novità che ovviamente sono state progressive con il passare degli anni:
1) Clienti che acquistano, idem aziende, vendita su Amazon stessa da parte di terzi
2) Vastissimo catalogo di prodotti (non più solo libri ma anche elettronica, abbigliamento, prodotti per la casa, musica, alimenti), prezzi scontati, consegna a casa in tempi rapidi
3) Una “piattaforma” e-book completa di reader a prezzi bassissimi e un ricchissimo catalogo di testi anche gratuiti
4) Una “piattaforma” tablet con sistema operativo Android completa di dispositivi di qualità a prezzi competitivi e un buon catalogo di applicazioni a pagamento ma fornite in modo gratuito (Amazon Underground) e contenuti multimediali (musica e video streaming)
5) Una piattaforma di e-commerce efficace, sicuramente una delle migliori e meglio posizionate in rete
6) Sistema Cloud Computing e servizi web affidabile e performante sulla quale implementare a costi competitivi e flessibili le proprie applicazioni e i propri servizi
7) Ricavi derivanti dalla vendita dei prodotti direttamente gestiti da Amazon (compresi i dispositivi kindle e gli e-book), dalle commissioni sulla vendita dei prodotti dei partner Amazon, dalla vendita dei servizi di infrastruttura tecnologica alle aziende
8) Abbonamenti Prime ed altri servizi tipo spedizioni tramite Droni, una propria moneta (Amazon Coin), Amazon Buy Vip e quant'altro


I CONTI IN ROSSO PER VIA DEI CONTINUI INVESTIMENTI
Quando Amazon ha aperto il suo sito web nel 1994, l'azienda ha evitato di pagare le tasse locali per la vendita nei paesi dove non aveva una presenza fisica, come ad esempio un magazzino.
Ma ora molti di questi paesi chiedono che applichi le imposte sulle vendite per i suoi prodotti e, anche se l'azienda di Seattle ha cercato di combattere da questo punto di vista nei tribunali, non ha ottenuto vittorie.
Qualche anno fa Amazon ha aggiunto 8 milioni di metri quadrati di spazio fisico nel terzo trimestre dell'anno, per lo più nei magazzini.
Assume migliaia di lavoratori temporanei stagionali per aiutare imballare e spedire i prodotti da questi impianti.
Per finanziare alcuni di questi investimenti, Amazon ha assunto quasi 3 miliardi di dollari di debito a lungo termine, ed i suoi interessi passivi nel terzo trimestre sono quasi raddoppiati rispetto allo stesso periodo dell'anno prima.
Da un 15 anni comunque (fine anni 90), la gente continua a comprare azioni da Amazon, nonostante come detto il colosso di Seattle generi pochi ricavi.
Da quando la compagnia ha rilasciato i propri risultati del terzo trimestre (25 novembre), 10 dei principali investitori hanno però ceduto quasi 100.000 azioni, senza contare il milione di quote che il CEO e fondatore Jeff Bezos ha venduto tra l'1 ed il 5 novembre 2013, ottenendo oltre 350 milioni di dollari.
Tra i venditori figurano anche il direttore finanziario Thomas Szkutak, che ha ceduto quasi il 12% della sua quota, ed il vice-presidente senior consumer business Jeffrey Wilke, che ha venduto circa il 20% delle sue azioni.
Chi è dentro Amazon non ha intenzione di commentare i motivi che li hanno spinti a vendere, ma potrebbero averlo fatto in quanto preoccupati su quanto il titolo avrebbe tenuto dopo il report sul quarto trimestre a gennaio 2013.
In primis i prezzi bassissimi probabilmente sono i responsabili di questa situazione.
E poi c'è l' abbonamento Amazon Prime, che offre ai clienti una spedizione gratuita in due giorni per una quota annuale di 79 dollari, e che rappresenta un'altra fonte di perdite che influenza le stime per il quarto trimestre.
Venne lanciato anche un servizio di streaming: Prime.
Le spese di spedizione che Amazon sostiene per questi clienti superano di molto la quota di sottoscrizione annuale influenzando (in negativo) i conti dell'azienda.
In altre parole, più prodotti Amazon vende ai membri di Prime, più denaro perde.
In realtà la capacità di Amazon di realizzare un profitto dipenderebbe in gran parte dai costi di spedizione.
Una parte enorme delle sue spese, quasi il 9% delle vendite nette, sono connesse al trasporto.
L' azienda compensa alcune delle sue spese di spedizione con le entrate generate da quello che richiede ai venditori terzi che utilizzano il suo servizio Fullfillment by Amazon (FBA).
Amazon a luglio 2014 immise sul mercato il fallimentare Fire Phone per competere nel mercato affollato degli smartphone, provocando un rosso da 170 milioni di dollari.
Che si aggiungono ad altri 267 milioni, per un totale di perdite nette di 437 milioni nel terzo trimestre del 2014: il risultato peggiore da 14 anni a questa parte.
E così, anche se le vendite nette sono aumentate di circa 3 miliardi di dollari, passando da 17 a 20,5 miliardi, le azioni della società di Seattle sono scese al livello più basso da giugno 2013.
Tra gli investitori, però, le lancette degli orologi sembrano tornate ancora più indietro: alla fine degli Anni 90, quando Wall Street non credeva ai progetti di espansione di Amazon nell'e-commerce.
L'Amazon Fire avrebbe dovuto coprire gli investimenti della società di Bezos nello streaming di musica online e nella programmazione video, costati, circa 1,5 miliardi tra 2013 e 2014.
E poi ci sono gli investimenti, che secondo quanto ha dichiarato la stessa Amazon, si sono diretti soprattutto a tecnologia e contenuti: per il 40% infatti si tratta di risorse destinate allo sviluppo di nuovi prodotti ma anche all'acquisto di licenze per musica e video, compresa l'acquisizione per 900 milioni di dollari della piattaforma di streaming Twitch TV, dedicata soprattutto ai videogiochi.
Altri fondi sono stati utilizzati per l'ampliamento dei data center legati al cloud Amazon web service e alla diffusione del servizio di consegna in un giorno.
Ma va anche ricordato che il colosso dell'e-commerce ha sviluppato un sistema di lettura delle carte di credito e di scansione per il negozio di alimentari interno (si, vendono pure quelli).
Più o meno da sempre la strategia di Bezos è stata diversificare gli investimenti, compresa l'acquisizione del Washington Post, per ricondurli poi a un unico servizio.
Anche a costo di prendere decisioni incomprensibili agli occhi degli osservatori (a volte a ragione) che non coglievano il progetto nel suo insieme.


ANNI RECENTI
Ultimo trimestre del 2015, ben 23.18 miliardi di dollari generati dalle vendite e solo $92 milioni di introiti netti, con la divisione statunitense che è riuscita in un salto in avanti del 25 % (da $10,94 a $13.8 mld).
Ricavi poi saliti a 35,7 miliardi di dollari.
A crescere significativamente Amazon Web Services, la divisione ha chiuso con un fatturato di $1.82 mld che si traduce in una crescita dell'81% rispetto al 2014.
Nonostante per la prima volta il fatturato annuale abbia superato i 100miliardi di dollari (il più alto dei 20 anni in borsa), nel primo mese del 2016 il titolo ha perso il 8%.
La strategia di Bezos è sempre la stessa da 20 anni: reinvestire parte degli utili al fine di mantenere Amazon innovativa, competitiva e performante, servizi offerti compresi.
Garantire la sopravvivenza di un colosso di simili dimensioni è, agli occhi degli azionisti, un’intenzione tanto deplorevole da giustificare una massiccia vendita delle azioni.

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