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giovedì 3 gennaio 2019

Perchè Il CD Aveva Una Durata Di 74 Minuti e 33 Secondi?

Vi siete mai chiesti perchè in origine il CD (Compact Disk) aveva una durata complessiva di 74 minuti e 33 secondi? Non è un po' anomalo? Perchè non 70 minuti o 75?
La Philips, azienda olandese nei campi tecnologici ed elettronici, nei primi anni’70, era alla ricerca di un nuovo supporto portatile e robusto per immagazzinare dati. C’erano diverse alternative, soprattutto grazie alla nuova tecnologia digitale. Nonostante il neonato digitale fosse molto promettente, molti erano convinti che l’analogico fosse ancora la scelta migliore, soprattutto in virtù della (massima) qualità alla quale si era giunti in quel periodo.
Poi a fine anni 70 a questa spasmodica ricerca si aggiunse anche la Sony.
Tra le due aziende c'erano continui contrasti ma entrambe erano d'accordo che la capacità di registrazione sonora dovesse essere di 60 minuti, corrispondenti ad una certa quantità di byte memorizzabili a seconda di alcune caratteristiche puramente tecnologiche da determinare (nello specifico, frequenza di campionamento e profondità di quantizzazione).
A questi 60 minuti, mediante varie tipologie di codifica, seguivano le proposte di un certo diametro per il CD: Philips aveva proposto 115 mm e Sony 100 mm, quasi certamente pensando già allo sviluppo di lettori portatili.


74 MINUTI E 33 SECONDI
Poi, improvvisamente, ad inizio 1980 la capacità fu modificata in 74 minuti e 33 secondi, un dato completamente inusuale: i 60 minuti erano pensati per rivaleggiare con gli LP e sembravano sufficienti per poter contenere anche le registrazioni più lunghe (opere, ad esempio) su più dischi, mantenendo comunque contenuta la dimensione del supporto fisico.
Secondo la Philips: “Il tempo di riproduzione fu determinato da Beethoven”, seppur dopo la sua morte.
La moglie di Norio Ohga, vice presidente della Sony, suggerì infatti al marito di scegliere una capacità che ben si sposasse con uno dei brani di musica classica più noti: la nona sinfonia di Beethoven.
Si pensò di controllare quale fosse la più lunga registrazione della nona sinfonia di Beethoven disponibile in commercio.
Ad esempio la celebre registrazione EMI di Wilhelm Furtwängler, registrata dal vivo a Beyreuth nel 1951. Alcune fonti affermano che questa interpretazione fosse anche la preferita dalla moglie del vice-presidente della Sony. In ogni caso, essa era particolarmente lunga, ben più dei soliti 65-70 minuti di una tipica nona, ma la fama di Furtwängler era così grande che i 74 minuti e 25 secondi della registrazione (più le pause tra le tracce) furono scelti come standard per il compact disc.
Nonostante il nativo digitale fosse molto promettente, molti erano convinti che l’analogico fosse ancora la scelta migliore, soprattutto in virtù della (massima) qualità alla quale si era giunti
Per memorizzare una tale quantità di musica senza perdere qualità era necessario aumentare il diametro del supporto agli attuali 120 mm.
Probabilmente la Sony spingeva per i 120 mm sapendo che la Philips aveva già preparato tutti i mezzi necessari alla fabbricazione dei supporti da 115 mm ed era dunque molto avanti. È allora ipotizzabile che pur di tornare in una condizione di parità la Sony cercò di imporre una capacità di registrazione maggiore, giustificando questa necessità con l’esistenza di una importantissima incisione musicale che non sarebbe stata contenuta in un singolo disco.
Nonostante probabilmente il merito dei 74 minuti e 33 secondi non sia unicamente di Beethoven, ma piuttosto delle difficoltà della Sony a tenere il passo di Philips, fu effettivamente la nona di Furtwängler, con la sua strana durata, a determinare la capacità musicale dei compact-disc.
Da allora in poi la tecnologia ha fatto passi da gigante, consentendo di superare il limite dei 74 minuti del “Red Book” pur conservandone la compatibilità con gran parte dei vecchi lettori, spremendo ai limiti le tolleranze imposte nello standard.

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