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mercoledì 26 marzo 2014

Le Tecniche Di Frank Ahearn: Come Scomparire Cambiando Identità

Negli Usa lo chiamano “Mister Poof!”: di mestiere fa sparire la gente.
Si chiama Frank Ahearn:  ”Ero quello delle missioni impossibili.
Mi chiamavano per scovare i conti segreti di OJ Simpson o per cercare i poveri bambini che spedivano nel letto di Michael Jackson”.


PRIMA FASE: SKIP TRACER(RICERCA PERSONE)
Inizialmente faceva lo “Skip Tracer”: cercava la gente sparita.
“Ho trovato decine di migliaia di persone parlando con le loro banche, le loro compagnie telefoniche, le loro mamme, le loro sorelle, i loro amici”.
Il trucco? Si chiama "pretexting": mentire per avere informazioni.
Lo skip tracer chiama e si spaccia per un'altra persona.
Magari proprio quella che sta cercando.
O un parente.
O un amico.
Oppure un altro trucco è verificare un indirizzo pretendendo di riconsegnare al mittente un pacco danneggiato: così per esempio mister Ahearn scovò per un tabloid il rifugio di Monica Lewinsky.


SECONDA FASE: MISTER POOF
Poi fa un incontro, in una libreria del New Jersey, vede un uomo che consulta nervosamente le guide turistiche dei Caraibi.
Sembra non voglia farsi vedere e notare, invece ottiene l’effetto opposto.
Quando arriva alla cassa e paga con la carta di credito Frank pensa a una parola soltanto: "Imbecille. La prima regola se vuoi sparire è: mai pagare con la carta di credito".
Ma quell'incontro farà la fortuna di entrambi.
”Era il dipendente di una compagnia che aveva spifferato ai federali le sporcizie della sua azienda: e temeva la vendetta”.
Così entra in azione Frank e fa sparire di lui ogni traccia.
Per prima cosa Frank trova e cancella i conti bancari e le carte di credito.
Poi crea una serie di "finte tracce" per gli inseguitori.
Apre nuovi depositi all'estero e fa fare sul conto alcune operazioni: come versare piccoli assegni per una casa in un posto dove quello non sarebbe mai andato.
Poi lo fa sloggiare nella maniera più complicata possibile: un aereo per il Canada e da lì Giamaica e ancora in aeroplanino per Antigua.
Infine gli apre un conto intestato a una compagnia estera dove con una triangolazione gli arrivano i soldi: in Belize, dove quello ora vive beato.
La gente sparisce per due motivi principali: soldi e violenza”.
Lui dice di aver aiutato anche tantissime donne vittime di abusi.
Come quella cameriera che temeva per l'uscita di cella del marito che lei stessa aveva denunciato.
Frank dice che in questi casi spesso non si fa pagare.
Si rifà con i clienti che sono aumentati da quando è scoppiata la recessione: "Manager che saltano dalla barca che affonda.
Dipendenti liquidati che con quei soldi scappano sull'isola che hanno sempre sognato".
Ovviamente non tutti possono permetterselo. I
l problema reale di chi vuole scomparire sono i soldi con cui mantenersi.
Non puoi essere Antonio, conducente di autobus di Torino, sparire, e diventare Antonio, conducente di autobus di Bari.
Saresti scoperto dalla tua patente.
È importante allora assicurarsi una fonte di mantenimento sicura.
"Io non giudico le ragioni per cui la gente vuole sparire ma tre sole categorie non aiuterei mai.
Gli evasori.
I poliziotti.
E i pazzi criminali.
Ho libertà di scegliere.
Se c’è qualcosa che non mi convince, rifiuto l’incarico.
In ogni caso, i criminali, quelli veri, hanno sempre un piano preciso. Le persone che aiuto io sono, di solito, disperati perseguitati in difficoltà. Si riconoscono".


IL FASCINO DELLA SPARIZIONE: PERCHE' ?
Il sublime fascino della sparizione, della fuga volontaria, pare irrimediabilmente compromesso.
Si comincia a percepire l’aspetto deteriore dei social network e dell’utilizzo spregiudicato dei dati personali.
Libertà e privacy sono anche al centro di un insolito dibattito agostano rilanciato per ultimo in ordine di tempo dal sociologo Ulrich Beck, che più allarmista non potrebbe essere: «Finora tra i grandi rischi abbiamo conosciuto quello nucleare, quello climatico, quello terroristico e quello finanziario.
Ora eccoci ad affrontare il rischio digitale globale della libertà».
Dalla teoria alla pratica: ecco già attiva sul mercato l’inquietante figura del “data eraser” o “digital manipulator”, di fatto “eliminatore di identità digitali”.
Blogger, spioni, tecnologia che geolocalizza mogli, figli e cani, condivisione della vita sui social, il suo è uno dei lavori più duri dell’era contemporanea.
Non vorreste un’immagine di vostro figlio in costume da bagno su un cartellone pubblicitario, vero? E allora perché metterla su Facebook che è “cartellone” con una potenziale audience di 600 milioni di persone? La gente sembra non capire che la propria entità digitale fa a tutti gli effetti parte della realtà. Le foto possono fare molti danni.
Ho trattato una cliente la cui foto era stata scaricata da Facebook e messa su Match.com, con un profilo plausibile, ricavato anch’esso da Facebook.
Il marito l’aveva quasi lasciata, lei ci ha messo mesi per provare che il profilo non era stato creato da lei.
Volete condividere immagini? Create un sito individuale apposito protetto da password.
L’idea di “sparire” è quella di essere una non-entità, di non lasciare tracce fisiche come il proprio nome su un contratto d’affitto, sulla bolletta telefonica, sulle carte di credito.
Adesso ci sono i telefoni prepagati, numeri di telefono virtuali, carte di credito ricaricabili e in America è anche consentito cambiare nome legalmente, qualora se ne abbiano i requisiti.
Basta pagare 65 dollari e mettere un avviso sul giornale locale per 4 settimane.
Tutte armi utili e legali per dilegaursi senza tracce, digitali e fisiche.
Ovviamente ciò è applicabile se è un privato a cercarti, perché trovare la gente costa e un privato non ha le risorse necessarie.
Certo, se hai l’FBI alle costole, allora sono guai.
La cosa più illegale che mi chiedono sempre è una nuova identità. E il bello è che me lo chiedono via email, i furbi.
Non posso farlo e non lo faccio, visto che solo il governo può rilasciare il passaporto.
Poi è una pessima mossa creare una nuova identità, perché, a quel punto, il “predatore” diventa la legge, che ha molte più chance di successo del peggior malvivente o persecutore.
Mi chiamano anche tanti ex coniugi che devono pagare alimenti a mogli e/o figli.
Li rifiuto.


TATTICHE
La photo distortion si usa quando un cliente ricco ha paura che la famiglia sia a rischio di rapimento.
Se non sono famosi e non appaiono sui giornali affitto dei modelli e li faccio posare con il mio cliente, a creare delle finte foto di famiglia.
Poi dissemino queste immagini in rete.
Così i malintenzionati avranno riferimenti visivi non corretti.
La corp-distort-delete si riferisce ad account di Facebook e Twitter.
Siccome se uno decide di chiudere l’account, la compagnia non cancella mai il contenuto, procedo a deviare le informazioni sull’account, alterando nome, città, contatti.
Così la compagnia rimarrà in possesso di informazioni non esatte.
Un’altra tecnica è ricorrere a identità finte, creando blog, siti e presenze su social media che acquisiscono nel tempo una vita propria.
La tecnica si chiama «diluizione» e funziona creando equivoci sulle identità dei clienti.
Ho avuto un cliente, sulla quarantina, sposato con 2 figli.
All’università era apparso in un film porno e in servizi fotografici a luci rosse.
Un giorno ha trovato tutto in vendita su un sito.
Per prima cosa ho comunicato al sito che il copyright era di mia proprietà.
Le hanno rimosse, perché stabilire la vera paternità delle foto costa più di ciò che se ne ricava vendendole.
Poi ho cominciato a creare altri chiamiamoli “Bill Smith” a Chicago e in Ohio.
E infine ne ho creato uno a Des Moines pazzo per il porno, con tanto di blog.
Così da far credere che fosse lui il protagonista e non il Bill mio cliente.
La regola numero uno è comunque non creare mai identità con professioni che richiedano specifiche lauree o licenze, come medici o avvocati.
Traslocare in maniera efficace prevede una componente d’inganno anche in rete.
Faccio ordinare libri su Amazon su particolari città e contatto anche agenti immobiliari per dare l’impressione di un trasloco imminente.
Tranne poi ovviamente optare per altra destinazione.
Poi faccio aprire conti corrente e spedisco il bancomat a una fonte fidata, che so, a Chicago, chiedendo di comprare generi alimentari ogni settimana.
Per dare l’impressione che il mio cliente viva lì.
Poi il GLB Act rese illegale rintracciare i conti bancari fingendosi qualcun altro, mentendo per ottenere dati sensibili (pretexting), così ho dovuto smettere di ricercare beni e conti offshore.
Qualche anno dopo è passato anche il Telephone Pretext Act.
Così ho dovuto smettere di usare questa tecnica con le compagnie telefoniche.
E lì che ho perso il 75 per cento del mio fatturato.
Ahearn spiega anche che cancellare le proprie informazioni già presenti in rete è impossibile, quello che è possibile però è manipolarle a proprio favore, il trucco infatti è quello di esistere attraverso una entità virtuale, che non ha collegamenti con nulla di fisico.
Ed è proprio quello che fa Frank per i suoi clienti, attraverso tre fasi che lui definisce “misinformation”, “disinformation” e “reformation” (cioè: informazione ingannevole, disinformazione e emendamento).
Il primo passo è modificare leggermente le informazioni sul cliente, per esempio attraverso chiamate alle aziende di gas e luce chiedendo di cambiare il nome dell’intestatario, confondendo chiunque sia alla ricerca della suddetta persona e facendogli cosi perdere tempo; poi il secondo passo è quello di mettere in circolo informazioni false, per esempio utilizzando i social network e quindi postando una foto su Facebook che mostra che il cliente si trova a Tokyo mentre nella realtà è a Roma, o ancora prendendo appuntamenti con agenzie immobiliari, o ancora condividendo l’acquisto su Amazon di una guida su come vivere a Tokyo, e via dicendo.
E infine la terza fase, cioè lo spostamento, che consiste nel movimento fisico di una persona da A a B, quindi pianificando il tragitto, che dev’essere rigorosamente il più lungo possibile e trovando la sistemazione. Durante tutto questo Frank accompagna il cliente, insegnandogli cosa può o non può fare, come deve spostarsi, come deve fare acquisti, e non ultimo come contattare i propri familiari, infatti egli non chiede di tagliare i rapporti con i parenti, anzi lo sconsiglia.


TECNOLOGIE
Le tecnologie non sono solo un impiccio, sono anche una risorsa.
Da un lato, è vero, hanno reso le cose più difficili.
C’è sempre un’impronta digitale che ognuno di noi lascia dietro di sé.
Dall’altro lato, però possono essere anche utilizzate a proprio favore.
In sostanza il gioco sta tutto nel riuscire a staccarsi dalla scia di impronte, o meglio ancora, riuscire a controllarle a proprio piacimento.
Immagina di chiedere alla ragazza di un bullo di ballare con te.
 In quel momento lui ha deciso che sei morto: i prossimi giorni li passerà a darti la caccia.
Poniamo anche che, il giorno dopo, mentre stai consegnando la pizza (il tuo lavoro è quello), scopri che la casa in cui devi andare è proprio quella del bullo di cui sopra.


Bene, la situazione è brutta: se suoni il campanello, il risultato sarà che il bullo ti picchierà.
Se non consegni la pizza, sarai licenziato.
La cosa migliore sarebbe chiedere a qualcun altro di consegnare quella pizza, tenendosi la mancia. In questo modo sono tutti contenti: il bullo riceve la pizza, il negozio prende i soldi, il ragazzo si tiene la mancia e tu mantieni i denti intatti.
Suonare il campanello creerebbe una connessione tra te e il bullo.
Ecco:  il campanello rappresenta tutto ciò che è digitale.
E il momento in cui lo premi è quello in cui costruisci una pista.
A questo punto, il modo più sicuro per sparire e non essere scoperti è di esistere attraverso una entità virtuale, che non ha collegamenti con nulla di fisico.
Ad esempio, quando una persona usa un telefono prepagato, non rivela necessariamente la sua identità. Però, quando una persona lo compra, la sua identificazione è molto più semplice.
A meno che qualcun altro entri nel negozio e lo compri al suo posto...dunque la conclusione è che la tecnologia, in realtà può essere molto utile quando qualcuno vuole scomparire.
Si può vivere a Roma, avere un conto a Milano, un numero di telefono che sembra che sia a Venezia, gestire un sito a Napoli, usare la carta di credito a Torino.
Si può fare anche meglio, e non vivere a Roma ma in un bell’appartamento sulla spiaggia ad Ajaccio, e far sembrare di essere a Roma con un uso attento dei social media.
Comunicare con telefoni pay as you go e fare acquisti con tessere prepagate.
La tecnologia è anche pericolosa, in realtà: è ovunque attorno a noi, siamo monitorati 24 ore al giorno. Tuttavia insegno ai miei clienti i modi per evitare queste tecnologie e utilizzare servizi di agenzie che lavorano al tuo posto.
Prima ero uno skip tracer (trovavo persone).
Ho imparato a cercare e individuare la gente e, cosa più importante di tutte, conosco tutti gli errori che fanno le persone quando vogliono nascondersi.
Dopo che il mio cliente viene fatto sparire, passo con lui alcuni giorni nella sua nuova città.
Devo insegnargli come sopravvivere, cosa può e deve fare, e cosa invece non deve permettersi in nessun modo.
Gli insegno anche il modo più sicuro per lasciare la città nel caso in cui il suo “predatore” si debba manifestare.
Dopodiché ci scambiamo alcune email, e quando è in grado di andare avanti in modo autosufficiente considero la mia missione compiuta.
Garanzie di non essere scoperti?
Nessuna, ovvio.
Sparire è un’arte, non una scienza.
Viviamo in una società in cui, anche se sei dall’altra parte del mondo, puoi incontrare un tuo amico, e lui potrebbe twittare dicendo di averti visto.
Una volta è successo a un mio cliente di venire scovato, ma non per colpa mia: era stato lui a non aver seguito le mie regole.
Era un appassionato di calcio, giocava nella squadra della sua città e allora, dopo un po’, decise di entrare nella squadra della sua nuova città in cui si nascondeva. Non sapeva che la sua nuova squadra aveva una pagina facebook, uno dei suoi compagni postò una fotografia con nome e immagine.
Poco dopo, mentre stava giocando, ecco che arriva, ai bordi del campo, il suo “predatore”.
È scappato di corsa dal campo di calcio, è saltato in macchina ed è corso a casa. Lì aveva tutte le cose pronte per mettere in atto il piano di riserva e scomparire ancora.
Non ha mai più giocato a calcio.

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