Nonchè fondatore dell' Apple (ed acerrimo rivale della Microsoft).
Alcuni aspetti della sua esistenza sono stati avvolti dal mistero, a partire dalla nascita: San Francisco (più probabilmente) o Wisconsin?
Apple, ufficialmente, si è sempre rifiutata di fornire questa informazione.
Finchè la biografia ufficiale di Jobs svelò l'arcano: era nato a San Francisco (almeno così è stato scritto).
Anche dopo la sua morte (avvenuta nel 2011), sono continuate ad uscire leggende metropolitane che lo vorrebbero ancora in vita.
Ad ogni modo nel 1972 Steve Jobs si iscrisse all’università, al Reed College, in Oregon.
Ben presto capì che quei corsi non gli interessavano più di tanto e che la vita del college era troppo costosa per la famiglia.
Decise di lasciare officiosamente i corsi ufficiali ma di seguire solo quelli che gli interessavano.
Come quello di calligrafia, dove imparò tutto sulla scrittura: queste conoscenze sarebbero state utili per le capacità tipografiche del Macintosh, il primo computer “per tutti”.
Per risparmiare lasciò la camera del dormitorio e si fece ospitare da amici.
Come idea ebbe quella di raccogliere bottiglie di Coca-Cola vuote, per restituirle ai venditori e avere in cambio 5 centesimi.
Inoltre andava al tempio Hare Krishna dove, la domenica, si mangiava gratis.
Chiarissimo come l'infanzia di Jobs, a livello economico, non fu proprio una passeggiata.
ATARI ED APPLE COMPUTER
Tornato in California, Steve rispolverò la passione per l’elettronica (gliel’aveva trasmessa un vicino di casa che si divertiva a giocare con amplificatori e ricetrasmittenti): iniziò a lavorare per Atari, uno dei primi produttori di videogame (possiamo ricordare Breakout), poi, con il suo amico e collega Steve Wozniak, decise di mettersi in proprio e nel 1976 fondò la Apple Computer.
Sede della società: il garage di casa Jobs.
Il simbolo o comunque il logo era ovviamente la "mela morsicata" che anni dopo, tutt'oggi, sarebbe diventata un’icona dell’high-tech: un brand diciamo; capitale sociale.
Jobs per finanziarsi decise di vendere il suo furgone Volkswagen, mentre Wozniak fu costretto a dare via la calcolatrice scientifica per mettere insieme qualche dollaro.
APPLE I, II e III
La loro prima creazione, Apple I, era un computer formato da pochi componenti, dunque abbastanza economico. Aveva alcune caratteristiche innovative per l’epoca: innanzitutto poteva essere collegato a una TV, in più aveva un sistema di memorie (rom) che ne semplificava l’accensione.
Apple I in pratica era un semplice circuito elettronico.
Sulla scia del primi successi, le azioni di Steve Jobs presero quota.
L’azienda inziò a crescere e lui a dare un’impronta sempre più forte ai suoi prodotti.
Arrivò Apple II, il primo computer fatto e finito (fin da allora Jobs sosteneva che, una volta tirato fuori dalla scatola, un computer doveva essere pronto da usare, senza parti da montare), seguito da Apple III che, con i suoi problemi di surriscaldamento, risultò un flop.
Problemi di surriscaldamento dovuti alla mancanza di ventole (che Jobs riteneva troppo ingombranti e poco eleganti).
IL PRIMO MOUSE (1984)
Nel dicembre 1979 mentre visitava un centro ricerche dell’azienda informatica Xerox, dove stavano studiando un sistema che avrebbe permesso di comandare i computer attraverso semplici menu a icone, gli venne l'illuminazione.
Jobs e il suo team riuscirono nell’impresa di trasformare il computer in un elettrodomestico alla portata anche degli utenti meno esperti.
La metamorfosi si completò nel 1984 con il lancio del Macintosh, il primo computer controllato, oltre che con la tastiera, con un nuovo e curioso apparecchio che fu ribattezzato mouse.
Le quotazioni di Steve Jobs schizzarono alle stelle.
CACCIATO DALLA APPLE (1985)
Tuttavia poco dopo, continui contrasti con l’amministratore dell’epoca, Jobs venne licenziato e fu costretto a fare le valigie: era il 1985.
Probabilmente influirono molto gli insuccessi con Apple III ma soprattutto dei Macintosh negli anni 80 (insuccessi a livello di vendite "attese").
Proprio lui che quella realtà l’aveva creata in garage e resa una compagnia da 2 miliardi di dollari e 4 mila dipendenti, veniva messo alla porta, perché ritenuto improduttivo e fuori controllo.
In anni recenti, Steve Wozniak disse che in realtà non fu mai licenziato ma andò via di sua iniziativa, anche se ciò è in contrasto con le dichiarazioni del tempo di Jobs:
"Avevamo lanciato la nostra migliore creazione, il Macintosh, un anno prima e avevo appena compiuto 30 anni. E sono stato licenziato. Come puoi essere licenziato dalla compagnia che tu stesso hai fondato? Con la crescita di Apple abbiamo assunto qualcuno che ho ritenuto di talento, affinché guidasse la compagnia con me, e per il primo anno tutto è andato bene. Ma quando le nostre visioni sul futuro hanno iniziato a divergere, alla fine ci siamo scontrati. Quando l’abbiamo fatto, il Consiglio d’Amministrazione si è schierato con lui. Così sono stato cacciato".
In seguito disse: "Essere licenziato da Apple, fu la cosa migliore che potesse capitarmi. Mi liberò dagli impedimenti permettendomi di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita".
Lo stesso Sculley, tuttavia, ha negli anni smentito il racconto di Jobs, spiegando come l’azienda non abbia cercato di cacciare il cofondatore, bensì di convincerlo a fare un passo indietro dalla guida della divisione Macintosh.
LA NEXT, LA PIXAR E IL RITORNO ALLA APPLE
Comunque lasciata la Apple, nei panni del debuttante, Jobs fondò prima un’azienda (NeXT) con l’idea di produrre computer all’avanguardia e ne rilevò un’altra, da George Lucas (il regista di Guerre Stellari), che stentava ad affermarsi nel campo della grafica computerizzata: la Pixar.
La NeXT non decollò, vendendo appena 50 mila computer in 8 anni, mentre la Pixar si manteneva a galla a fatica (e soprattutto grazie ai 60 milioni di dollari che Jobs ci rimise di tasca sua).
La NeXT produceva ottimi macchinari ma i costi erano enormemente superiori a quelli dei concorrenti.
Ma proprio quando il fondatore della Mela stava per affondare e pure la Apple, a causa di scelte sbagliate, non se la passava tanto bene, a metà degli anni 90 i loro destini si incrociarono: Jobs convinse i “rivali” di Apple a scegliere un rivoluzionario programma sviluppato da NeXT come base per i nuovi computer, gli iMac.
Apple acquistò la NeXT stessa e nel 1996 Steve Jobs tornò a casa.
Per la Pixar, nel 1995 nelle sale cinematografiche americane debuttò "Toy Story - il mondo dei giocattoli" , il primo film realizzato completamente con sistemi di animazione digitale.
Un successo incredibile, il primo di quello che sarebbe diventato ben presto il più importante studio di animazione di Hollywood.
Per approfondire: La Storia Della Computer Grafica
IPOD E L'ITUNES
Tornato al timone della Apple, Jobs si trovò ad affrontare una profonda crisi finanziaria.
Lo fece ricorrendo anche ai licenziamenti di massa.
Proprio queste qualità sono state il segreto del suo successo: in effetti dal suo ritorno non sbaglia un colpo o quasi.
A ottobre 2001 viene presentato l’iPod, il lettore portatile di musica che è diventato oggetto di culto tra giovani e meno giovani, tra persone comuni e celebrità.
Un paio di anni più tardi ecco iTunes, il negozio virtuale dove si possono comprare i dischi: le canzoni si “scaricano” (legalmente e a pagamento) dal web con il computer.
Un fenomeno planetario che Apple ha celebrato nel 2010 dopo aver tagliato il traguardo dei 10 miliardi di canzoni scaricate.
IL TUMORE
Tuttavia nel 2004, Jobs scoprì di avere un tumore al pancreas.
«I dottori mi dissero di mettere ordine nei miei affari» raccontò a una classe di studenti «e questo significa prepararsi a dire ai figli in pochi mesi ciò che pensavi di poter dire loro in dieci anni. Significa dire addio». Quando i medici analizzarono le cellule del suo pancreas scoprirono che si trattava di un cancro rarissimo, ma curabile con un’operazione.
«Quella è stata la volta in cui sono stato più vicino alla morte e spero sia anche l’unica per qualche decennio».
L'IPHONE (2007)
Jobs si rituffò negli affari: mentre le vendite degli iPod (di cui lanciava ogni anno nuove versioni) andavano alla grande, decise di rilanciare.
Convinse i suoi che un iPod capace anche di telefonare avrebbe fatto il botto.
Nel 2007, svelò al pubblico l’iPhone: un cellulare dal design minimalista (senza tastiera, con schermo sensibile al tocco), con capacità musicali e in grado di navigare nel Web come il computer di casa.
Erano veri e propri eventi di culto, quelle presentazioni: in parte per il suo linguaggio e la sua mimica, tutto studiato a tavolino.
Neanche a dirlo, pure l’iPhone è diventato un cult: il giorno in cui venne lanciato ne furono venduti 500 mila.
In Italia arriva nel 2008 con la sua versione 2.0, più veloce, dotato di GPS e ancora più economico: l'obiettivo dichiarato è quello di "essere ovunque", replicando così il successo di diffusione dell'iPod.
Con la diffusione delle applicazioni, rese disponibili sulla piattaforma online chiamata AppStore, e l'introduzione del modello "4", l'iPhone non smette di macinare record su record.
L'IPAD, I TABLET E LA MORTE (2011)
Prima che la malattia si riaffacciasse, Jobs conduceva una vita tranquilla, da buddista.
Si era dato uno stipendio di appena un dollaro all’anno, ma possedeva molte azioni Apple e poteva contare su benefit come un jet da 90 milioni di dollari.
Alla fine di gennaio 2010 presenta una nuova scommessa: il nuovo prodotto Apple si chiama iPad e introduce nel mercato una nuova categoria di prodotti, chiamata "tablet".
Il 24 agosto 2011, ormai debilitato dalla malattia e senza più energie, cede definitivamente il ruolo di CEO di Apple a Tim Cook.
Poche settimane dopo, la sua lunga lotta contro il cancro termina: Steve Jobs, una delle figure più importanti e significative dell'era digitale, muore il 5 ottobre 2011 all'età di 56 anni.
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