Le fake news, le catene di Sant'Antonio, il business e l'astio politico non si fermano neanche durante le tragedie.
Come tutti saprete il Ponte Morandi a Genova è crollato, portandosi con sè 39 vittime e dai 10 ai 20 dispersi (oltre ad un numero imprecisato di feriti).
Eppure, sui social, lo sciacallaggio è sempre in agguato.
Gira da qualche ora su Facebook una lettera scritta dal padre di una delle vittime di Genova (Marta Danisi).
"Ricevo e condivido, tra le lacrime, questo struggente grido di dolore di un genitore.
❤️
<<Scrivi quando arrivi>>
“Mi avevi pregato tanto per andare in Sardegna col tuo fidanzato. Ti avevo detto che, fosse stato per me, non ci saresti andata. Però poi ho visto il tuo sorriso mentre programmavi i tuoi itinerari di viaggio, le escursioni, le giornate al mare. Ti ho detto di sí. Dovevi tornare a casa e raccontarmi come fosse stato. Dovevi dirmi che quel ragazzo ti aveva chiesto di sposarlo sulle note di quella canzone che cantavi sempre sotto la doccia, quella che hai messo anche oggi, prima di uscire. Prima di dirmi che mi volevi bene, stringendomi in un abbraccio. Tu con la tua testa sulla mia spalla e io con le mie mani ad accarezzarti quei capelli che non pettinavi mai. “Papà sono ricci.” E non era vero che “ogni riccio, un capriccio”. Per ogni tuo riccio si scatenavano dieci tempeste. Però eri buona. Eri tanto buona. Eri tua madre, senza la sua paura di vivere, con tanta voglia di guardare le cose belle del mondo.
Ti ho dato un bacio sulla fronte “scrivi quando arrivi, prima di prendere il traghetto”. “Scrivi quando arrivi”, era il mio dirti che ti volevo bene, che ero un papà preoccupato, ma felice di vederti felice a tua volta.
Poi ho sentito un boato, forte. Ho pensato a cosa potesse essere stato, ho cercato risposte, poi la notizia. Il ponte crollato, le vittime, era un inferno, dicevano. Ho sperato che mi chiamassi piangendo, dicendomi: “hai visto papà, c’è stato un crollo, ma io sono stata fortunata, avevo già attraversato il ponte” Avrei puntato il dito contro i politici corrotti, la scarsa manutenzione, la noncuranza di chi aveva compiuto una tale mattanza, ma avrei ringraziato di vedere di nuovo i tuoi occhi nocciola.
Ho sperato che tra quei morti non ci fossero i vostri nomi. Ho sperato di non vedervi ridotti ad una riga su un quotidiano.
Vorrei sapere di chi è la colpa, chi si è portato via le tue mani affusolate o le tue magliette sempre a maniche corte. Chissà cosa hai provato. Chissà come ti stava il terrore addosso.
Mai avrei pensato di poter avere cucita su di me la consapevolezza che fosse finita e che non avresti avuto più possibilità dalla vita. Niente laurea. Niente nuovi posti del mondo da fotografare, niente più “ti scrivo quando arrivo, papà”.
E mi chiedo come staranno gli altri genitori. Come starà chi ha perso il figlio senza una parola di cortesia. O un marito, una madre, un pezzo di cuore.
Mi chiedo perché. Perché tu. E non ottengo risposte se non un disperato silenzio. Ho pianto. Ho fatto scorrere quelle lacrime che tu mi recriminavi. Mi faccio pervadere dal dolore consapevole che non ti vedrò più. Consapevole che non ti accompagnerò all’altare. Consapevole che qualcuno, magari un padre come me, ha ignorato il problema per anni e ora parla di vincoli europei, governi precedenti e altre idiozie, cercando invano qualcuno contro cui puntare il dito, mentre ha addosso l’odore di morti che continuano ad aumentare. Consapevole che non ci sarai. Mai più.
Voglio che tu sappia che sono fiero di essere tuo padre. Fiero di averti avuta accanto. Fiero dei tuoi abbracci che mi hanno fatto diventare un uomo migliore. Fiero di averti accompagnata nelle tue piccole vittorie e nelle tue grandi sconfitte. Sono fiero di averti vista crescere. Con una morsa al cuore per non poterlo fare più.
E mentre c’è chi dal posto caldo dietro la propria scrivania discute sui vaccini, gli immigrati, le famiglie arcobaleno, mentre l’Italia crolla a pezzi, io piango chiedendo a Dio la forza per svegliarmi domani e vivere con la tua stessa volontà. Riposa in pace figlia mia.
Scrivi quando arrivi, in paradiso
Scrivi quando arrivi.
Per sempre tuo,
papà"
Si tratterebbe di una fake news ed una missiva assolutamente falsa che contiene le stesse parole di una vecchia lettera che riguardava una delle vittime del Bataclan (la strage di Parigi nel 13 novembre 2015).
In questi casi si parla di simulazioni letterarie.
Parte di quella missiva copiata (che potrete trovare trascritta qui: lettera vittima Bataclan):
"Dovevi tornare a casa e raccontarmi come fosse stato. Dovevi dirmi che Thomas ti aveva chiesto di sposarlo sulle note di quella canzone, se così possiamo chiamarla, che mettevi sempre quando litigavamo. Quella che hai messo anche stasera. Prima di uscire. Mi chiedo perchè. Perchè tu"
Più altri passaggi leggermente modificati ma sostanzialmente derivanti della stessa bufala.
Scrivere una lettera del genere citando una vittima appena morta sotto le macerie del Morandi, firmata da un padre (per di più morto quando lei aveva 14 anni) è quello che più si avvicina al concetto di bastardaggine ingiustificata e vigliacca.
Non si può parlare neanche di goliardata ma piuttosto di oltraggio alla memoria di una giovane vittima di una tragedia, segno dei tempi (cupi, bui e decadenti) della nostra nazione.
A chiarire l’impossibilità della veridicità di quella lettera è lo zio della giovane vittima: "Il papà di Marta, Antonio, è morto all’età di 41 anni per un tumore".
Nella lettera sono tanti i punti che non coincidono con la vita di Marta: la giovane non è genovese, ma siciliana, non stava partendo per la Sardegna e, soprattutto, era orfana di padre da molti anni.
Marta Danisi, 29 anni, siciliana, e il fidanzato Alberto Fanfani, anche lui ritrovato sotto le macerie.
I due ragazzi avevano accompagnato la mamma di lei all’aeroporto di Genova, dopo che aveva trascorso qualche giorno con loro ad Alessandria.
I due ragazzi si erano conosciuti tra le corsie dell’ospedale di Cisanello dove entrambi lavoravano, poi si sono trasferiti insieme ad Alessandria e nel 2019 avrebbero dovuto sposarsi.
Per quale ragione il popolo del Web ha creato una missiva del genere?
Una lettera ricca di spunti e critiche verso la politica italiana.
Una lettera da migliaia di condivisioni, in alcune parti toccante (come abbiamo visto scopiazzata da un'altra missiva di qualche anno fa), in altre intrise di astio politico.
Ma sui social, si sa, la condivisione è quasi compulsiva, soprattutto quando c’è da far circolare l’indignazione a buon mercato (e le catene di Sant'Antonio).
Ma la storia della falsa lettera deve far riflettere, tutti, su come ormai le informazioni arrivino ai cittadini.
Le fake news invece tempestano le bacheche Facebook, facendo spesso leva su rabbia ed indignazione colpendo i sentimenti di chi, naturalmente, è sensibile ad una tragedia come quella di Marta (e delle altre vittime) che ha scosso l’Italia.
Una lettera all’apparenza scritta da un padre, molto poetica e toccante, in cui vengono elencati tre o quattro aspetti del recente dibattito politico che si fissano facilmente in testa.
Attaccare chi si è occupato di vaccini, immigrati, diritti ai gay fa capire che c'è qualcosa di creato a tavolino.
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