Facebook dopo aver mancato l'acquisizione di Snapchat ha siglato un accordo preliminare per rilevare WhatsApp per 16 miliardi di dollari, di cui 12 miliardi in azioni più altri tre miliardi da distribuire a dirigenti e dipendenti che abbiano lavorato almeno 4 anni in azienda.
In totale: 19 miliardi di dollari.
Lo ha annunciato la stessa Facebook con un post nella Newsroom del social network.
Con oltre 400 milioni di account attivi ogni mese su WhatsApp è come se Facebook stesse pagando 35 dollari per ogni utente.
Stando così le cose, questa sarebbe la più ricca acquisizione di una startup mai avvenuta in Silicon Valley e l’affare internettiano più costoso dall’acquisizione di AOL da parte di Time Warner, nel 2001. Un affare molto più ricco di come lo aveva imbastito Google un anno fa, arrivando a ipotizzare una spesa di 1 miliardo di dollari per la stessa operazione riuscita oggi a Facebook.
COSA CAMBIA?
“Questa acquisizione accelera la capacità di Facebook di connettere le persone”, dice il comunicato. “L’app, leader del mercato di messaggistica, continuerà a esistere come realtà indipendente“, proprio come è successo fin qui con Instagram e senza alcuna integrazione con Facebook Messenger, quindi.
Il CEO e cofondatore di WhatsApp, invece, Jan Koum, entrerà nel consiglio d’amministrazione di Facebook: “L’interfaccia semplice e potente che proponiamo sta trainando la rapida crescita di WhatsApp e l’alto grado di coinvolgimento degli utenti”, ha detto.
Il servizio è cresciuto di oltre 100 milioni di utenti in un anno e il 70% degli iscritti, infatti, è online almeno una volta al giorno.
“WhatsApp ha l’obiettivo di arrivare a connettere un miliardo di persone“, ha scritto Mark Zuckerberg commentando l’acquisizione e alzando subito le aspettative di crescita.
”I servizi in grado di raggiungere certi traguardi sono particolarmente pregiati“. E costano caro.
“Dopo che abbiamo parlato del prezzo, ci ho pensato su per qualche giorno e alla fine ho deciso che sì, dai, facciamolo“, ha detto Zuckerberg nella conference call convocata poco dopo l’annuncio.
“Una volta che raggiungeremo uno, due o tre miliardi di utenti avremo un sacco di modi di monetizzare“.
“L’app di Jan Koum è più adatta alla mobilità“, ha detto, relegando il suo servizio a chat adatta all’uso su computer.
PUBBLICITA'
Koum assicura che non ce ne sarà.
Un'annotazione interessante soprattutto se si considera che è il metodo principale di monetizzazione sia su Facebook che, da non molto, su Instagram.
Anche da Sequoia sono arrivati ulteriori dettagli: WhatsApp ha solo 32 ingegneri fra le sue fila, uno ogni 14 milioni di utenti, e la piattaforma processa 50 miliardi di messaggi al giorno.
Il segreto del successo? Sta proprio nel concentrarsi sui messaggi e nient'altro, senza correre dietro ai complicati e un po' disordinati ecosistemi di Line, WeChat e compagnia orientale.
In un'intervista al Wall Street Journal dello scorso dicembre Jan Koum aveva appunto attribuito la continua crescita al focus sul servizio principale.
Anziché competere con altre app, che fanno soldi tramite pubblicità, giochi e altri servizi per esempio negozi di sticker e applicazioni interne si rimane fermi al punto essenziale: "Vogliamo restare fuori da quella strada. Vogliamo che la gente possa portare avanti una conversazione".
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