Visualizzazioni Totali

TRA I PRIMI IN ITALIA A PARLARE DI BITCOIN (DAL 2012!): PER ESSERE SEMPRE AGGIORNATI SULLE NOVITA' TECNOLOGICHE DEL WEB SEGUITE LA PAGINA FACEBOOK (LINK A SINISTRA)

giovedì 11 dicembre 2014

La Storia Di Blockbuster e Il Suo Fallimento

Blockbuster fu una società di distribuzione digitale (Home Video e Videogame in primis) fondata negli Stati Uniti nel 1985. Il primo negozio fu aperto a Dallas, Texas, nel 1985. Nel giro di 10 anni i negozi aperti furono quasi 5000. Un dominio inarrestabile o almeno così sembrava.


LE ORIGINI
L'ideatore fu tale David Cook, che approfittò del brusco rallentamento di petrolio e gas per dar vita a quello che sarebbe stato il colosso americano del noleggio film. Cook divenne miliardario vendendo l’azienda a Viacom nel 1994. Il noleggio e la vendita di film, infatti, si dimostrarono fin da subito un mercato in forte espansione e con buoni profitti. Da qui la strada verso il successo ed il guadagno fu in discesa. Negozi comparvero in Canada, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Gran Bretagna, Portogallo, Danimarca, Messico, Argentina ed Italia.
Ci fu anche un’acquisizione da parte di Viacom per 8,4 bilioni di dollari: così tanti zeri che la parola crisi non era nemmeno contemplata nel vocabolario dell’azienda statunitense.
Come detto, sull’onda del successo americano l’insegna Blockbuster arriva anche da noi nel 1994.
Fu una piccola rivoluzione per il nostro commercio lento e conservatore: un’inaugurazione la settimana, negozi aperti 365 giorni l’anno e fino a tarda ora, comunicazione e marketing all’americana.
Erano le serate Blockbuster e, infatti, nei negozi a un certo punto apparirono i frigo con le pizze surgelate, birra e coca e gli stand con orridi snack e patatine multicolori.
Non c’erano le tv satellitari. Il Web non si sapeva cosa fosse, c’erano le videocassette, poi arrivarono i dvd e i videogiochi. Poi, piano piano, fini tutto in svendita.
Il modello di business sostanzialmente è rimasto invariato nel tempo: catena di noleggio per l’home cinema, capillare, aperta 365 giorni all’anno con restituzione 24 ore su 24.
A fianco al noleggio arrivò la vendita di videocassette prima, dvd e blu-ray dopo, sia nuovi che usati.
A ben vedere, il vero successo di Blockbuster era sintetizzato nel claim “Make it a Blockbuster night”. L’invito era forte e gli ingredienti semplici: il cinema, il tuo divano di casa, la pizza, la birra, gli amici o la famiglia. Blockbuster diventa icona di un’occasione sociale moderna, inventa l’home entertainment. I negozi, l’assortimento, la facilità di accesso e restituzione, la pizza surgelata sono gli elementi accessori per il tutto ma il prodotto si evolve: ieri si chiamava videocassetta, oggi dvd, domani chi lo sa. Quando si è capito che la rivoluzione digitale avrebbe modificato irreversibilmente la fruizione del cinema a casa, Blockbuster apporta lievissime novità.
E lo fa scegliendo la via più semplice: ho i negozi, ho una competenza di noleggio, ho i dvd quindi da domani noleggio i videogiochi per console. Nasce Game Rush. Intuizione che non salverà Blockbuster dal fallimento.


LA DECLINO E IL FALLIMENTO
Con il passare del tempo, una dopo l’altra cominciano a cadere le 5.000 insegne che Blockbuster aveva piazzato nel mondo. Nel 2010 la società dichiara bancarotta, la pirateria ormai la fa da padrona.
Nel 2013 toccò alla Gran Bretagna, dove l’insegna di videonoleggio andò in amministrazione controllata: oltre 4000 lavoratori coinvolti e 500 negozi chiusi.
È solo il penultimo atto di un’agonia cominciata due anni prima, che accompagna per contrappasso l’ascesa di chi l’ha causata (lo streaming via Internet in prima fila) e i cambiamenti nelle abitudini di chi guarda il cinema e in genere di chi ascolta musica o cerca informazioni.
Quello dell’insegna di videonoleggio è un caso da manuale: il leader che non capisce l’evoluzione del mercato, non si adatta e finisce per implodere. Era possibile prevedere la fine? Forse sì ma forse non era facile mettere in atto le contromisure così come non sono riusciti altri (FNAC, ad esempio).
Ma per il colosso americano i segnali di malfunzionamento arrivano già nel 2000.
Negli Stati Uniti Netflix, la società di Reed Hastings, considerata la principale colpevole della crisi di Blockbuster, assesta il primo colpo portando a casa i film con un sistema semplice (puoi tenerlo quanto tempo vuoi, senza pagare multe in caso di ritarda consegna) e grazie all’efficienza delle poste americane. Poi passa allo streaming, nel 2008. E al pagamento di un canone che ti permette di vedere tutto quel che vuoi. E’ un successo che mette in ginocchio il leader, che pure aveva i clienti e la storia.
Netflix aveva iniziato a far vacillare Blockbuster.
Il gigante blu e giallo che da solo aveva fatto tremare tutta Hollywood, convincendo la gente che guardare film nella comodità del salotto di casa propria era meglio, si trovò ad essere vittima, come il cinema prima di lui, di quella “teoria dei nuovi prodotti” che ne aveva fatto la fortuna.
Il cinema ucciso dal dvd, i dvd uccisi da Internet. Se a questo aggiungete l’avvento della televisione digitale on demand e Internet con i suoi negozi virtuali come iTunes ed Amazon, capirete il tracollo di Blockbuster. Un duro colpo sferrato a suon di migliaia di film tra i quali scegliere grazie semplicemente ad un decoder, un abbonamento mensile o annuale e un click.
Internet, pay-per-view e pirateria informatica, quindi, sono sicuramente responsabili del fallimento dell’azienda, ma non sono gli unici.
Nel 2011, essa è acquistata da Dish Network ma è un fuoco di paglia perchè da lì a poco abbandonano prima il mercato canadese, poi quello italiano, nel 2013 quello inglese.
A Novembre 2013 vengono chiusi gli ultimi 300 negozi rimasti negli Stati Uniti, decretandone la fine.
Il vero colpevole? Blockbuster stesso, con la sua incapacità di adeguarsi agli ultimi standard tecnologici. Niente soluzioni innovative e competitive, niente clienti, niente guadagni.
Netflix, invece, che solo quattro anni fa era a rischio fallimento, ha riorganizzato il proprio servizio di video-noleggio con consegna casalinga, riciclandosi in sito di streaming a pagamento, per allargare poi le sue attività fino a diventare addirittura casa di produzione.
A Febbraio 2013, infatti, è iniziata l’operazione House Of Cards, una serie televisiva adattata da Beau Willimon per il servizio di streaming Netflix.
La Logica? Attrarre nuovi abbonati con un’abbuffata di episodi e fidelizzarli.
Ma soprattutto convincere gli investitori!
Lo stesso Beau Willimon ha affermato “Questo è il futuro, lo streaming è il futuro. La TV non sarà TV da qui a cinque anni...tutti saranno in streaming”.
Netflix, dunque, ha saputo rinnovarsi, per questo è ancora presente e dinamica sul mercato.
Anche i cinema sono riusciti ad innovarsi, migliorando il servizio, lavorando sulla qualità degli stessi, spingendo le case cinematografiche ad una continua ricerca di nuove soluzioni “cinema based”.
E Blockbuster? Non può far altro che osservare tristemente i titoli di coda che segnano la fine del film che l’aveva come protagonista.


Per approfondire:
La Storia Di Netflix
Come Funzionano Netflix Ed Hulu

Nessun commento:

Posta un commento