Sono trascorsi già più di 5 anni dai primi studi sui mantelli dell’invisibilità, e le ricerca oggi continua a fare passi da gigante.
L’ultima scoperta arriva dai pionieri di questo campo: lo stesso team di ricercatori di Berkeley(California) che realizzò il primo prototipo nel 2009.
Il nuovo mantello uscito negli ultimi mesi è infatti sottilissimo (praticamente 2D), flessibile e capace di "avvolgere" efficacemente anche oggetti di forma irregolare.
Il segreto di questi oggetti è il metamateriale di cui sono fatti: placche rettangolari d’oro, definite anche “nanoantenne”, che possono modificare la direzione dei raggi di luce che le colpiscono, e vengono programmate semplicemente modificandone le dimensioni.
Applicando queste placche su una superficie isolante trasparente, i ricercatori hanno costruito un mantello bidimensionale con cui avvolgere oggetti tridimensionali di forma arbitraria, che vengono nascosti alla vista modificando la direzione dei raggi di luce incidenti.
Le nanoantenne permettono di riflettere in linea retta tutti i raggi di luce che colpiscono il mantello dell’invisibilità e rendono in questo modo funzionalmente invisibile l’oggetto sottostante agli occhi di un osservatore.
Per il momento però si parla di oggetti piccolissimi.
I ricercatori di Berkeley suggeriscono che il loro mantello potrebbe essere facilmente adattato per riflettere onde radio, e utilizzato poi per coprire un caccia militare e ingannare così i radar nemici, non facendo sparire completamente l’aereo magari, ma modificandone l’aspetto il tanto che basta per farlo apparire come un velivolo.
Eppure studi sull'invisibilità si perdono nella notte dei tempi.
Scopo di quest'articolo è quello di parlare di un famoso esperimento condotto dalla marina militare americana negli anni 40: l'Esperimento Philadelphia.
L'ESPERIMENTO PHILADELPHIA
Nei primi anni ’30, l’Università di Chicago investigò sulla possibilità di raggiungere l’invisibilità tramite l’uso dei campi magnetici.
Questo progetto fu poi trasferito al Princeton’s Institute Of Advanced Studies.
La ricerca era segreta e continuò fino agli anni ’40.
Il test conclusivo fu fatto il 28 ottobre 1943.
Nel 1943 la marina statunitense decise appunto di tentare un esperimento (conosciuto come “Philadelphia Experiment”) sulla base della teoria del “Campo Unificato” di Albert Einstein, che metteva in relazione i campi magnetici e gravitazionali con altri fenomeni subatomici.
Secondo un’interpretazione di questa teoria, applicando un ingente campo magnetico ad un corpo, se ne provocherebbe la sparizione.
L’esperimento fu effettuato sulla nave USS Eldridge.
A bordo vennero montati dei generatori di magnetismo di tipo de-gausser; la nave divenne evanescente fino a scomparire in una luminosità verdastra.
L'esperimento, fallì, non si riuscì a completare il processo del salto quantico.
Tuttavia alle ore 17:15 l'USS Eldridge ormeggiato nei pressi del molo di Filadelfia sarebbe svanito nel nulla per diversi istanti, ricomparendo dopo pochi minuti a Norfolk in Virginia per poi rimaterializzarsi nuovamente presso lo stesso molo di Filadelfia.
Dopo pochi minuti la nave scomparve di nuovo, tornando nel molo di Filadelfia, nello stesso punto in cui si trovava.
La nave spari dal porto di Philadelphia per un totale di 4 ore.
Al momento della sua ri-apparizione alcuni dei marinai furono trovati conficcati nel ponte e nelle lamiere della nave, altri presero fuoco, alcuni non vennero più trovati.
Ma, la cosa più sconvolgente, fu che alcuni dei superstiti continuavano a materializzarsi e smaterializzarsi sotto gli occhi di alcuni testimoni.
Due marinai, si gettarono dal ponte nel bel mezzo dell'esperimento, con la speranza di riuscire a nuotare lontano per salvarsi.
Però nel frattempo era successo qualcosa di imprevisto e di incredibile, quando toccarono terra si ritrovarono appunto, non più nel porto di Philadelphia, ma bensì a Long Island.
Oltre ad essere stati teletrasportati in un altro luogo, si ritrovarono addirittura in un altro tempo: nel 1983.
Furono sbalzati avanti nel tempo di ben 40 anni.
Si era creata una distorsione spazio-temporale, grazie alle grandi energie sviluppate.
Il campo magnetico inoltre aveva alterato anche fisiologia ed equilibri psichici dell’equipaggio.
DIARIO DI BORDO DELLA NAVE
La marina militare americana, a seguito delle voci che circolarono nei decenni successi(messe in giro da alcuni personaggi di cui parlerò dopo), ha fornito il diario di bordo della Eldridge ed il suo diario di guerra e non risulta che la Eldridge sia mai stata a Philadelphia (anche se ciò, ovviamente, non costituisce una prova, data la facile falsificabilità del documento in questione).
La Eldridge, secondo il diario di guerra, rimase a New York fino al 16 di settembre, quando partì per le Bermuda.
Dal 18 di settembre al 15 di ottobre partecipo’ ad operazioni di addestramento e prove in mare.
Il 18 ottobre partì in un convoglio navale per New York e vi rimase fino al primo novembre.
Il 3 partì per Casablanca, dove arrivò il 22 novembre e rimase fino al 29 (da dove ripartì per New York). Arrivo’ a New York il 17 dicembre.
Dal 17 al 31 dicembre viaggiò verso il Norfolk.
Sembrerebbe quindi che la marina non fece mai esperimenti sulla Eldridge, ma il governo ha già effettuato in passato operazioni dette di “cover-up” (copertura) per ragioni di “sicurezza nazionale”; un esempio e’ il “Manhattan Project”.
Questa progetto segreto riguardava la costruzione della bomba atomica e rimase top secret fino a che la bomba fu effettivamente utilizzata.
La marina, alla ricerca di una risposta plausibile, suggerì che forse il Philadelphia Experiment era stato confuso con gli esperimenti di invisibilità alle mine magnetiche.
IL DR.JESSUP E LE LETTERE DI CARL ALLENDE
La marina fece un altro esperimento sulla USS Timmerman nel 1950.
L’esperimento mirava ad ottenere 1,000 Hz al posto dei 400 Hz che erano lo standard per il generatore.
Ne risultarono scariche di luce.
Testimone di queste scariche fu Carl Allende e ciò lo portò a scrivere lettere ad eminenti esponenti della comunità scientifica.
Carl Allende entrò nel corpo dei marines dal quale fu congedato il 21 maggio 1943.
In seguito entrò nella marina mercantile e fu assegnato alla SS Andrew Furuseth.
E’ proprio mentre era a bordo di questa nave che egli afferma di aver visto la Eldridge in azione.
Egli affermò di avere visto la Eldridge sparire e riapparire (in seguito egli venne a sapere che era riapparsa a Norfolk durante il tempo mancante) in pochi minuti.
Svolgendo delle ricerche per proprio conto venne a conoscenza di particolari molto strani che raccolse e scrisse per lettera al Dr.Morris K.Jessup che Allende aveva ascoltato in una conferenza (Jessup era un astronomo).
La lettera era scritta in modo strano, con maiuscole, punteggiatura e sottolineature poste in modo astruso. Inoltre Allende aveva utilizzato vari colori.
Nelle sue lettere al Dr.Jessup, egli rivela agghiaccianti particolari sull’esperimento.
L’indirizzo del mittente posto sulla lettera si rivelò inesistente secondo il servizio postale, ma Allende riusci’ a ricevere lo stesso la risposta del Dr.Jessup.
In una successiva lettera, datata 25 maggio, il corrispondente si dichiarava disponibile ad essere sottoposto a ipnosi o al siero della verità onde ricordare ulteriori dettagli dell’intera vicenda e dimostrare la sua attendibilità.
Di fatto, l’unica argomentazione fornita da Allende a sostegno delle proprie asserzioni erano alcuni nomi di persone che sarebbero state con lui a bordo dell’imbarcazione delle Matson Lines Liberty, la S.S. Andrew Furuseth, da cui poterono osservare tutta la scena della nave scomparsa.
Tuttavia non si ricordava il periodo preciso degli avvenimenti.
Solo in un secondo tempo il cacciatorpediniere “invisibile” venne identificato nell’USS Eldridge, codice DE 173.
Durante il periodo di tempo durante il quale il Dr.Jessup e Allende tennero una corrispondenza, il Dr.Jessup aveva pubblicato un libro intitolato “The Case for UFOs”.
Dopo che Allende scrisse al Dr.Jessup, questo libro fu spedito alla marina con note scritte a mano al suo interno.
Le note erano nella stessa grafia delle lettere mandate al Dr.Jessup, quindi questo fu chiamato a vedere le note.
Egli riconobbe la scrittura immediatamente, con sua grande sorpresa, perché aveva pensato che si trattasse di uno scherzo.
Allora il Dr.Jessup provò a svolgere ulteriori ricerche, ma senza successo.
Solo un particolare lo tormentava: due marinai stavano camminando nel parco quando un uomo molto dimesso li avvicinò, raccontando loro una storia che pareva fantastica.
L’uomo gli parlò di un esperimento svolto dalla marina nel quale la maggior parte dell’equipaggio morì o soffrì di terribili effetti collaterali.
Disse che il governo dichiarò che l’intero equipaggio era malato di mente e quindi fu congedato come un gruppo di persone con problemi mentali che avevano semplicemente inventato una storia fantasiosa.
Alla fine della conversazione, uno dei marinai era convinto e l’altro no.
Il primo contattò il Dr.Jessup e gli raccontò la storia.
Ritornando al libro: lo stile, il tono, e la natura dei commenti, oltre i riferimenti a un esperimento segreto della Marina il cui risultato aveva reso invisibile una nave, convinsero Jessup che l’autore era lo stesso Allende/Allen che a lui si era rivolto, e così accennò agli ufficiali delle lettere che aveva ricevuto.
Questi ne richiesero copie, le quali furono successivamente pubblicate come appendice di una tiratura limitata della versione annotata del Case for the UFO, a cura della Varo Manufacturing Company di Garland, Texas, una società che lavorava per la Marina.
Un'introduzione scritta dal comandante George W. Hoover, ufficiale dei Progetti Speciali dell’ONR, e il sottoposto capitano Sidney Sherby spiegava: “Data l’importanza che attribuiamo alla possibilità di scoprire utili indizi circa la natura della gravità, nessuna voce, per quanto possa essere screditata dal punto di vista della scienza ufficiale, deve essere trascurata.”
A Jessup venne fornita una copia dell’edizione Varo, delle 127 stampate, sulla quale appose a sua volta alcune contro-annotazioni.
In considerazione dei molteplici problemi sollevati e delle spese sostenute (le annotazioni sono state ristampate nei loro colori originali) furono in molti a sorprendersi che l’argomento fosse stato ritenuto di tale interesse dagli scienziati della Marina.Una morte annunciata
Nell’ottobre 1958, approfittando di un viaggio d’affari a New York, Jessup si recò a far visita allo scrittore Ivan T. Sanderson, un zoologo interessato alle anomalie in generale.
Sanderson ricorda così quell’incontro:
“C’era circa una dozzina di persone presenti. Ad un certo momento Morris chiese a tre di noi se poteva parlarci in separata sede. Appartatici, ci consegnò la copia originale riannotata e ci chiese di leggerla con attenzione, quindi di metterla al sicuro ‘in caso mi fosse accaduto qualcosa’.
Tutto ciò all’epoca ci sembrò molto teatrale ma, dopo che aver letto il libro, abbiamo dovuto ammettere che siamo stati invasi da un sentimento collettivo di natura decisamente sgradevole.
E questo venne orribilmente confermato il giorno in cui Jessup fu trovato morto nella sua auto, in Florida.”
Era il tardo pomeriggio del 20 aprile 1959 quando Jessup, dopo aver parcheggiato la sua station wagon nei pressi di casa, con tutta calma infilò un tubo di gomma nel condotto di scarico e l’altra estremità all’interno dell’abitacolo attraverso lo spiraglio di un finestrino.
Morì di avvelenamento da monossido di carbonio.
La sua morte contribuì a enfatizzare il significato delle lettere di Allende, tant’è che qualcuno ritenne addirittura che Jessup fosse stato ucciso perché sapeva troppo.
Di questa opinione un gruppo di occultisti californiani che nel 1962 pubblicò una monografia dedicata al controverso episodio e Gray Barker che raccolse i primi scritti di Jessup e le voci recenti a lui riferite nel volume The Strange Case Of Dr. M.K.Jessup, edito l’anno seguente.
Barker, tra l’altro, cita l’appassionato di UFO Richard Ogden, il quale sosteneva apertamente che il “suicidio di Jessup era stato architettato facendogli recapitare un nastro registrato che conteneva messaggi di auto-distruzione. Il nastro utilizzava suggestioni ipnotiche sovrimpresse a musica e mescolate con rumore bianco.” E concludeva, “Nessuno può resistere all’essere ipnotizzato da onde sonore.”
Una svolta si ebbe poco dopo la morte di Jessup.
Questa svolta fu causata da un uomo di nome Alfred Bielek.
ALFRED BIELEK: IL MARINAIO TESTIMONE
Morto Jessup, Carlos Allende prese a scrivere lettere ad altri ricercatori del settore.
Le località da cui erano spedite variavano da una volta all’altra.
Nell’estate del 1967, dopo aver letto uno dei suoi primi libri sugli UFO, Allende scrisse anche a Jacques Vallée.
Secondo Allende, a causa della eccessiva esposizione al campo magnetico, molti membri dell’equipaggio impazzirono, mentre altri svilupparono malattie misteriose.
Due marinai sarebbero addirittura scomparsi da una taverna del posto lasciando le cameriere terrificate e confuse.
La fotocopia di un ritaglio di giornale, senza testata né data, che descrive l’episodio sarebbe stata fatta recapitare anonimamente all’indirizzo dello scrittore William Moore.
Nel 1983, Carl Allende, apparve a Boulder, Colorado, dove Linda Strand, una giornalista scientifica, ebbe modo di intervistarlo brevemente e scattargli una foto, l’unica esistente di questo singolare personaggio.
La Strand lo descrisse come un tipo strampalato che scribacchiò alcune note a margine della sua copia del libro di Berlitz e Moore prima di scomparire di nuovo, senza fornire ulteriori particolari su ciò che asseriva di aver visto.
Più di recente, nel settembre 1989 è venuto alla ribalta un certo Alfred Bielek che ha asserito di essere stato uno dei marinai coinvolti nel tanto discusso esperimento di Filadelfia.
Bielek nel corso di alcune conferenze e interviste, raccontò che per anni non aveva avuto alcun ricordo dei fatti, perché era stato sottoposto al lavaggio del cervello.
La storia di Bielek è più che sinistra.
Egli afferma di essere stato trasportato nel futuro e che proprio nel futuro sia stato sottoposto a lavaggio del cervello da parte della marina militare.
Egli affermò in particolare di aver vissuto per circa 6 settimane nell'anno 2137 e poi per 2 anni circa nel 2749; affermando di aver visto il mondo completamente diverso.
Ciò lo avrebbe portato a credere che il suo nome fosse Alfred Bielek, mentre il suo nome vero era Edward Cameron.
Dopo aver scoperto la sua vera identità, egli coinvolse suo fratello nella testimonianza sull’esperimento.
Bielek affermava che suo fratello era stato trasportato nel 1983 e che aveva perso il suo “time-lock”, invecchiando di un anno ogni ora e giungendo così rapidamente alla morte.
Bielek afferma poi che suo fratello era rinato.
Ovviamente, solo un piccolo gruppo di persone credette a Bielek.
Anche se alcune persone credono che un fondo di verità ci sia, la maggior parte di esse ritiene che Bielek abbia esagerato la storia per qualche ragione personale.
Bielek è laureato in fisica, quindi ha qualche esperienza tecnica.
E’ anche un ingegnere elettrico in pensione con trent’anni di esperienza.
Proprio per questo, e per la sua intelligenza, egli non può essere screditato in toto.
Bielek affermò anche che Albert Einstein, John Von Neumann e Nikola Tesla erano coinvolti nell’esperimento.
Qualche controversia insorse riguardo alla partecipazione di Tesla perchè egli morì a New York il 7 gennaio 1943.
Einstein, invece suggerì alla marina svariate volte un tale esperimento.
Per questo, egli era probabilmente coinvolto nel progetto.
Per quanto riguarda Von Neumann non ci sono prove ne’ a favore ne’ contro la sua partecipazione all’esperimento.
La teoria del campo unificato, che starebbe alla base dell’esperimento asserisce che gravità e magnetismo sono collegati, proprio come lo sono massa ed energia.
Ufficialmente Einstein non venne mai a capo del problema, ma la soluzione potrebbe essere stata resa top secret dal governo per le sue enormi implicazioni (tra l’altro permetterebbe di viaggiare nello spazio senza bisogno di potenti razzi).
Riguardo agli effetti che si ebbero sull’equipaggio Allende e Bielek affermarono che molti bruciarono vivi, altri impazzirono, e che durante l’esperimento si era modificata “la struttura stessa delle cose” ed era diventato possibile camminare attraverso oggetti solidi.
Gli effetti continuarono anche dopo l’esperimento.
Ognuno di questi avvenimenti ebbe numerosi testimoni.
Ma il peggior effetto collaterale, scrive Allende al Dr.Jessup era quando si diventava invisibili, perdendo altresi’ la possibilita’ di comunicare con le altre persone per un periodo più o meno lungo di tempo (da qualche minuto a qualche ora).
Tra gli uomini dell’equipaggio quest’effetto era noto con il nome di “Hell Incorporated” o “the Freeze”.
Un uomo riusciva ad uscire dal Freeze solo se lo si toccava.
Durante questo periodo il soggetto era in grado di vedere gli altri ma non poteva essere visto o comunicare. Un soggetto in Deep Freeze poteva essere visto solo dagli altri membri dell’equipaggio.
Nello stato di Deep Freeze, ci volevano solo due giorni per diventare completamente pazzi.
Pochi furono i marinai che si salvarono e furono tutti congedati per problemi di salute mentale.
Allende riteneva che la marina era completamente inconsapevole degli effetti collaterali che l’esperimento avrebbe creato sui membri dell’equipaggio.
Una relazione completa fu fatta ai membri del Congresso e questi, inorriditi, diedero l’ordine di smantellare immediatamente il progetto.
Secondo Allende la ricerca prosegui’ comunque come “Montauk Project” (conosciuto anche come “Phoenix Project”), diretto da Von Neumann.
Questi esperimenti erano diretti essenzialmente a capire le reazione del cervello a viaggi interdimensionali e si svolsero ai Brookhaven National Laboratories.
Egli sarebbe in seguito riuscito a creare un vortice intertemporale che portava indietro alla data dell’esperimento di Philadelphia.
Von Neumann affermò anche di essere in grado di influenzare le menti altrui e che la mente poteva creare materia in qualsiasi punto temporale.
Egli affermò anche di aver inviato un uomo, Preston B.Nichols attraverso due linee temporali, fatto che fu confermato da Duncan Cameron nel 1985.
Cameron era stato addestrato dalla National Security Agency, quindi la sua testimonianza e’ abbastanza attendibile.
Sono in molti a ritenere che il progetto Montauk continui anche ai giorni nostri.
QUAL E' LA VERITA'?
L’interesse della Marina per l’intera vicenda si dimostrò più un’azione personale di Hoover e Sherby, che hanno agito per proprio conto spendendo di tasca propria.
Il fatto che erano ufficiali della Marina, non significava nulla.
Tuttavia qualcosa di veramente segreto accadde a Filadelfia nel ’43.
L’interesse che Jacques Vallée espresse per il caso in uno dei suoi libri lo fece imbattere in un certo Edward Dudgeon.
“Sono un pensionato di sessantasette anni, arruolato in Marina dal 1942 al 1945″, così iniziava la lettera di Dudgeon indirizzata a Vallée il 28 novembre 1992.
“Ero imbarcato su un cacciatorpediniere che era lì allo stesso tempo dell’Eldridge DE 173. Posso spiegare tutto degli strani accadimenti poiché eravamo dotati dell’identico equipaggiamento, allora segreto. Altre due imbarcazioni hanno salpato assieme a noi per le Bermuda per poi rientrare a Filadelfia.”
Un paio di settimane dopo Vallée incontra Dudgeon che, avendolo convinto delle sue generalità e mostrato il foglio di congedo dalla Marina, racconta la sua versione dei fatti.
La missione, che coinvolse la Eldridge e la Engstrom, la nave su cui era imbarcato Dudgeon, durò dalla prima settimana di luglio alla prima settimana di agosto del 1943, ed era considerata top-secret in quanto veniva per la prima volta sperimentato un insieme di contromisure che dovevano rendere le navi invisibili alle torpedini magnetiche lanciate dai sommergibili tedeschi.
Nulla di “poco terrestre” ma all’equipaggio fu vietato di parlare della missione.
L’utilizzo dell’attrezzatura speciale, consistente in un radar di bassa frequenza, un sonar, un dispositivo per il rilascio di cariche di profondità e delle eliche particolari, è stato confermato, alle richieste di Vallée, anche dal vice-ammiraglio William D.Houser.
Le informazioni fornite da Dudgeon non farebbero altro che alimentare il mistero e dare credibilità a quanto affermato da Allende.
Si ritiene, infatti, che la sperimentazione della tecnologia anti-mina descritta da Dudgeon sia stata svolta presso le isole Bermuda già nel 1942 con esiti, a quanto si dice, simili a quelli descritti nelle lettere di Allende.
Il direttore del progetto fu Nikola Tesla al quale, nel mese di Gennaio del 1942, fu fornita una nave con un equipaggio di 33 volontari.
Prima di procedere, Tesla decise di effettuare una prova con a bordo alcuni animali domestici i quali, al termine dell'esperimento, morirono, scomparvero nel nulla oppure rimasero gravemente ustionati
William Moore, convinto assertore della credibilità di Allende, ipotizzò che quest'ultimo avesse semplicemente diffuso una storia che altri avevano raccontato e che lo scopo dell'esperimento fosse l'invisibilità radarica (non ottica) e i bizzarri effetti riportati in connessione con esso fosse il risultato di allucinazioni causate a questi testimoni dalla troppa vicinanza al campo di forze a bassa frequenza e di grande potenza utilizzato.
Intanto di Carl Allen si sono perse le tracce.
Un rapporto non confermato dice che vive in Colorado.
IL TELETRASPORTO E' POSSIBILE?
Qual è il modo più rapido ed efficiente per spostare dalla nave alla superficie di un pianeta, circa 10 alla 28 atomi combinati in una configurazione complessa a comporre ad esempio un singolo essere umano? (per facilitare la situazione)
Devo teletrasportare atomi o informazione? Entrambi.
L'informazione può viaggiare alla velocità della luce, il problema è che essa deve essere ricombinata con la materia.
Ma come posso trasportare i bit?
Se voglio semplicemente eliminare informazione (10 alla 28 atomi) cioè trasformando materia in energia, quant'energia ne risulterebbe? Per un peso di 50 kg, libereremmo un'energia equivalente a poco più di 1000 bombe all'idrogeno di un megatone.
Per vincere l'energia di legame e smaterializzare materia, occorrerebbero temperature di 1000 miliardi di gradi (cioè si fornisce sotto forma di calore il 10% circa della massa in quiete di protoni e neutrali. Per riscaldare a tale T un corpo umano basterebbero quindi il corrispettivo di 100 bombe all'idrogeno di un megatone).
Questi atomi (elettroni, protoni, etc) che costituiscono la materia poi devono essere teletrasportati (presumibilmente alla velocità della luce, anche se non sarebbe un vero e proprio teletrasporto).
Cioè va fornito loro un'energia paragonabile a quella della loro massa in quiete (cioè circa 10 volte superiore alla T fornita prima per riscaldare i protoni e trasformarli in quark).
Sostanzialmente servirebbe un'energia circa 10mila volte maggiore dell'energia consumata sulla terra, ciò permetterebbe il flusso di materia e l'informazione muoversi ad una velocità prossima a quella della luce.
Oppure si dovrebbe trovare un modo per riscaldare un corpo umano con una T 1 milione di volte superiore a quella vigente nel nucleo centrale del sole.
Ma salvando tutta l'informazione di un corpo umano e dovendola poi recuperare, quanta memoria servirebbe ad un dispositivo? Circa 10 alla 28 Kb (10mila bilioni di bilioni di Kb).
Il fisico Krauss fece un paragone molto illuminante: considerando un Hard Disk da 10 Gb e di circa 10 cm di spessore e mettendoli uno sull'altro...costruiremmo una pila alta 1/3 rispetto alla distanza che ci separa dal centro della Galassia (10mila anni luce).
E parliamo di un solo corpo umano!
Riuscendo a trasferire l'informazione a 1 Gb al secondo, per scriverla sui nastri occorrerebbe un tempo circa 140 volte maggiore dell'età attuale dell'universo (supponendo un'età di circa 14 miliardi di anni).
Come posso risolvere piccoli oggetti con un telescopio per teletrasportare una persona distante dove voglio io? La lunghezza d'onda della luce o di qualsiasi altra radiazione che si voglia usare come sonda, deve essere minore dell'oggetto che si cerca di analizzare. Per radiazioni elettromagnetiche si useranno raggi X o gamma.
Essendo però radiazioni dannose dovrebbero essere usate sonde non elettromagnetiche (neutrini e gravitoni). Usando una radiazione di meno di 1 miliardesimo di millimetro ed analizzando un oggetto a 40mila km di distanza servirebbe un telescopio con un diametro di circa 50mila km.
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