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giovedì 26 dicembre 2019

Il Mistero Di Satoshi Nakamoto: Craig Wright e Il Tulip Trust

L'identità di Satoshi Nakamoto, il presunto creatore del Bitcoin, è sempre stata avvolta nel mistero. In passato, si erano fatti molti nomi, tra cui quello di Craigh Wright che inizialmente aveva sempre negato. In realtà ora l'imprenditore australiano pare abbia fatto marcia indietro affermando di essere in possesso di un documento che dimostrerebbe che Satoshi Nakamoto, in realtà, è proprio lui.
Infatti, esiste un articolo consultato da Wright il 1 maggio 2008, ovvero circa sei mesi prima della pubblicazione del whitepaper di Bitcoin, in cui si parla di Tominaga Nakamoto, che visse tra il 1715 e il 1746 nella terra del Sol Levante. Nel succitato articolo si legge: "Nakamoto è l'Adam Smith giapponese" (Adam Smith è considerato da molti come il padre dell'economia moderna). L'imprenditore australiano ha quindi spiegato di aver scelto il "cognome" Nakamoto per omaggiare Tominaga. Per quanto riguarda il "nome" Satoshi, invece, Wright ha affermato di averlo scelto perché in giapponese significa "apprendimento intelligente".
Ora però i ruoli si sono invertiti in tutti i sensi perchè Wright viene accusato di essersi inventato la storia di Satoshi Nakamoto per interessi personali.
Ci sono anche altri indizi: in un post di agosto 2008 sul proprio blog, l'australiano afferma che presto presenterà una criptometa.  C'è poi un altro elemento: Wright sul suo blog chiede agli utenti di scrivergli usando una chiave di cifratura PGP che sembra portare al nome di Nakamoto. La chiave infatti riconduce all'indirizzo satoshin@vistomail.com, molto simile al satoshi@vistomail.com usato da Nakamoto. Il quarto elemento è un altro post in cui Wright affermava l'imminente uscita della moneta e quel messaggio oggi è stato cancellato.
In uno scambio con l'amico David Kleiman, Wright gli chiede di prendere il controllo della Tulip Trust, un fondo di 1,1 milioni di Bitcoin (pari a 400 milioni di dollari), lo stesso identico ammontare di criptomoneta in mano a Nakamoto. Un altro documento legale mostra la liquidazione di una delle tante aziende fondate da Wright, la Hotwire, nata nel 2013 grazie a 23 milioni di dollari in Bitcoin provenienti dalle tasche dell'australiano.
Wright comunque, in seguito, è stato denunciato dalla famiglia Kleiman (Dave Kleiman fu uno dei primi sviluppatori della Blockchain e morto nel 2013) e costretto a restituire 500.000 Bitcoin (3,7 miliardi di dollari, circa il 50% del totale).
La famiglia Kleiman, guidata dal fratello di David, Ira Kleiman, ha avviato il caso qualche tempo fa accusando Wright del furto di centinaia di migliaia di Bitcoin (dal valore di 5 miliardi di dollari) in seguito alla morte dello sviluppatore.
Satoshi, Kleiman e Wright dovrebbero essere stati i 3 ideatori della Blockchain ma alla morte di Kleiman e scomparso nel nulla Nakamoto...Wright si appropriò di tutti i soldi, dicendo di essere Nakamoto in persona. Ma non è mai stato creduto nonostante gli indizi visti prima e malgrado nel 2019 abbia registrato il copryright di Bitcoin negli USA (a suo nome).
Wright non ha mai dimostrato ufficialmente di essere realmente Satoshi Nakamoto. Basterebbe che facesse una transazione usando la chiave privata che sappiamo essere di Nakamoto (ossia quella legata al primo portafoglio di Bitcoin esistente); niente del genere, a oggi, è stato fatto da Wright, il che lascia intendere che lui non sia Nakamoto, al di là del copyright statunitense.
È noto che Satoshi Nakamoto abbia minato gli origin block della blockchain di Bitcoin, i cosiddetti blocchi Satoshi, quindi in quell' indirizzo dovrebbero trovarsi un numero alquanto significativo di Bitcoin. Più precisamente, si suppone che il minatore (o minatori) dei primi blocchi abbia accumulato appunto 1.1 milione di Bitcoin sparsi in uno o più indirizzi e che questi siano al sicuro nel Tulip Trust che si sbloccherà nel 2020. Questo Tulip Trust potrebbe risolvere il mistero.
Il 3 gennaio 2009, alle 19:15, fu minato il primo blocco di BTC e questo ha comportato anche l’invio del premio, cosiddetto Coinbase, di 50 Bitcoin. Insieme a questa transazione era stato inviato un messaggio relativo proprio alla data di invio con il titolo della prima pagina del Times.
Per recuperare tutte le informazioni relative a quello che è l’address di Satoshi Nakamoto dobbiamo partire dal primo blocco, ovvero il numero 0, quello chiamato genesi.

Il testo del messaggio della relativa transazione diceva (dice):

"The Times 03/Jan/2009 Chancellor on brink of second bailout for banks?"

Quando viene minato un nuovo blocco, vengono anche generati i nuovi Bitcoin, all’epoca 50, ed ovviamente serve un indirizzo per riceverli.

Questo è il primo indirizzo utilizzato da Satoshi Nakamoto: Blockchain (Indirizzo Prima Transazione Bitcoin, Gennaio 2009)
Anche qui si può verificare il tutto: Blockchair

Si può notare che contiene 68 Bitcoin (circa 450mila euro) ed ha uno storico con quasi 1900 transazioni tutte solo in entrata. Interessante notare che questo wallet sia attivo ancora oggi (nel momento in cui scrivo, l'ultima ricezione risale a 10 ore fa). Perché comunque ci sono solo 68 Bitcoin?
La risposta è da ritrovarsi nel blocco numero 1, che fu minato 6 giorni dopo il blocco genesi, ovvero il 9 gennaio 2009, alle 3:54. In questo caso, ovviamente, troviamo un indirizzo diverso, che ricevette altri 50 BTC come premio. A seguire sono stati minati altri blocchi, quindi elargite altre ricompense quà e là su altri indirizzi. Probabilmente da persone diverse.

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