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mercoledì 27 marzo 2019

Approvata La Nuova Legge Sul Copyright: Cosa Cambia Con Gli Articoli 11 e 13?

Il Parlamento Europeo a Strasburgo ha votato a favore della tanto dibattuta riforma sul copyright riguardante i diritto d’autore nell’Unione Europea.
Hanno votato a favore 348 europarlamentari, 274 hanno votato contro e 36 si sono astenuti.
Approvata anche la link tax, che riguarda la pubblicazione di articoli giornalistici su social e motori di ricerca.

Ciò cosa comporta?
– le grandi piattaforme come Facebook, Instagram, Youtube e altri colossi del web avranno più compiti: dovranno pagare i contenuti prodotti da artisti e giornalisti e rispondere delle violazioni dei diritti d’autore nei contenuti ospitati
– la condivisione di articoli tramite collegamento ipertestuale sarà libera ma foto e breve testo di presentazione degli articoli saranno coperti da copyright e per usarli si dovranno pagare i diritti d’autore agli editori. La condivisione di parti degli articoli di attualità è però concessa, a patto che il testo condiviso sia molto breve
– ai giornalisti spetterà una parte delle remunerazioni ottenute dagli editori
– le piattaforme dovranno creare procedure di reclamo per evitare che vengano eliminati ingiustamente contenuti /il tutto dovrebbe avvenire tramite filtri quindi algoritmi)
Importante notare che dal diritto d’autore sono esclusi i meme, parzialmente colpita anche Wikipedia che appunto è fondata su link, foto e citazioni.
Da un lato un gruppo di eurodeputati più colossi quali Google e Facebook ritenevano che con questa legge si sarebbe messa in discussione la libertà di Internet (ciò che è ovviamene avvenuto); dall’altro i deputati dei due partiti maggiori (che hanno la maggioranza a Strasburgo) ritenevano che era in gioco il futuro del giornalismo avendo anche l’appoggio delle industrie della musica, del cinema e dell’informazione.


ARTICOLO 11 E 13
I punti su cui si è discusso maggiormente sono stati l’articolo 11 e l’articolo 13, diventati nel nuovo testo 15 e 17.
Il primo dei due articoli dà il diritto a editori (e giornalisti) di permettere o bloccare l’utilizzo digitale delle pubblicazioni prevedendo anche una nuova remunerazione per gli editori.
Praticamente una tassa che i social e Google (ad esempio anche con Google News) dovrebbero pagare agli editori per pubblicare e condividere le notizie. Questo nasce dall’accusa degli editori ai social di mostrare i loro articoli senza permesso e senza pagare.
L’articolo 13 prevede invece che tutti i contenuti caricati online devono essere controllati prima della pubblicazione per evitare che materiale coperto da diritto d’autore finisca online (sotto certi versi quello che succede su Youtube quando si usa una canzone come sottofondo di un video; Youtube per filtri del genere ha speso milioni di dollari e, tra l'altro, non sempre funzionano bene).


LE PROTESTE DI YOUTUBE E WIKIPEDIA
Nel corso degli ultimi mesi sono state fatte dai motori di ricerca diverse campagne contro questo decreto, a partire da Youtube (detenuto da Google) che, poco prima dell’inizio dei video, per un periodo ha inserito degli spot contro la nuova legge sul copyright; alla protesta si era unita anche Wikipedia, soprattutto per solidarietà, che ha proposto un messaggio simile a quello di Youtube, culminando con l’oscurazione del portale alla vigilia della votazione.
Tra i politici italiani uno dei più critici è stato il vicepremier Luigi Di Maio, che sul Blog delle Stelle ha postato una lettera dove definisce il decreto una “legge bavaglio”.
Tra i soddisfatti il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, che parla di “fine del far west di Internet” sottolineando la necessità di un cambiamento che portasse ordine.
Invece sembra che abbiano votato contro tutti i parlamentari del partito socialdemocratico tedesco, ma anche gli svedesi di Partito Moderato (insieme al centrodestra). Per quanto riguarda l’Italia, il Movimento 5 Stelle e la Lega erano da tempo contrari alla riforma, mentre Forza Italia e quasi tutto il Partito Democratico erano a favore.
Ovviamente la storia non finisce qui e molto probabilmente attivisti su internet metteranno in scena proteste ed attacchi.
Che la soluzione sia trasferirsi tutti sulle Darknet?

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