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mercoledì 10 aprile 2019

La Cina Pronta A Vietare Il Mining Di Bitcoin

Nelle ultime settimane, la ripresa del settore delle criptovalute (oltre i 5mila dollari, ora circa 4.700 euro) potrebbe essere frenata dalla Cina.
Infatti nella nazione asiatica potrebbe essere varata una normativa che riduce o abolisce del tutto il mining (come si legge sul South China Morning Post).
Al di là delle dimensioni della nazione, il principale problema risiede nel fatto che il paese asiatico
rappresenta il primo mercato al mondo per quanto riguarda le attività di mining (creazione di nuovi blocchi in cambio di token, mediante la risoluzione di algoritmi).
Oltre a terminali sempre più potenti, quest’operazione richiede il consumo di grandi quantità di energia, che in Cina ha costi ancora relativamente bassi e quindi è stata ampiamente impiegata negli ultimi anni (qualche anno fa si parlava di quasi il 90% del mercato globale!).
La messa al bando risiede nel fatto che il mining è considerato poco sicuro, dannoso per l’ambiente (inquinamento) e troppo dispendioso in termini di consumo energetico.
A livello globale, si calcola che i consumi relativi al mining di criptovalute si aggirino attorno ai 42 terawattora l’anno, originando un notevole dispendio di energia.
Tra i colossi che accuseranno il colpo ci sarà sicuramente la cinese Bitmain Technologies, che fornisce apparecchiature elettroniche dedicate al mining.
Potrebbero avere problemi simili anche le imprese che investono in questo genere di attività, e ciò potrebbe portare anche a una minore influenza della Cina nelle negoziazioni nel settore delle monete digitali.
Per la verità nel paese asiatico già lo scorso anno c'erano state delle limitazioni da questo punto di vista (per gli exchange soprattutto) e ciò aveva portato l'attività di mining a circa il 50% nella nazione.

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