Il servizio Romit, dell'azienda americana Robocoin, è arrivato finalmente anche in Italia.
Ma esattamente di cosa si tratta?
Scambio di denaro con commissioni low cost, fuori dai sistemi bancari e in alternativa a Western Union e simili.
Tutto grazie alla tecnologia Bitcoin, che opera sotto Romit: in modo invisibile all'utente.
COME FUNZIONA
Il denaro passa da un portafoglio elettronico Romit all'altro.
L'utente destinatario dei soldi riceve un sms e con questa informazione può andare a ritirarli in contanti presso un esercizio abilitato al servizio: può essere un bancomat o un internet point.
La transazione avviene in pochi secondi e con una commissione fissa del 4 per cento.
Scambiarsi 40 euro costa 1.60 euro(sicuramente più vantaggioso di Western Union).
I sistemi tradizionali sono troppo costosi per i piccoli importi.
Al momento gli Atm Bitcoin di Robocoin abilitati in Italia sono tre: a Roma, Firenze e Milano.
Un cassiere di un internet point, dotato di un pc, può quindi verificare la transazione e dare i soldi in contanti. "Il Bitcoin non si vede ma c'è: è il sistema che permette questo tipo di trasmissione perché è internazionale e peer to peer; senza intermediari. Tecnicamente, è la blockchain-tecnologia Bitcoin basata su crittografia a garantire la transazione" spiega Federico Pecoraro, amministratore delegato di Robocoin Italia.
"Le banche adesso temono due cose, dal mondo di internet: i sistemi di moneta decentralizzati, come i Bitcoin, e i pagamenti alternativi, peer to peer, come Satispay" dice Stefano Quintarelli, parlamentare dell'Intergruppo Innovazione.
Romit unisce le due cose: pagamenti diretti con Bitcoin.
Il suo successo dipenderà da quanto riuscirà a diffondersi nei luoghi fisici, ma già il suo lancio dimostra alcuni punti.
Forse in futuro il grande pubblico utilizzerà i Bitcoin senza accorgersene, per abbattere i costi delle transazioni internazionali.
Un'esigenza che si riflette anche in servizi come TransferWise, che rende più economico il bonifico internazionale grazie a un network peer to peer, pur continuando ad appoggiarsi alle banche.
La tecnologia risponde così a un bisogno, quello di fare transazioni internazionali, che le banche e i sistemi tradizionali (tipo Western Union) non riescono a soddisfare appieno, perché troppo costose o lente.
mercoledì 29 aprile 2015
martedì 28 aprile 2015
Come Calcolare Il Valore Di Un Sito Web (Guida)
Premettendo che è molto difficile stimare con esattezza il valore di un sito web, in questo articolo, vedremo alcuni servizi online e semplici calcoli che permettono di farlo con facilità(per quanto le stime siano abbastanza grossolane).
Come detto, duole ricordare, che il valore di un sito web dipende da moltissimi fattori:
1) Page Rank
2) Ovviamente traffico (che non è il conteggio delle visualizzazioni totali ma solo di quelle "utili", escludendo appunto la "frequenza di rimbalzo" ovvero l'entrata ed uscita da un sito di un visitatore dopo pochi secondi senza navigarci o interagirvi dunque).
FREQUENZA DI RIMBALZO E COSTO MEDIO PER VISITA
Gli utenti potrebbero abbandonare il sito dalla pagina da cui sono entrati in presenza di problemi di progettazione o di usabilità del sito.
In alternativa, potrebbero abbandonare il sito dopo aver visto una sola pagina se hanno trovato le informazioni di cui hanno bisogno su quella pagina e non hanno alcuna necessità o alcun interesse a visitare altre pagine.
Ecco, queste visite sono conteggiate come "non buone".
A parte, problemi di progettazione del sito (o comunque di un qualcosa che potrebbe infastidire il visitatore), io consiglio sempre sotto ogni articolo d'inserire collegamenti che rimandano ad altre pagine del vostro sito/blog.
Ovviamente collegamenti sensati con l'argomento dell'articolo, non casuali.
Per sapere la frequenza di rimbalzo del vostro sito usate il tool di Google Analytics.
Fatto ciò leggerete una % da sottrarre al totale visite.
Ad esempio se la frequenza di rimbalzo è del 50% devo sottrarre queste visite al conteggio totale.
Se faccio 20mila visite e la frequenza del rimbalzo è del 50%, calcolo le rimbalzanti così: 20mila per 0.5, ovvero 10mila(il 50% del totale appunto) non sono buone.
Quindi calcolo quelle buone: 20mila - 10mila(non buone)=10mila visite buone.
Fatto ciò vi basterà moltiplicare le visite "buone" per il costo medio che ogni visita genera (qui le cose si complicano perchè ciò dipende dall'argomento del vostro sito).
Il costo medio può essere stimato grossolanamente per 0.15€ - 0.20€ a visita.
STIMA PER ENTRATE MENSILI
Un altro modo può essere quello di fare una stima grossolana, facendo una semplice moltiplicazione che prende in considerazione il guadagno medio mensile moltiplicato per 1 o 2 anni (per 12 o 24 mesi quindi, a seconda del trend di crescita del sito. Se l'entrate stanno aumentando, vi conviene fare una stima per 24 mesi).
SERVIZI ONLINE
Questi servizi sono sicuramente più semplici da utilizzare, visto che basta inserire solo il nome del vostro sito.
Ma sono affidabili? Ni.
Vi accorgerete, usandone diversi, che il valore del vostro sito oscillerà in un range da pochi dollari ad addirittura diverse centinaia/migliaia.
Il punto è che questi servizi non usano tutti gli stessi parametri quindi è difficile stimare un valore esatto ed equo per qualsiasi sito.
Prima di utilizzare uno di questi servizi, vi consiglio di trovare su Google il valore di domini famosi (Google, Facebook, Youtube, etc) e poi usando i vari tool che questi siti offrono, controllare quale di questi dia la stima più esatta (che voi conoscete già, avendola trovata su internet).
Un sistema semplice ma abbastanza efficacie per scartare siti inaffidabili.
Websitelooker
Webuka
Valuemyweb
Valoresito
Siteworthit
Valutasitoweb
Siteprice
Netvaluator
Stimasitoweb
Come detto, duole ricordare, che il valore di un sito web dipende da moltissimi fattori:
1) Page Rank
2) Ovviamente traffico (che non è il conteggio delle visualizzazioni totali ma solo di quelle "utili", escludendo appunto la "frequenza di rimbalzo" ovvero l'entrata ed uscita da un sito di un visitatore dopo pochi secondi senza navigarci o interagirvi dunque).
FREQUENZA DI RIMBALZO E COSTO MEDIO PER VISITA
Gli utenti potrebbero abbandonare il sito dalla pagina da cui sono entrati in presenza di problemi di progettazione o di usabilità del sito.
In alternativa, potrebbero abbandonare il sito dopo aver visto una sola pagina se hanno trovato le informazioni di cui hanno bisogno su quella pagina e non hanno alcuna necessità o alcun interesse a visitare altre pagine.
Ecco, queste visite sono conteggiate come "non buone".
A parte, problemi di progettazione del sito (o comunque di un qualcosa che potrebbe infastidire il visitatore), io consiglio sempre sotto ogni articolo d'inserire collegamenti che rimandano ad altre pagine del vostro sito/blog.
Ovviamente collegamenti sensati con l'argomento dell'articolo, non casuali.
Per sapere la frequenza di rimbalzo del vostro sito usate il tool di Google Analytics.
Fatto ciò leggerete una % da sottrarre al totale visite.
Ad esempio se la frequenza di rimbalzo è del 50% devo sottrarre queste visite al conteggio totale.
Se faccio 20mila visite e la frequenza del rimbalzo è del 50%, calcolo le rimbalzanti così: 20mila per 0.5, ovvero 10mila(il 50% del totale appunto) non sono buone.
Quindi calcolo quelle buone: 20mila - 10mila(non buone)=10mila visite buone.
Fatto ciò vi basterà moltiplicare le visite "buone" per il costo medio che ogni visita genera (qui le cose si complicano perchè ciò dipende dall'argomento del vostro sito).
Il costo medio può essere stimato grossolanamente per 0.15€ - 0.20€ a visita.
STIMA PER ENTRATE MENSILI
Un altro modo può essere quello di fare una stima grossolana, facendo una semplice moltiplicazione che prende in considerazione il guadagno medio mensile moltiplicato per 1 o 2 anni (per 12 o 24 mesi quindi, a seconda del trend di crescita del sito. Se l'entrate stanno aumentando, vi conviene fare una stima per 24 mesi).
SERVIZI ONLINE
Questi servizi sono sicuramente più semplici da utilizzare, visto che basta inserire solo il nome del vostro sito.
Ma sono affidabili? Ni.
Vi accorgerete, usandone diversi, che il valore del vostro sito oscillerà in un range da pochi dollari ad addirittura diverse centinaia/migliaia.
Il punto è che questi servizi non usano tutti gli stessi parametri quindi è difficile stimare un valore esatto ed equo per qualsiasi sito.
Prima di utilizzare uno di questi servizi, vi consiglio di trovare su Google il valore di domini famosi (Google, Facebook, Youtube, etc) e poi usando i vari tool che questi siti offrono, controllare quale di questi dia la stima più esatta (che voi conoscete già, avendola trovata su internet).
Un sistema semplice ma abbastanza efficacie per scartare siti inaffidabili.
Websitelooker
Webuka
Valuemyweb
Valoresito
Siteworthit
Valutasitoweb
Siteprice
Netvaluator
Stimasitoweb
lunedì 27 aprile 2015
Cosa Sono Gli Exif e Come Modificarli (Fotografie Digitali)
I dati tag Exif sono uno standard applicato alle immagini jpeg, in particolare essi sono associati alle fotocamere digitali.
In pratica sono informazioni che vengono memorizzate nel file dell’ immagine stesso.
In particolare data e ora, le impostazioni di scatto (velocità di scatto, focale, iso, etc), il modello e marca della camera, informazioni geografiche se presente il GPS, informazioni sull’autore dello scatto ed informazioni analoghe.
Uno dei più potenti software per la modifica di questi metadati, tra l'altro gratuito, è PhotoMe.
Si tratta di un editor exif completo, potente che permette di mettere le mani in quasi tutti i metadati che vogliamo modificare.
DOWNLOAD E FUNZIONI
Il programma è scaricabile direttamente dal sito del produttore: Photome
Si posso modificare non solo i principali meta dati exif dell'immagine, come data e ora, ma anche molti altri più specifici come il tempo di esposizione, l'esposizione, l'apertura e molto molto altro.
Per cosa può essere usato?
1) Quando non si vuole rendere pubblica qualche informazione (una modifica effettuata tramite photoshop, il modello della fotocamera, la data di scatto, l'ora, se la macchina dispone di sistema GPS si può voler levare l'indicazione del luogo, etc).
2) Modificare un'apertura e una focale quando si usa una reflex digitale con un obiettivo a fuoco manuale(adattatore senza chip).
In quest casi i meta dati dell'apertura e della focale sono quasi sempre uguali.
3) Può servire anche per aggiungere il proprio nome a una precedente fotografia (cosa molte macchine moderne permettono in automatico, ma se lo vuoi fare con le foto più vecchie?), il modello, etc
In pratica sono informazioni che vengono memorizzate nel file dell’ immagine stesso.
In particolare data e ora, le impostazioni di scatto (velocità di scatto, focale, iso, etc), il modello e marca della camera, informazioni geografiche se presente il GPS, informazioni sull’autore dello scatto ed informazioni analoghe.
Uno dei più potenti software per la modifica di questi metadati, tra l'altro gratuito, è PhotoMe.
Si tratta di un editor exif completo, potente che permette di mettere le mani in quasi tutti i metadati che vogliamo modificare.
DOWNLOAD E FUNZIONI
Il programma è scaricabile direttamente dal sito del produttore: Photome
Si posso modificare non solo i principali meta dati exif dell'immagine, come data e ora, ma anche molti altri più specifici come il tempo di esposizione, l'esposizione, l'apertura e molto molto altro.
Per cosa può essere usato?
1) Quando non si vuole rendere pubblica qualche informazione (una modifica effettuata tramite photoshop, il modello della fotocamera, la data di scatto, l'ora, se la macchina dispone di sistema GPS si può voler levare l'indicazione del luogo, etc).
2) Modificare un'apertura e una focale quando si usa una reflex digitale con un obiettivo a fuoco manuale(adattatore senza chip).
In quest casi i meta dati dell'apertura e della focale sono quasi sempre uguali.
3) Può servire anche per aggiungere il proprio nome a una precedente fotografia (cosa molte macchine moderne permettono in automatico, ma se lo vuoi fare con le foto più vecchie?), il modello, etc
La Smart TV Samsung Spia? Privacy In Pericolo
La tua SmartTV Samsung ti spia.
Magari ora se ne sta seduta proprio nel tuo salotto, apparentemente fuori servizio, addormentata, ma pronta a captare qualunque cosa tu stia facendo o dicendo.
Samsung sembra aver trovato la sua soluzione per entrare in possesso dell’intimità domestica dei suoi clienti, e ha scelto come cavallo di Troia il più ovvio dei contenitori: il televisore.
Sul sito Samsung si leggeva ciò:
“Per potervi fornire una funzionalità di riconoscimento vocale, alcuni comandi vocali potrebbero essere trasmessi (insieme a informazioni sul tuo dispositivo) a un servizio terzo che converte il messaggio parlato in testo.”
Sotto certi versi, la scelta di affidare a un servizio esterno le competenze di riconoscimento vocale è obbligata, dal momento che la tecnologia necessaria per dotare ogni singolo televisore di una simile funzionalità farebbe lievitare i costi di produzione a livelli poco sostenibili.
Tuttavia, leggendo con attenzione il documento informativo di Samsung si legge nel finale:
“Occorre che sappiate che se i vostri messaggi parlati includono informazioni personali o sensibili, quelle informazioni saranno tra i dati acquisiti e trasmessi al servizio terzo.”
In poche parole: occhio a quello che dici in casa tua, perché il tuo nuovo televisore potrebbe fare incetta di dati sensibili.
Direte voi: ma cosa se ne fa Samsung elle conversazioni tra me e i miei famigliari?
Nel più probabile dei casi, passerà al setaccio le tue conversazioni per ottenere informazioni utili a cucirti addosso un profilo dettagliato, utile a chi sviluppa pubblicità personalizzata.
Nel peggiore dei casi, invece, queste informazioni rimarranno in qualche server, in attesa che qualche autorità esiga di averne accesso.
Si legge anche che “Samsung non conserva dati né li vende a terzi.”, che i dati vengono opportunamente codificati e che, se proprio la paranoia non ti fa dormire, puoi sempre disattivare la funzionalità di riconoscimento vocale.
Comunque la si voglia vedere, gli Smart TV Samsung vanno ad aggiungersi alla crescente lista di prodotti domestici che fanno dell’acquisizione di dati sensibili una prerogativa del loro corretto funzionamento, da Nest ad Amazon Echo.
Magari ora se ne sta seduta proprio nel tuo salotto, apparentemente fuori servizio, addormentata, ma pronta a captare qualunque cosa tu stia facendo o dicendo.
Samsung sembra aver trovato la sua soluzione per entrare in possesso dell’intimità domestica dei suoi clienti, e ha scelto come cavallo di Troia il più ovvio dei contenitori: il televisore.
Sul sito Samsung si leggeva ciò:
“Per potervi fornire una funzionalità di riconoscimento vocale, alcuni comandi vocali potrebbero essere trasmessi (insieme a informazioni sul tuo dispositivo) a un servizio terzo che converte il messaggio parlato in testo.”
Sotto certi versi, la scelta di affidare a un servizio esterno le competenze di riconoscimento vocale è obbligata, dal momento che la tecnologia necessaria per dotare ogni singolo televisore di una simile funzionalità farebbe lievitare i costi di produzione a livelli poco sostenibili.
Tuttavia, leggendo con attenzione il documento informativo di Samsung si legge nel finale:
“Occorre che sappiate che se i vostri messaggi parlati includono informazioni personali o sensibili, quelle informazioni saranno tra i dati acquisiti e trasmessi al servizio terzo.”
In poche parole: occhio a quello che dici in casa tua, perché il tuo nuovo televisore potrebbe fare incetta di dati sensibili.
Direte voi: ma cosa se ne fa Samsung elle conversazioni tra me e i miei famigliari?
Nel più probabile dei casi, passerà al setaccio le tue conversazioni per ottenere informazioni utili a cucirti addosso un profilo dettagliato, utile a chi sviluppa pubblicità personalizzata.
Nel peggiore dei casi, invece, queste informazioni rimarranno in qualche server, in attesa che qualche autorità esiga di averne accesso.
Si legge anche che “Samsung non conserva dati né li vende a terzi.”, che i dati vengono opportunamente codificati e che, se proprio la paranoia non ti fa dormire, puoi sempre disattivare la funzionalità di riconoscimento vocale.
Comunque la si voglia vedere, gli Smart TV Samsung vanno ad aggiungersi alla crescente lista di prodotti domestici che fanno dell’acquisizione di dati sensibili una prerogativa del loro corretto funzionamento, da Nest ad Amazon Echo.
Tornano Le Penali Per Il Cambio Di Operatore Telefonico?
Se il decreto ddl Concorrenza venisse approvato (come sembra), d'ora in avanti, cambiare operatore telefonico, fisso o mobile, prima della scadenza del contratto potrebbe costare molto caro.
Il disegno di legge sulla concorrenza approvato 2 mesi fa dal Governo, prevede all’art. 16 che “nel caso di risoluzione anticipata le spese devono essere eque e proporzionate al valore del contratto”.
Frase che di fatto significa che con questa norma vengono reintrodotte le vecchie penali.
Se il ddl dovesse completare il suo iter e diventare legge i consumatori, infatti, rischieranno di pagare anche oltre i 100 euro per recedere anticipatamente dal contratto.
Un salasso per le tasche dei consumatori che in realtà già esisteva e che era stato abolito nell’ormai lontano 2007.
Risalgono ad allora infatti quelle liberalizzazioni che nel caso specifico delle telecomunicazioni, disponevano "la facoltà del contraente di recedere dal contratto o di trasferirlo presso altro operatore senza vincoli temporali o ritardi non giustificati da esigenze tecniche e senza spese non giustificate da costi dell'operatore".
Tutto ciò per facilitare la concorrenza nel settore della telefonia.
Legge che, però, viene puntualmente aggirata dagli operatori che continuano a imporre i cosiddetti "contributi di disattivazione" (in bolletta sono indicati come importo per dismissione o costo per attività di migrazione etc.) ostacolando il recesso da parte dei consumatori.
Recedere da un contratto telefonico o passare a un altro operatore, quindi, può costare dai 30 ai 100 euro.
IL NUOVO DECRETO
Secondo le novità introdotte da Renzi, dunque, l'utente che cambierà operatore dovrà pagare una penale alla società con la quale disdice il contratto.
L'importo verrà determinato dai restanti mesi e da quanto era stato pattuito in sede di stipula.
Quindi tradire un operatore diventerà costoso.
Per quanto riguarda la telefonia mobile, da un lato la concorrenza e la maggiore flessibilità del settore hanno garantito condizioni più favorevoli, dall’altro proprio il “ritorno delle penali rischia di peggiorare la situazione” a fronte dei costi comunque applicati per la chiusura dei rapporti.
Ai quali vanno eventualmente aggiunte le rate restanti dei telefonini compresi nell’accordo.
Il disegno di legge sulla concorrenza approvato 2 mesi fa dal Governo, prevede all’art. 16 che “nel caso di risoluzione anticipata le spese devono essere eque e proporzionate al valore del contratto”.
Frase che di fatto significa che con questa norma vengono reintrodotte le vecchie penali.
Se il ddl dovesse completare il suo iter e diventare legge i consumatori, infatti, rischieranno di pagare anche oltre i 100 euro per recedere anticipatamente dal contratto.
Un salasso per le tasche dei consumatori che in realtà già esisteva e che era stato abolito nell’ormai lontano 2007.
Risalgono ad allora infatti quelle liberalizzazioni che nel caso specifico delle telecomunicazioni, disponevano "la facoltà del contraente di recedere dal contratto o di trasferirlo presso altro operatore senza vincoli temporali o ritardi non giustificati da esigenze tecniche e senza spese non giustificate da costi dell'operatore".
Tutto ciò per facilitare la concorrenza nel settore della telefonia.
Legge che, però, viene puntualmente aggirata dagli operatori che continuano a imporre i cosiddetti "contributi di disattivazione" (in bolletta sono indicati come importo per dismissione o costo per attività di migrazione etc.) ostacolando il recesso da parte dei consumatori.
Recedere da un contratto telefonico o passare a un altro operatore, quindi, può costare dai 30 ai 100 euro.
IL NUOVO DECRETO
Secondo le novità introdotte da Renzi, dunque, l'utente che cambierà operatore dovrà pagare una penale alla società con la quale disdice il contratto.
L'importo verrà determinato dai restanti mesi e da quanto era stato pattuito in sede di stipula.
Quindi tradire un operatore diventerà costoso.
Per quanto riguarda la telefonia mobile, da un lato la concorrenza e la maggiore flessibilità del settore hanno garantito condizioni più favorevoli, dall’altro proprio il “ritorno delle penali rischia di peggiorare la situazione” a fronte dei costi comunque applicati per la chiusura dei rapporti.
Ai quali vanno eventualmente aggiunte le rate restanti dei telefonini compresi nell’accordo.
domenica 26 aprile 2015
Come Disattivare La Riproduzione Automatica Su Youtube
Tutti quelli che utilizzano Youtube si saranno accorti della nuova funzione: l'autoplay dei video successivi.
Infatti adesso una volta terminato di guardare il video prescelto, verrà proposto un video successivo che verrà riprodotto automaticamente dopo 3 secondi se non si annulla l'operazione o se non si mette in pausa o se non si riavvia il video che si è appena terminato di guardare.
Cioè funzione tipo playlist.
Si tratta senza dubbio di una funzionalità utile che consente di continuare ad ascoltare musica simile o altri video dello stesso argomento, ma probabilmente alcuni preferirebbero disattivarla in quanto voglio impedire la riproduzione infinita di video sulla scheda di Youtube aperta sul browser oppure vogliono scegliere autonomamente il video successivo da guardare.
Fortunatamente questa nuova funzione di riproduzione automatica dei video successivi può essere facilmente bloccata.
DISATTIVARE L'AUTOPLAY
Terminata la riproduzione di un video, si vedrà apparire il seguente messaggio "Prossimo Video", seguito dal nome del video successivo.
E' presente anche un pulsante Play che funziona anche come da timer e dopo 3 secondi avvia automaticamente il prossimo video.
Cliccando sulla voce 'Annulla' o sul pulsante di chiusura "X" in alto a destra, la riproduzione automatica verrà sospesa per quel video e compariranno le classiche miniature di altri video suggeriti.
Alla destra del player (o sotto a seconda delle dimensioni del player video) c'è anche un riquadro che indica il prossimo video e che consente di disattivare la funzione di riproduzione automatica in qualsiasi momento, quindi anche prima che il video che si sta guardando finisca.
Si può quindi notare un nuovo pulsante posto accanto al pulsante di riproduzione/pausa sul lettore. Normalmente, questo tasto era presente quando si stava riproducendo una playlist, ma adesso appare su tutti i video e consente di passare al video successivo consigliato.
Infatti adesso una volta terminato di guardare il video prescelto, verrà proposto un video successivo che verrà riprodotto automaticamente dopo 3 secondi se non si annulla l'operazione o se non si mette in pausa o se non si riavvia il video che si è appena terminato di guardare.
Cioè funzione tipo playlist.
Si tratta senza dubbio di una funzionalità utile che consente di continuare ad ascoltare musica simile o altri video dello stesso argomento, ma probabilmente alcuni preferirebbero disattivarla in quanto voglio impedire la riproduzione infinita di video sulla scheda di Youtube aperta sul browser oppure vogliono scegliere autonomamente il video successivo da guardare.
Fortunatamente questa nuova funzione di riproduzione automatica dei video successivi può essere facilmente bloccata.
DISATTIVARE L'AUTOPLAY
Terminata la riproduzione di un video, si vedrà apparire il seguente messaggio "Prossimo Video", seguito dal nome del video successivo.
E' presente anche un pulsante Play che funziona anche come da timer e dopo 3 secondi avvia automaticamente il prossimo video.
Cliccando sulla voce 'Annulla' o sul pulsante di chiusura "X" in alto a destra, la riproduzione automatica verrà sospesa per quel video e compariranno le classiche miniature di altri video suggeriti.
Alla destra del player (o sotto a seconda delle dimensioni del player video) c'è anche un riquadro che indica il prossimo video e che consente di disattivare la funzione di riproduzione automatica in qualsiasi momento, quindi anche prima che il video che si sta guardando finisca.
Si può quindi notare un nuovo pulsante posto accanto al pulsante di riproduzione/pausa sul lettore. Normalmente, questo tasto era presente quando si stava riproducendo una playlist, ma adesso appare su tutti i video e consente di passare al video successivo consigliato.
Come Tracciare Un Pacco eBay Dall'Estero
Su come tracciare un pacco eBay dall'Italia ne avevo già parlato.
Ovviamente tramite il sito delle poste è possibile tracciare solo le spedizioni sul suolo italiano.
Visto che spesso, al netto di tasse doganali e quant'altro, è più conveniente comprare all'estero ci si potrebbe chiedere se è possibile tracciare pacchi dall'estero.
Per fare ciò potrete servirvi di questi due ottimi siti:
http://www.trackitonline.ru/
http://www.17track.net/en/
Ovviamente il venditore deve fornirvi tracking della spedizione e tipo di corriere.
Con questo sito invece, basta solo il tracking (il corriere viene rilevato automaticamente):
https://www.packagetrackr.com/
Ovviamente tramite il sito delle poste è possibile tracciare solo le spedizioni sul suolo italiano.
Visto che spesso, al netto di tasse doganali e quant'altro, è più conveniente comprare all'estero ci si potrebbe chiedere se è possibile tracciare pacchi dall'estero.
Per fare ciò potrete servirvi di questi due ottimi siti:
http://www.trackitonline.ru/
http://www.17track.net/en/
Ovviamente il venditore deve fornirvi tracking della spedizione e tipo di corriere.
Con questo sito invece, basta solo il tracking (il corriere viene rilevato automaticamente):
https://www.packagetrackr.com/
venerdì 24 aprile 2015
Cos'è e Come Funziona Youtube Music Key
Youtube Music Key è un servizio streaming di Google, lanciato a fine 2014.
Inizialmente il portale era accessibile ad invito(solo per gli abbonati di Google Play Music Unlimited, ovvero il servizio di streaming musicale già attivo per Google).
YouTube Music Key non è un vero e proprio servizio di streaming, quanto piuttosto un’estensione per YouTube di Google Play Music Unlimited.
Music Key e Google Play Music rimangono separate, ognuno con la propria app e con il proprio sito, ma offrono due servizi complementari.
Su Play Music Unlimited lo streaming musicale in senso stretto.
Su Music Key invece ci sono alcune sostanziali differenze.
FUNZIONALITA' ED ABBONAMENTO
Su YouTube Music Key, sui video ufficiali compare un bollino blu: senza annunci.
I video partono quindi senza pubblicità prima, dopo o durante, in sovrimpressione.
Nell’homepage di YouTube c’è poi una nuova tab, “Musica” disponibile per tutti, anche fuori da Key.
In questa sezione compaiono playlist generate dalla propria cronologia visualizzazioni.
Cercando artisti compaiono delle schede apposite che raccolgono video ufficiali, album, playlist e user generated content.
Infatti alcune case discografiche, da qualche tempo, hanno iniziato a caricare ufficialmente album completi su YouTube.
Inoltre è possibile salvare offline i video (un tasto con una freccia), anche solo l’audio e scegliendone la qualità e il relativo peso del file e su mobile c’è finalmente la possibilità di ascoltare la musica in background, mentre si usano altre app, o mentre il telefono ha lo schermo bloccato.
Con l’abbonamento(9.99 Euro) ci si porta a casa l’accesso ad un servizio streaming classico (Google Play Music Unlimited) e una modalità di consumo avanzata di YouTube.
E' anche possibile sfruttare un periodo di prova dalla durata di 6 mesi(bisogna comunque fornire i dati della carta di credito in sede di registrazione).
YouTube Music Key, per come è attualmente è strutturato, è un primo tentativo di capitalizzare l’utilizzo di YouTube come archivio musicale (legale e illegale).
Per registrarvi(o abbonarvi): Youtube Music Key
Inizialmente il portale era accessibile ad invito(solo per gli abbonati di Google Play Music Unlimited, ovvero il servizio di streaming musicale già attivo per Google).
YouTube Music Key non è un vero e proprio servizio di streaming, quanto piuttosto un’estensione per YouTube di Google Play Music Unlimited.
Music Key e Google Play Music rimangono separate, ognuno con la propria app e con il proprio sito, ma offrono due servizi complementari.
Su Play Music Unlimited lo streaming musicale in senso stretto.
Su Music Key invece ci sono alcune sostanziali differenze.
FUNZIONALITA' ED ABBONAMENTO
Su YouTube Music Key, sui video ufficiali compare un bollino blu: senza annunci.
I video partono quindi senza pubblicità prima, dopo o durante, in sovrimpressione.
Nell’homepage di YouTube c’è poi una nuova tab, “Musica” disponibile per tutti, anche fuori da Key.
In questa sezione compaiono playlist generate dalla propria cronologia visualizzazioni.
Cercando artisti compaiono delle schede apposite che raccolgono video ufficiali, album, playlist e user generated content.
Infatti alcune case discografiche, da qualche tempo, hanno iniziato a caricare ufficialmente album completi su YouTube.
Inoltre è possibile salvare offline i video (un tasto con una freccia), anche solo l’audio e scegliendone la qualità e il relativo peso del file e su mobile c’è finalmente la possibilità di ascoltare la musica in background, mentre si usano altre app, o mentre il telefono ha lo schermo bloccato.
Con l’abbonamento(9.99 Euro) ci si porta a casa l’accesso ad un servizio streaming classico (Google Play Music Unlimited) e una modalità di consumo avanzata di YouTube.
E' anche possibile sfruttare un periodo di prova dalla durata di 6 mesi(bisogna comunque fornire i dati della carta di credito in sede di registrazione).
YouTube Music Key, per come è attualmente è strutturato, è un primo tentativo di capitalizzare l’utilizzo di YouTube come archivio musicale (legale e illegale).
Per registrarvi(o abbonarvi): Youtube Music Key
sabato 18 aprile 2015
Tutte Le Funzioni Di Torch Browser (Giochi, Video, Musica)
Torch Browser nasce per unificare tutta l’esperienza di navigazione degli utenti: ricerca, musica, svago, social network ed ovviamente navigazione web.
Basato su Chromium, il motore di Google Chrome, eredita dal gemello le medesime caratteristiche di snellezza, robustezza e sicurezza, con la possibilità persino di condividerne le estensioni.
Una volta installato, già dall’interfaccia si capisce di avere a disposizione più di un semplice browser.
MUSICA E SVAGO
Torch Browser permette l’ascolto di musica in streaming, con la possibilità di salvare playlist da condividere con altri utenti; di giocare direttamente nel browser, di condividere i contenuti con semplici operazione di trascinamento, di scaricare video con la semplice pressione di un pulsante e con la possibilità di salvare a parte la traccia audio.
Torch Browser funge anche da player multimediale ed è in grado di riprodurre i formati audio e video più diffusi.
Per quanto riguarda i download, infine, potremmo rimanere sorpresi dalla velocità.
Torch Browser è infatti anche un acceleratore in grado di sfruttare 4 connessioni, valore impostato di default ma che può essere aumentato dalle impostazioni.
Davvero niente male per un “semplice browser”!
Una delle caratteristiche che risaltano a prima vista è certamente il servizio TorchMusic, accessibile cliccando sulla relativa icona (cuffie) in altro a destra, che offre lo streaming di un’infinità di brani di qualsiasi genere, con la possibilità di creare e salvare, previa creazione di un account, proprie playlist.
Per non farsi mancare nulla, Torch Browser comprende anche una piattaforma di giochi, TorchGames, alla quale si accede sempre tramite il relativo pulsante, in alto a destra, e che mette a disposizione una miriade di giochi gratuiti.
Non sono grandi titoli, ma per un veloce relax vanno più che bene.
BROWSER SOCIAL
Mentre ascoltiamo musica, possiamo immediatamente condividerla sui social network più diffusi (Facebook, Twitter, etc.) utilizzando i relativi pulsanti.
In maniera analoga, possiamo condividere le playlist, le librerie e gli ultimi brani ascoltati.
Mentre navighiamo su Internet, possiamo rapidamente condividere una pagina Web sui nostri social network, o persino una parte di essa.
Basta selezionare ciò che ci interessa, trascinarlo sul lato sinistro della finestra e rilasciarlo all’interno di una delle caselle del riquadro che appare.
Oltre alla possibilità di sincronizzare estensioni, cronologia e preferiti, attraverso la creazione di un account, Torch Browser eredita da Chrome il supporto a tutte le estensioni presenti sul Chrome WebStore.
Se usiamo Chrome, tra l’altro, durante l’installazione sincronizza tutti i dati disponibili.
Accedendo al social network di Zuckerberg da TorchWeb, entriamo subito in contatto con TorchFaceLift, un’app che ci permette di cambiare l’aspetto grafico di Facebook.
VIDEO
Molto utile è l’aggiunta di una funzione per scaricare video da Youtube, Vlmeo etc.
Una volta caricata la pagina che contiene il video, basta cliccare sull’apposita icona, sempre in alto a destra, per eseguirne il download.
Possiamo persino scegliere se scaricare il video o l’audio o entrambi separatamente.
Ovviamente trascinando un brano o un video nell’area di navigazione, il browser funge immediatamente da player multimediale, capace di eseguire la maggior parte dei formati attualmente disponibili.
Basato su Chromium, il motore di Google Chrome, eredita dal gemello le medesime caratteristiche di snellezza, robustezza e sicurezza, con la possibilità persino di condividerne le estensioni.
Una volta installato, già dall’interfaccia si capisce di avere a disposizione più di un semplice browser.
MUSICA E SVAGO
Torch Browser permette l’ascolto di musica in streaming, con la possibilità di salvare playlist da condividere con altri utenti; di giocare direttamente nel browser, di condividere i contenuti con semplici operazione di trascinamento, di scaricare video con la semplice pressione di un pulsante e con la possibilità di salvare a parte la traccia audio.
Torch Browser funge anche da player multimediale ed è in grado di riprodurre i formati audio e video più diffusi.
Per quanto riguarda i download, infine, potremmo rimanere sorpresi dalla velocità.
Torch Browser è infatti anche un acceleratore in grado di sfruttare 4 connessioni, valore impostato di default ma che può essere aumentato dalle impostazioni.
Davvero niente male per un “semplice browser”!
Una delle caratteristiche che risaltano a prima vista è certamente il servizio TorchMusic, accessibile cliccando sulla relativa icona (cuffie) in altro a destra, che offre lo streaming di un’infinità di brani di qualsiasi genere, con la possibilità di creare e salvare, previa creazione di un account, proprie playlist.
Per non farsi mancare nulla, Torch Browser comprende anche una piattaforma di giochi, TorchGames, alla quale si accede sempre tramite il relativo pulsante, in alto a destra, e che mette a disposizione una miriade di giochi gratuiti.
Non sono grandi titoli, ma per un veloce relax vanno più che bene.
BROWSER SOCIAL
Mentre ascoltiamo musica, possiamo immediatamente condividerla sui social network più diffusi (Facebook, Twitter, etc.) utilizzando i relativi pulsanti.
In maniera analoga, possiamo condividere le playlist, le librerie e gli ultimi brani ascoltati.
Mentre navighiamo su Internet, possiamo rapidamente condividere una pagina Web sui nostri social network, o persino una parte di essa.
Basta selezionare ciò che ci interessa, trascinarlo sul lato sinistro della finestra e rilasciarlo all’interno di una delle caselle del riquadro che appare.
Oltre alla possibilità di sincronizzare estensioni, cronologia e preferiti, attraverso la creazione di un account, Torch Browser eredita da Chrome il supporto a tutte le estensioni presenti sul Chrome WebStore.
Se usiamo Chrome, tra l’altro, durante l’installazione sincronizza tutti i dati disponibili.
Accedendo al social network di Zuckerberg da TorchWeb, entriamo subito in contatto con TorchFaceLift, un’app che ci permette di cambiare l’aspetto grafico di Facebook.
VIDEO
Molto utile è l’aggiunta di una funzione per scaricare video da Youtube, Vlmeo etc.
Una volta caricata la pagina che contiene il video, basta cliccare sull’apposita icona, sempre in alto a destra, per eseguirne il download.
Possiamo persino scegliere se scaricare il video o l’audio o entrambi separatamente.
Ovviamente trascinando un brano o un video nell’area di navigazione, il browser funge immediatamente da player multimediale, capace di eseguire la maggior parte dei formati attualmente disponibili.
Arriva RipCemetery: Il Cimitero Virtuale
App un po' macabra, RipCemetery.
Anche se trattasi di una versione beta e non ancora sviluppata al 100% dall'Indiegogo.
Sostanzialmente di cosa si tratta? Di un'app utile per ricordare i nostri cari sugli smartphone.
RipCemetery è una community che permette di condividere, in maniera del tutto discreta e riservata, stati d’animo e ricordi legati a una persona scomparsa.
L’applicazione è gratuita e dà la possibilità ad ogni suo utente di creare il proprio cimitero virtuale raggiungibile da qualsiasi luogo: biografia, foto ricordo, video, messaggi e fiori virtuali, insomma, con RipCemetery Internet è per sempre, anche per chi non c’è più.
L'idea di RipCemetery nasce in seguito a circostanze tragiche.
"In seguito alla perdita prematura di mio cugino", spiega il fondatore Jacopo Vitali "mi sono reso conto che nessuno dei comuni social network sarebbe stato adatto a condividere i miei pensieri su di lui senza che sembrassero banali. Così ho pensato di creare uno spazio dedicato a tutte quelle persone che, come me, hanno perso qualcuno di importante e che vogliono ricordarlo insieme agli amici giorno dopo giorno".
Il primo obiettivo prefissato su Indiegogo è quello dei 23mila dollari, una cifra che permetterebbe al team di sviluppare l'applicazione mobile accessibile da tutte le piattaforme.
I passi successivi prevedono lo sviluppo di una versione di RipCemetery accessibile da web e una versione per i tablet (obiettivo di 120 mila dollari).
La realizzazione di ulteriori funzioni all'interno dell'app, come la biografia e la sezione foto e video richiedono il raggiungimento di 250mila dollari, mentre ne servono il doppio per lo sviluppo e realizzazione grafica di migliaia di nuovi post-rips, fiori, omaggi, texture e cornici, con la possibilità per l'utente di personalizzarle.
Tra gli obiettivi degli sviluppatori, oltre a quello di creare una sorta di "tomba di famiglia online", c'è anche quello di sostenere la ricerca tramite la donazione di fondi a diverse associazioni attraverso l'acquisto di fiori virtuali o grafiche a pagamento.
Anche se trattasi di una versione beta e non ancora sviluppata al 100% dall'Indiegogo.
Sostanzialmente di cosa si tratta? Di un'app utile per ricordare i nostri cari sugli smartphone.
RipCemetery è una community che permette di condividere, in maniera del tutto discreta e riservata, stati d’animo e ricordi legati a una persona scomparsa.
L’applicazione è gratuita e dà la possibilità ad ogni suo utente di creare il proprio cimitero virtuale raggiungibile da qualsiasi luogo: biografia, foto ricordo, video, messaggi e fiori virtuali, insomma, con RipCemetery Internet è per sempre, anche per chi non c’è più.
L'idea di RipCemetery nasce in seguito a circostanze tragiche.
"In seguito alla perdita prematura di mio cugino", spiega il fondatore Jacopo Vitali "mi sono reso conto che nessuno dei comuni social network sarebbe stato adatto a condividere i miei pensieri su di lui senza che sembrassero banali. Così ho pensato di creare uno spazio dedicato a tutte quelle persone che, come me, hanno perso qualcuno di importante e che vogliono ricordarlo insieme agli amici giorno dopo giorno".
Il primo obiettivo prefissato su Indiegogo è quello dei 23mila dollari, una cifra che permetterebbe al team di sviluppare l'applicazione mobile accessibile da tutte le piattaforme.
I passi successivi prevedono lo sviluppo di una versione di RipCemetery accessibile da web e una versione per i tablet (obiettivo di 120 mila dollari).
La realizzazione di ulteriori funzioni all'interno dell'app, come la biografia e la sezione foto e video richiedono il raggiungimento di 250mila dollari, mentre ne servono il doppio per lo sviluppo e realizzazione grafica di migliaia di nuovi post-rips, fiori, omaggi, texture e cornici, con la possibilità per l'utente di personalizzarle.
Tra gli obiettivi degli sviluppatori, oltre a quello di creare una sorta di "tomba di famiglia online", c'è anche quello di sostenere la ricerca tramite la donazione di fondi a diverse associazioni attraverso l'acquisto di fiori virtuali o grafiche a pagamento.
Migliori App Per Guadagnare Sullo Smartphone
In questo articolo, riporterò le migliori app per guadagnare un po' di soldi sul vostro Smartphone.
Molte di queste vi pagheranno su Paypal, altre invece vi regaleranno "buoni" spendibili su alcuni store.
Google Opinion Rewards
Basta completare i sondaggi per ottenere credito Google Play.
Riceverete una notifica non appena un nuovo sondaggio sarà disponibile e ci vorranno un paio di minuti per rispondere a tutte le domande.
Una volta completato, guadagnerete del credito che potrà essere utilizzato in Google Play per acquistare applicazioni, musica, pagamenti in-app e tutto ciò che è acquistabile all’interno dello store.
CashPirate
I compiti che ti vengono proposti sono diversi, tra cui scaricare app gratuite, testare giochi, completare dei formulari e guardare video.
Ogni operazione ti fa guadagnare punti.
Quando ne collezioni 2.500, puoi riscuotere.
L’app ti paga in CashPirate iconbuoni regalo e denaro, a tua scelta. Se opti per i soldi, ti vengono caricati sull’account PayPal.
MintCoins
MintCoins vi permetterà di guadagnare punti non solo attraverso sondaggi, ma anche scaricando app gratuite, guardando video, registrandovi a siti web e condividendo ai vostri amici.
Non appena raggiungerete la soglia il payout(almeno un dollaro), sarete liberi di convertirli in denaro reale, trasferendo il tutto sul vostro account PayPal.
Earn Money
Questa è un’app progettata per aiutare a fare soldi, praticamente identica a MintCoins, con la differenza che le offerte sono più mirate in base alla vostra posizione.
Le possibilità di guadagno sono molteplici e discretamente sostanziose, a patto di una vostra maggiore pazienza (potrebbe essere necessario aspettare diversi giorni prima di una nuova offerta).
Variamo nuovamente dall’installare app gratuite al guardare video pubblicitari e, ancora una volta, sarà possibile trasferire il frutto del vostro “lavoro” su un account PayPal.
iPoll
Altra app basata sui sondaggi.
iPoll mette a disposizione una serie di "missioni" da completare.
Oltre ai sondaggi tradizionali, vi potrà essere richiesto di inviare foto o anche di caricare una registrazione audio o video.
Molte delle missioni permettono di guadagnare una discreta somma di denaro, che potrete decidere di ritirare su PayPal o anche nei vostri account Amazon o iTunes, se preferite.
AppCasher
Con questa potrete guadagnare dei crediti installando ed usando applicazioni, per poi convertirli in carte regalo con le quali acquistare su Amazon o iTunes, oppure in denaro trasferibile su PayPal.
Inoltre, fornendo il codice personale ai vostri amici, potrete guadagnare crediti extra per ogni persona che si iscrive in tal modo.
Whaff
Quest’app premia la fedeltà.
Quello che ti viene chiesto per ottenere denaro o buoni regalo è non solo di scaricare le app sponsorizzate (il download ti dà già una certa quantità di punti), ma anche di usare queste app e di non cancellarle dallo smartphone.
Ognuna di queste azioni ti fa guadagnare punti.
Quando ne raccogli una certa quantità puoi convertirli in ricariche di denaro sull’account PayPal o in buoni di Amazon, Facebook, PlayStation Store, Google Play, Xbox e Steam.
Fotolia Instant
Con Fotolia Instant avrete la possibilità di guadagnare qualche soldo condividendo foto su questa piattaforma multimediale.
Non dovrete fare altro che caricare le vostre foto rispettando i parametri richiesti e utilizzando i tag più opportuni e aspettare che qualcuno la compri.
Una volta raggiunti i 50 crediti, potrete tramutarli in euro (1 credito = 1 euro).
Foap
Un servizio dalla buona reputazione che permette a fotografi non professionisti di vendere i propri scatti alle aziende.
Anche qui tu carichi delle foto (dimensione minima 2048x1536 pixel), che prima di poter essere immesse nel mercato devono essere votate dalla comunità.
Se la media dei voti è di 2.5 su 5 minimo, lo scatto entra a far parte del database di Foap.
Le aziende interessate possono così trovarle e comprarle.
Tu guadagni 5 euro per ogni foto venduta, e altrettanti ne guadagna Foap
Clic And Walk
Non bisogna fare altro che seguire determinate missioni, scattare foto a diversi prodotti e condividerle tramite l'app offrendo consigli utili o opinioni personali.
Una volta conclusa la missione possiamo ritirare i nostri soldi.
Provatela, non sarete costretti a seguire tutte le missioni, ma solo quelle che vi interessano di più o quelle più vicine a voi!
Ma non finisce qui.
Altre degne di menzione Clashot (anche questa si basa sulla vendita foto), Quack!Messenger (app simile a WhattsApp che ti paga per chattare ed invitare amici), AppJobber (anche qui bisogna compiere piccole missioni quali scattare foto in supermercati o in determinati negozi), Freapp (condividere app e mettere like su Facebook), Points2Shop (sondaggi, scaricare app, guardare video, etc), Carte Regalo Gratis (anche qui vanno compiute determinate azioni)
Molte di queste vi pagheranno su Paypal, altre invece vi regaleranno "buoni" spendibili su alcuni store.
Google Opinion Rewards
Basta completare i sondaggi per ottenere credito Google Play.
Riceverete una notifica non appena un nuovo sondaggio sarà disponibile e ci vorranno un paio di minuti per rispondere a tutte le domande.
Una volta completato, guadagnerete del credito che potrà essere utilizzato in Google Play per acquistare applicazioni, musica, pagamenti in-app e tutto ciò che è acquistabile all’interno dello store.
CashPirate
I compiti che ti vengono proposti sono diversi, tra cui scaricare app gratuite, testare giochi, completare dei formulari e guardare video.
Ogni operazione ti fa guadagnare punti.
Quando ne collezioni 2.500, puoi riscuotere.
L’app ti paga in CashPirate iconbuoni regalo e denaro, a tua scelta. Se opti per i soldi, ti vengono caricati sull’account PayPal.
MintCoins
MintCoins vi permetterà di guadagnare punti non solo attraverso sondaggi, ma anche scaricando app gratuite, guardando video, registrandovi a siti web e condividendo ai vostri amici.
Non appena raggiungerete la soglia il payout(almeno un dollaro), sarete liberi di convertirli in denaro reale, trasferendo il tutto sul vostro account PayPal.
Earn Money
Questa è un’app progettata per aiutare a fare soldi, praticamente identica a MintCoins, con la differenza che le offerte sono più mirate in base alla vostra posizione.
Le possibilità di guadagno sono molteplici e discretamente sostanziose, a patto di una vostra maggiore pazienza (potrebbe essere necessario aspettare diversi giorni prima di una nuova offerta).
Variamo nuovamente dall’installare app gratuite al guardare video pubblicitari e, ancora una volta, sarà possibile trasferire il frutto del vostro “lavoro” su un account PayPal.
iPoll
Altra app basata sui sondaggi.
iPoll mette a disposizione una serie di "missioni" da completare.
Oltre ai sondaggi tradizionali, vi potrà essere richiesto di inviare foto o anche di caricare una registrazione audio o video.
Molte delle missioni permettono di guadagnare una discreta somma di denaro, che potrete decidere di ritirare su PayPal o anche nei vostri account Amazon o iTunes, se preferite.
AppCasher
Con questa potrete guadagnare dei crediti installando ed usando applicazioni, per poi convertirli in carte regalo con le quali acquistare su Amazon o iTunes, oppure in denaro trasferibile su PayPal.
Inoltre, fornendo il codice personale ai vostri amici, potrete guadagnare crediti extra per ogni persona che si iscrive in tal modo.
Whaff
Quest’app premia la fedeltà.
Quello che ti viene chiesto per ottenere denaro o buoni regalo è non solo di scaricare le app sponsorizzate (il download ti dà già una certa quantità di punti), ma anche di usare queste app e di non cancellarle dallo smartphone.
Ognuna di queste azioni ti fa guadagnare punti.
Quando ne raccogli una certa quantità puoi convertirli in ricariche di denaro sull’account PayPal o in buoni di Amazon, Facebook, PlayStation Store, Google Play, Xbox e Steam.
Fotolia Instant
Con Fotolia Instant avrete la possibilità di guadagnare qualche soldo condividendo foto su questa piattaforma multimediale.
Non dovrete fare altro che caricare le vostre foto rispettando i parametri richiesti e utilizzando i tag più opportuni e aspettare che qualcuno la compri.
Una volta raggiunti i 50 crediti, potrete tramutarli in euro (1 credito = 1 euro).
Foap
Un servizio dalla buona reputazione che permette a fotografi non professionisti di vendere i propri scatti alle aziende.
Anche qui tu carichi delle foto (dimensione minima 2048x1536 pixel), che prima di poter essere immesse nel mercato devono essere votate dalla comunità.
Se la media dei voti è di 2.5 su 5 minimo, lo scatto entra a far parte del database di Foap.
Le aziende interessate possono così trovarle e comprarle.
Tu guadagni 5 euro per ogni foto venduta, e altrettanti ne guadagna Foap
Clic And Walk
Non bisogna fare altro che seguire determinate missioni, scattare foto a diversi prodotti e condividerle tramite l'app offrendo consigli utili o opinioni personali.
Una volta conclusa la missione possiamo ritirare i nostri soldi.
Provatela, non sarete costretti a seguire tutte le missioni, ma solo quelle che vi interessano di più o quelle più vicine a voi!
Ma non finisce qui.
Altre degne di menzione Clashot (anche questa si basa sulla vendita foto), Quack!Messenger (app simile a WhattsApp che ti paga per chattare ed invitare amici), AppJobber (anche qui bisogna compiere piccole missioni quali scattare foto in supermercati o in determinati negozi), Freapp (condividere app e mettere like su Facebook), Points2Shop (sondaggi, scaricare app, guardare video, etc), Carte Regalo Gratis (anche qui vanno compiute determinate azioni)
Come Cancellarsi Da Twitter (Guida)
Cancellare un account da Twitter è tutto sommato semplice.
L'unico "fastidio" è che una volta iniziata la procedura, Twitter ci mostrerà diverse pagine nel quale ci chiederà se siamo sicuri di voler disattivare l'account.
COME CANCELLARSI DA TWITTER
Fatto il login (user e pass), vai sull'ingranaggio a destra e trova la voce Impostazioni del menu che compare.
Adesso, scorri fino in fondo la pagina che si è aperta e clicca sulla voce Disattiva il mio account per accedere alla pagina di cancellazione dell’account.
Clicca quindi sul pulsante Disattiva [tuo nome], digita la password del tuo account nel riquadro che si apre e fai click su Disattiva account e avrai completato la procedura.
Se vuoi fare ancora più rapidamente, fai il login e poi vai a quest'indirizzo: Cancellazione Account Twitter
ACCOUNT DISATTIVATO PER 30 GIORNI
Ti sei appena cancellato da Twitter, ma il tuo account non è ancora cancellato definitivamente, è solo disattivato.
Affinché tutti i tuoi dati vengano cancellati dal database di Twitter e il tuo profilo non sia più visibile online, devi aspettare 30 giorni(dopo di ciò la cancellazione sarà irreversibile e i dati non più recuperabili).
Nel caso in cui ti pentissi della cancellazione dell’account, hai lo stesso arco di tempo (30 giorni) per rientrare nuovamente nel tuo profilo su Twitter, usando normalmente il tuo nome utente e la tua password, e riattivarlo come se nulla fosse mai successo.
La procedura di disattivazione del profilo può essere effettuata solo da computer, o meglio solo dalla versione Web di Twitter in modalità desktop (teoricamente accessibile anche da smartphone e tablet ma molto scomoda da usare): dalle app ufficiali e dai clienti di terze parti per Android, iOS o altri sistemi operativi non è ancora possibile portarla a termine.
L'unico "fastidio" è che una volta iniziata la procedura, Twitter ci mostrerà diverse pagine nel quale ci chiederà se siamo sicuri di voler disattivare l'account.
COME CANCELLARSI DA TWITTER
Fatto il login (user e pass), vai sull'ingranaggio a destra e trova la voce Impostazioni del menu che compare.
Adesso, scorri fino in fondo la pagina che si è aperta e clicca sulla voce Disattiva il mio account per accedere alla pagina di cancellazione dell’account.
Clicca quindi sul pulsante Disattiva [tuo nome], digita la password del tuo account nel riquadro che si apre e fai click su Disattiva account e avrai completato la procedura.
Se vuoi fare ancora più rapidamente, fai il login e poi vai a quest'indirizzo: Cancellazione Account Twitter
ACCOUNT DISATTIVATO PER 30 GIORNI
Ti sei appena cancellato da Twitter, ma il tuo account non è ancora cancellato definitivamente, è solo disattivato.
Affinché tutti i tuoi dati vengano cancellati dal database di Twitter e il tuo profilo non sia più visibile online, devi aspettare 30 giorni(dopo di ciò la cancellazione sarà irreversibile e i dati non più recuperabili).
Nel caso in cui ti pentissi della cancellazione dell’account, hai lo stesso arco di tempo (30 giorni) per rientrare nuovamente nel tuo profilo su Twitter, usando normalmente il tuo nome utente e la tua password, e riattivarlo come se nulla fosse mai successo.
La procedura di disattivazione del profilo può essere effettuata solo da computer, o meglio solo dalla versione Web di Twitter in modalità desktop (teoricamente accessibile anche da smartphone e tablet ma molto scomoda da usare): dalle app ufficiali e dai clienti di terze parti per Android, iOS o altri sistemi operativi non è ancora possibile portarla a termine.
Come Cancellare Un Tweet (Twitter)
Questo articolo potrebbe sembrare banale, per chi, utilizza Twitter da molto tempo.
Magari non lo è per chi invece è un Newbie.
Un po' come Facebook, anche Twitter, permette di cancellare i messaggi postati ("Tweet" che corrisponderebbero gli "Stati" di Facebook) solo che la cosa, apparentemente, è meno intuitiva.
Qui semplicemente vedremo come cancellare i Tweet.
COME CANCELLARE UN TWEET
Dopo aver pubblicato un tweet può capitare di volerlo cancellare(o modificare).
La funzione di cancellazione non è immediatamente visibile ma è facilmente individuabile fin dal pannello personale.
Per cancellare uno dei propri Tweet, quelli scritti sul proprio profilo utente, è necessario accedere su Twitter dopo aver fatto il login(user e password).
Muovere il puntatore del mouse sopra il Tweet da cancellare per far comparire le funzionalità aggiuntive ed infine cliccare sul link Elimina.
Dopo aver cliccato sull'icona Elimina viene visualizzata una pop-up dove Twitter con un messaggio "Sei sicuro di voler eliminare questo messaggio?" chiedendo all'utente una conferma alla cancellazione del post. Per cancellare il tweet, arrivati a questo punto, è sufficiente cliccare sul pulsante SI.
Se il Tweet da cancellare è molto vecchio potrebbe non essere facilmente individuabile dal pannello personale dei Tweet più recenti.
In questi casi è necessario ricercare il Tweet da eliminare nella lista storica dei Tweet.
In alternativa, potrete utilizzare il sito: TweetDeleter
Magari non lo è per chi invece è un Newbie.
Un po' come Facebook, anche Twitter, permette di cancellare i messaggi postati ("Tweet" che corrisponderebbero gli "Stati" di Facebook) solo che la cosa, apparentemente, è meno intuitiva.
Qui semplicemente vedremo come cancellare i Tweet.
COME CANCELLARE UN TWEET
Dopo aver pubblicato un tweet può capitare di volerlo cancellare(o modificare).
La funzione di cancellazione non è immediatamente visibile ma è facilmente individuabile fin dal pannello personale.
Per cancellare uno dei propri Tweet, quelli scritti sul proprio profilo utente, è necessario accedere su Twitter dopo aver fatto il login(user e password).
Muovere il puntatore del mouse sopra il Tweet da cancellare per far comparire le funzionalità aggiuntive ed infine cliccare sul link Elimina.
Dopo aver cliccato sull'icona Elimina viene visualizzata una pop-up dove Twitter con un messaggio "Sei sicuro di voler eliminare questo messaggio?" chiedendo all'utente una conferma alla cancellazione del post. Per cancellare il tweet, arrivati a questo punto, è sufficiente cliccare sul pulsante SI.
Se il Tweet da cancellare è molto vecchio potrebbe non essere facilmente individuabile dal pannello personale dei Tweet più recenti.
In questi casi è necessario ricercare il Tweet da eliminare nella lista storica dei Tweet.
In alternativa, potrete utilizzare il sito: TweetDeleter
giovedì 16 aprile 2015
Cos'è e Come Funziona UberPop
UberPop è un sistema che permette a chiunque di registrarsi come autista con Uber e usare un veicolo privato per trasportare clienti del servizio.
Esso si aggiunge ai servizi già offerti da Uber: Uber Berlina Nera e Uber Van.
Nei normali servizi di Uber le auto sono guidate da autisti professionisti e con licenza.
UberPop, invece, offre un servizio formalmente simile a quelli di car pooling che permettono a chi si sta per mettere in viaggio con la sua macchina di trovare qualcuno con cui dividere le spese di pedaggio e benzina.
A mediare tra cliente e autista ci sarà sempre Uber, che si occuperà anche del pagamento della corsa e di garantire la qualità del servizio.
FUNZIONAMENTO
Quando si apre l’app di Uber, si deve selezionare l’opzione UberPop per essere messi in contatto con l’autista registrato che si trova più vicino in quel momento.
Le tariffe del viaggio vengono calcolate a tempo e sono decisamente più economiche delle normali tariffe di Uber: la corsa costa 0.49 euro al minuto con un prezzo base di 2.50 euro e una tariffa minima di 5 euro.
La differenza di prezzo è dovuta al fatto che le auto di UberPop non sono belle e curate come le berline usate per il normale servizio di Uber, e al fatto che gli autisti non sono professionisti.
DIVENTARE AUTISTI DI UBERPOP
I pre-requisiti sono:
– Avere un’auto intestata a proprio nome.
– Avere la patente da più di tre anni.
– Possedere un’auto immatricolata da non più di otto anni e con almeno 4 posti.
– Non avere avuto sospensioni della patente di recente.
– Non essere pregiudicati
Prima di essere abilitati come autisti di UberPop, inoltre, è necessario sostenere un colloquio con i responsabili del servizio.
Una volta abilitati, gli autisti di UberPop non hanno particolari vincoli: possono rendersi disponibili a lavorare quando preferiscono.
La tariffa trattenuta da Uber per la fornitura del servizio è di circa il 20 per cento.
PROTESTE, SEQUESTRI E CONFISCHE
Secondo i diffidenti mancano i requisiti tipici del trasporto pubblico, primo fra tutti l’obbligo di prestare il servizio a chiunque lo chieda.
Inoltre va ricordato che la caratteristica di Uber Pop è il fatto che a guidare è un comune automobilista.
È come detto una variante più recente del servizio Uber “classico” (denominato Black), un noleggio con conducente che, grazie alla possibilità di prenotare “al volo” tramite una app, diventa simile alla funzionalità dei taxi.
Uber ha incontrato quasi ovunque la resistenza dei tassisti, che hanno accusato il servizio di fare concorrenza sleale.
Anche a Roma e a Milano, le uniche due città italiane dove è attivo il servizio, i tassisti hanno vigorosamente protestato contro l’arrivo di Uber.
Anche UberPop, che offre viaggi a prezzi più bassi di quelli di Uber e quindi più concorrenziali nei confronti dei taxi tradizionali, ha causato diverse proteste: a Milano, il 10 maggio, i tassisti hanno fatto un giorno di sciopero.
Dopo le proteste, sono iniziate ad arrivare sequestri e confische.
La Prefettura ha firmato i primi tre provvedimenti che trasferiscono allo Stato la proprietà di altrettante auto convenzionate con UberPop.
Le auto sequestrate a conducenti convenzionati con UberPop sono 62, e tutti hanno presentato ricorso al giudice di pace.
Le sentenze sono per ora sette.
Sei dichiarano inammissibile il ricorso e definiscono quello di UberPop «servizio di taxi senza essere in possesso del prescritto titolo».
Vale a dire, la licenza.
Una sola sentenza accoglie il ricorso, e di conseguenza annulla il sequestro.
Paolo Sintoni, coordinatore dei giudici di pace, spiega: «L’unico caso in cui un giudice ha ritenuto di accogliere il ricorso è quello in cui il proprietario dell’auto era un soggetto diverso dal guidatore abituale.
Nel caso in cui invece proprietario e conducente siano la stessa persona, secondo l’ordinamento italiano, ci sono tutti i presupposti per disporre ed eventualmente confermare la confisca del mezzo».
Ora gli autisti che si sono visti confiscare l’auto dalla Prefettura dovranno fare nuovamente ricorso al giudice di pace, chiedendo l’annullamento del provvedimento.
A pagare loro le spese legali sarà Uber in Italia.
SERVIZIO ILLEGALE?
Circa un anno fa il ministro ai Trasporti, Maurizio Lupi, ha dichiarato il servizio «totalmente fuorilegge».
Ai cittadini che si improvvisano autisti per arrotondare il bilancio familiare viene contestato «l’esercizio abusivo della professione», un illecito amministrativo.
Lo spiega bene il comandante dei vigili, Tullio Mastrangelo: «Il servizio è totalmente illegale. Noi possiamo intervenire nella violazione amministrativa al codice della strada, perché bisogna avere una licenza per fare servizio di trasporto pubblico non di linea, e noi contestiamo questi illeciti quando qualcuno li pone in essere, in flagranza.
Sono autisti non abilitati, che guidano veicoli non abilitati al trasporto pubblico e senza l’assicurazione adeguata a portare in giro passeggeri. Chi sale a bordo di UberPop, lo fa a suo rischio».
I vigili, oltre a controllare e sanzionare, non possono far di più.
C’è chi pensa che solo un’azione civilistica sarebbe il modo per bloccare un servizio ritenuto da tutti «illegale».
Cioè una causa in tribunale per concorrenza sleale, con la quale una categoria che si ritiene lesa da «un esercizio abusivo della professione» fa istanza per un provvedimento d’urgenza (articolo 700 del Codice di procedura civile) per chiedere l’inibizione dell’attività ed, eventualmente, anche una richiesta danni.
Il clima di ostilità ha portato i vari autisti di UberPop alla decisione di far sedere il passeggero avanti per non dare nell'occhio e passare inosservati agli occhi dei taxisti inferociti.
Esso si aggiunge ai servizi già offerti da Uber: Uber Berlina Nera e Uber Van.
Nei normali servizi di Uber le auto sono guidate da autisti professionisti e con licenza.
UberPop, invece, offre un servizio formalmente simile a quelli di car pooling che permettono a chi si sta per mettere in viaggio con la sua macchina di trovare qualcuno con cui dividere le spese di pedaggio e benzina.
A mediare tra cliente e autista ci sarà sempre Uber, che si occuperà anche del pagamento della corsa e di garantire la qualità del servizio.
FUNZIONAMENTO
Quando si apre l’app di Uber, si deve selezionare l’opzione UberPop per essere messi in contatto con l’autista registrato che si trova più vicino in quel momento.
Le tariffe del viaggio vengono calcolate a tempo e sono decisamente più economiche delle normali tariffe di Uber: la corsa costa 0.49 euro al minuto con un prezzo base di 2.50 euro e una tariffa minima di 5 euro.
La differenza di prezzo è dovuta al fatto che le auto di UberPop non sono belle e curate come le berline usate per il normale servizio di Uber, e al fatto che gli autisti non sono professionisti.
DIVENTARE AUTISTI DI UBERPOP
I pre-requisiti sono:
– Avere un’auto intestata a proprio nome.
– Avere la patente da più di tre anni.
– Possedere un’auto immatricolata da non più di otto anni e con almeno 4 posti.
– Non avere avuto sospensioni della patente di recente.
– Non essere pregiudicati
Prima di essere abilitati come autisti di UberPop, inoltre, è necessario sostenere un colloquio con i responsabili del servizio.
Una volta abilitati, gli autisti di UberPop non hanno particolari vincoli: possono rendersi disponibili a lavorare quando preferiscono.
La tariffa trattenuta da Uber per la fornitura del servizio è di circa il 20 per cento.
PROTESTE, SEQUESTRI E CONFISCHE
Secondo i diffidenti mancano i requisiti tipici del trasporto pubblico, primo fra tutti l’obbligo di prestare il servizio a chiunque lo chieda.
Inoltre va ricordato che la caratteristica di Uber Pop è il fatto che a guidare è un comune automobilista.
È come detto una variante più recente del servizio Uber “classico” (denominato Black), un noleggio con conducente che, grazie alla possibilità di prenotare “al volo” tramite una app, diventa simile alla funzionalità dei taxi.
Uber ha incontrato quasi ovunque la resistenza dei tassisti, che hanno accusato il servizio di fare concorrenza sleale.
Anche a Roma e a Milano, le uniche due città italiane dove è attivo il servizio, i tassisti hanno vigorosamente protestato contro l’arrivo di Uber.
Anche UberPop, che offre viaggi a prezzi più bassi di quelli di Uber e quindi più concorrenziali nei confronti dei taxi tradizionali, ha causato diverse proteste: a Milano, il 10 maggio, i tassisti hanno fatto un giorno di sciopero.
Dopo le proteste, sono iniziate ad arrivare sequestri e confische.
La Prefettura ha firmato i primi tre provvedimenti che trasferiscono allo Stato la proprietà di altrettante auto convenzionate con UberPop.
Le auto sequestrate a conducenti convenzionati con UberPop sono 62, e tutti hanno presentato ricorso al giudice di pace.
Le sentenze sono per ora sette.
Sei dichiarano inammissibile il ricorso e definiscono quello di UberPop «servizio di taxi senza essere in possesso del prescritto titolo».
Vale a dire, la licenza.
Una sola sentenza accoglie il ricorso, e di conseguenza annulla il sequestro.
Paolo Sintoni, coordinatore dei giudici di pace, spiega: «L’unico caso in cui un giudice ha ritenuto di accogliere il ricorso è quello in cui il proprietario dell’auto era un soggetto diverso dal guidatore abituale.
Nel caso in cui invece proprietario e conducente siano la stessa persona, secondo l’ordinamento italiano, ci sono tutti i presupposti per disporre ed eventualmente confermare la confisca del mezzo».
Ora gli autisti che si sono visti confiscare l’auto dalla Prefettura dovranno fare nuovamente ricorso al giudice di pace, chiedendo l’annullamento del provvedimento.
A pagare loro le spese legali sarà Uber in Italia.
SERVIZIO ILLEGALE?
Circa un anno fa il ministro ai Trasporti, Maurizio Lupi, ha dichiarato il servizio «totalmente fuorilegge».
Ai cittadini che si improvvisano autisti per arrotondare il bilancio familiare viene contestato «l’esercizio abusivo della professione», un illecito amministrativo.
Lo spiega bene il comandante dei vigili, Tullio Mastrangelo: «Il servizio è totalmente illegale. Noi possiamo intervenire nella violazione amministrativa al codice della strada, perché bisogna avere una licenza per fare servizio di trasporto pubblico non di linea, e noi contestiamo questi illeciti quando qualcuno li pone in essere, in flagranza.
Sono autisti non abilitati, che guidano veicoli non abilitati al trasporto pubblico e senza l’assicurazione adeguata a portare in giro passeggeri. Chi sale a bordo di UberPop, lo fa a suo rischio».
I vigili, oltre a controllare e sanzionare, non possono far di più.
C’è chi pensa che solo un’azione civilistica sarebbe il modo per bloccare un servizio ritenuto da tutti «illegale».
Cioè una causa in tribunale per concorrenza sleale, con la quale una categoria che si ritiene lesa da «un esercizio abusivo della professione» fa istanza per un provvedimento d’urgenza (articolo 700 del Codice di procedura civile) per chiedere l’inibizione dell’attività ed, eventualmente, anche una richiesta danni.
Il clima di ostilità ha portato i vari autisti di UberPop alla decisione di far sedere il passeggero avanti per non dare nell'occhio e passare inosservati agli occhi dei taxisti inferociti.
lunedì 13 aprile 2015
Facebook Spia Tutti: Anche I Non Iscritti
Pare che Facebook tenga traccia delle attività online dei suoi iscritti(ma questo si sa) ed anche delle persone che non sono iscritte ma che visitano i suoi post pubblici o i siti che contengono al loro interno il tasto “Mi piace” (quasi tutti ormai).
Questo almeno secondo le accuse del garante della privacy del Belgio.
L’indagine è stata realizzata da alcuni centri di ricerca universitari belgi in seguito a un rapporto precedente, che aveva messo in evidenza possibili violazioni dei regolamenti sulla privacy in Europa da parte di Facebook.
COOKIES: IL MALE DI TUTTO
Come molti altri siti, anche Facebook installa nel browser che si usa per navigare un “cookie”, un file che contiene al suo interno diverse informazioni che gli servono per riconoscere l’utente alla sua visita successiva e capire di chi si tratta, senza dovergli chiedere ogni volta la password o altri sistemi di identificazione.
I cookie sono anche utilizzati per tenere traccia delle attività dello stesso utente, in modo da dargli diversi servizi e da proporgli pubblicità più consone ai suoi interessi, sulla base delle cose che guarda online. Facebook installa un cookie in tutti i browser che visitano una delle sua pagine su facebook.com, anche se la persona che lo fa non è iscritta al social network.
Il cookie viene anche utilizzato quando una persona visita un sito diverso da facebook.com, ma che al suo interno contiene il tasto “Mi piace” messo a disposizione da Facebook per condividere facilmente un contenuto sul proprio profilo.
Il tasto è presente su più di 13 milioni di siti e viene visualizzato ogni giorno da centinaia di milioni di persone. Secondo i ricercatori è sufficiente la presenza del tasto per tracciare le attività dell’utente, senza che questi ci clicchi sopra per condividere qualcosa.
NORME PRIVACY
Le normative dell’Unione Europea sulla privacy prevedono che ogni utente sia avvisato e dia il proprio consenso prima che un sito installi nel suo browser un cookie.
Di solito, durante la prima visita, il sito mostra un messaggio nel quale si spiega che per il suo funzionamento sono utilizzati alcuni cookie, dando la possibilità all’utente di accettare il loro utilizzo o di abbandonare.
Le regole per la privacy di Facebook, su cui la società è intervenuta più volte e che sono spesso criticate per essere poco chiare e comprensibili, dicono che in effetti sono raccolte “informazioni quando visiti o usi siti di terze parti e applicazioni che utilizzano i nostri servizi”.
Nella sezione sui cookie viene inoltre ricordato che i cookie sono utilizzati anche con gli utenti che non hanno un account o che in quel momento non sono collegati a Facebook “per permetterci di offrire, selezionare, valutare e capire gli annunci pubblicitari che mostriamo dentro e fuori Facebook”.
Tenendo traccia delle attività degli utenti, Facebook raccoglie informazioni utili per migliorare le sue pubblicità e renderle più coerenti con i gusti e gli interessi di ogni singola persona.
Pubblicità più interessanti hanno maggiori probabilità di essere notate, e di conseguenza rendono di più a Facebook, che le ospita all’interno dei suoi servizi.
Il meccanismo per dire a Facebook di non tracciare le proprie attività è inoltre tortuoso e prevede l’utilizzo di siti gestiti da altre organizzazioni, che fanno da garanti (sistemi simili sono attivi anche per Google, Microsoft e altre grandi aziende).
A seconda della propria posizione geografica, per terminare il tracciamento, si viene mandati su siti gestiti dalla Digital Advertising Alliance negli Stati Uniti o sulla European Digital Advertising Alliance (EDAA) nell’Unione Europea.
I ricercatori hanno però scoperto che se si utilizza il sistema dell’EDAA per rinunciare al tracciamento, Facebook provvede ad installare un nuovo cookie nel browser che ha una durata di due anni e che sostanzialmente serve per dire ai sistemi di Facebook di non tracciare le attività.
Per gli autori della ricerca è paradossale che un sistema per fare opt-out da un cookie porti all’installazione di un altro cookie (che comunque non contiene informazioni che permettano di identificare un singolo utente).
I motivi per cui viene installato il nuovo cookie non sono chiari, anche perché i ricercatori hanno notato che questa condizione si verifica solamente per gli utenti europei, mentre non si presenta per Stati Uniti e Canada, per esempio.
LA RISPOSTA DI FACEBOOK
Facebook sul suo blog ufficiale ha criticato duramente la ricerca realizzata in Belgio, dicendo che contiene “inesattezze” su diverse questioni e sostenendo che gli autori non si siano mai messi in contatto con Facebook per avere “chiarimenti sulle supposizioni su cui hanno basato il loro studio”.
Tuttavia Facebook ha comunque ammesso di aver accidentalmente tenuto traccia delle attività di persone che non avevano un account a causa di un malfunzionamento(bug) nei suoi sistemi, sul quale stanno intervenendo i loro tecnici.
Questo almeno secondo le accuse del garante della privacy del Belgio.
L’indagine è stata realizzata da alcuni centri di ricerca universitari belgi in seguito a un rapporto precedente, che aveva messo in evidenza possibili violazioni dei regolamenti sulla privacy in Europa da parte di Facebook.
COOKIES: IL MALE DI TUTTO
Come molti altri siti, anche Facebook installa nel browser che si usa per navigare un “cookie”, un file che contiene al suo interno diverse informazioni che gli servono per riconoscere l’utente alla sua visita successiva e capire di chi si tratta, senza dovergli chiedere ogni volta la password o altri sistemi di identificazione.
I cookie sono anche utilizzati per tenere traccia delle attività dello stesso utente, in modo da dargli diversi servizi e da proporgli pubblicità più consone ai suoi interessi, sulla base delle cose che guarda online. Facebook installa un cookie in tutti i browser che visitano una delle sua pagine su facebook.com, anche se la persona che lo fa non è iscritta al social network.
Il cookie viene anche utilizzato quando una persona visita un sito diverso da facebook.com, ma che al suo interno contiene il tasto “Mi piace” messo a disposizione da Facebook per condividere facilmente un contenuto sul proprio profilo.
Il tasto è presente su più di 13 milioni di siti e viene visualizzato ogni giorno da centinaia di milioni di persone. Secondo i ricercatori è sufficiente la presenza del tasto per tracciare le attività dell’utente, senza che questi ci clicchi sopra per condividere qualcosa.
NORME PRIVACY
Le normative dell’Unione Europea sulla privacy prevedono che ogni utente sia avvisato e dia il proprio consenso prima che un sito installi nel suo browser un cookie.
Di solito, durante la prima visita, il sito mostra un messaggio nel quale si spiega che per il suo funzionamento sono utilizzati alcuni cookie, dando la possibilità all’utente di accettare il loro utilizzo o di abbandonare.
Le regole per la privacy di Facebook, su cui la società è intervenuta più volte e che sono spesso criticate per essere poco chiare e comprensibili, dicono che in effetti sono raccolte “informazioni quando visiti o usi siti di terze parti e applicazioni che utilizzano i nostri servizi”.
Nella sezione sui cookie viene inoltre ricordato che i cookie sono utilizzati anche con gli utenti che non hanno un account o che in quel momento non sono collegati a Facebook “per permetterci di offrire, selezionare, valutare e capire gli annunci pubblicitari che mostriamo dentro e fuori Facebook”.
Tenendo traccia delle attività degli utenti, Facebook raccoglie informazioni utili per migliorare le sue pubblicità e renderle più coerenti con i gusti e gli interessi di ogni singola persona.
Pubblicità più interessanti hanno maggiori probabilità di essere notate, e di conseguenza rendono di più a Facebook, che le ospita all’interno dei suoi servizi.
Il meccanismo per dire a Facebook di non tracciare le proprie attività è inoltre tortuoso e prevede l’utilizzo di siti gestiti da altre organizzazioni, che fanno da garanti (sistemi simili sono attivi anche per Google, Microsoft e altre grandi aziende).
A seconda della propria posizione geografica, per terminare il tracciamento, si viene mandati su siti gestiti dalla Digital Advertising Alliance negli Stati Uniti o sulla European Digital Advertising Alliance (EDAA) nell’Unione Europea.
I ricercatori hanno però scoperto che se si utilizza il sistema dell’EDAA per rinunciare al tracciamento, Facebook provvede ad installare un nuovo cookie nel browser che ha una durata di due anni e che sostanzialmente serve per dire ai sistemi di Facebook di non tracciare le attività.
Per gli autori della ricerca è paradossale che un sistema per fare opt-out da un cookie porti all’installazione di un altro cookie (che comunque non contiene informazioni che permettano di identificare un singolo utente).
I motivi per cui viene installato il nuovo cookie non sono chiari, anche perché i ricercatori hanno notato che questa condizione si verifica solamente per gli utenti europei, mentre non si presenta per Stati Uniti e Canada, per esempio.
LA RISPOSTA DI FACEBOOK
Facebook sul suo blog ufficiale ha criticato duramente la ricerca realizzata in Belgio, dicendo che contiene “inesattezze” su diverse questioni e sostenendo che gli autori non si siano mai messi in contatto con Facebook per avere “chiarimenti sulle supposizioni su cui hanno basato il loro studio”.
Tuttavia Facebook ha comunque ammesso di aver accidentalmente tenuto traccia delle attività di persone che non avevano un account a causa di un malfunzionamento(bug) nei suoi sistemi, sul quale stanno intervenendo i loro tecnici.
venerdì 10 aprile 2015
Aggiunto Il Pulsante "Send" Su Facebook: Integrazione Con WhatsApp?
Facebook starebbe sperimentando l'integrazione con WhatsApp, la popolare applicazione per la messaggistica istantanea acquisita per 19 miliardi di dollari il 19 febbraio 2014.
La prova è un pulsante comparso nell'app del social network di Mark Zuckerberg: un bottone con la scritta "Send" che permetterebbe di inviare agli utenti di WhatsApp il contenuto del post che si sta visualizzando.
Il cambiamento, per ora, riguarderebbe un ristretto gruppo di utenti che ha scaricato l'aggiornamento dell'app Facebook per Android (Versione 31.0.0.7.13).
L'integrazione, insomma, si farà, nonostante Zuckerberg spinga sempre di più il suo Messenger e Jan Koum, uno dei co-fondatori di WhatsApp, abbia assicurato a febbraio 2014(pochi giorni dopo l'acquisizione dell'app) che "non esiste nessun piano di integrazione con Facebook".
Per ora è solo un pulsante ma è il primo passo concreto che Facebook ha deciso di compiere.
Avrà un seguito?
La prova è un pulsante comparso nell'app del social network di Mark Zuckerberg: un bottone con la scritta "Send" che permetterebbe di inviare agli utenti di WhatsApp il contenuto del post che si sta visualizzando.
Il cambiamento, per ora, riguarderebbe un ristretto gruppo di utenti che ha scaricato l'aggiornamento dell'app Facebook per Android (Versione 31.0.0.7.13).
L'integrazione, insomma, si farà, nonostante Zuckerberg spinga sempre di più il suo Messenger e Jan Koum, uno dei co-fondatori di WhatsApp, abbia assicurato a febbraio 2014(pochi giorni dopo l'acquisizione dell'app) che "non esiste nessun piano di integrazione con Facebook".
Per ora è solo un pulsante ma è il primo passo concreto che Facebook ha deciso di compiere.
Avrà un seguito?
La Semiufficiale Bitcoin Foundation Vicina Al Fallimento
Dopo gli Exit Scam (Evolution) e la chiusura di diversi market sul Deep Web (Silk Road e le sue evoluzioni) per l'universo Bitcoin continua il momento difficile. Momento difficile che si ripercuote anche sull'impossibilità di costruirsi un'immagine di affidabilità.
Infatti tra exchange che implodono in modo improvviso e le suddette vicende di cronaca, che a vario titolo coinvolgono crimini compiuti con la criptomoneta, Bitcoin come metodo di pagamento non è esattamente sinonimo di limpidezza. Ora ci si mette anche una brutta situazione per la semiufficiale Bitcoin Foundation, proprio quell'organizzazione, che era stata creata nel 2012 da diverse figure di spicco della community Bitcoin, per promuovere la criptomoneta e raccogliere fondi anche per gli stessi sviluppatori del software che muove il tutto.
BITCOIN FOUNDATION IN BANCAROTTA
Olivier Janssens, neoeletto nel consiglio della fondazione, infatti, ha pubblicato un lungo post in cui ha comunicato a tutti i sostenitori quello che ha scoperto grazie alla nuova carica: la Bitcoin Foundation si è di fatto mangiata tutti i soldi dei donatori ed è praticamente in bancarotta.
Mala gestione, spese pazze e mancanza di trasparenza, hanno permesso di prosciugare tutti i fondi all'oscuro dei membri sostenitori, con il risultato che la fondazione non è più in grado di finanziare gli sviluppatori, né tanto meno portare avanti qualsiasi altra attività.
La Bitcoin Foundation non ha alcun legame diretto (ufficiale) con lo sviluppo e il mantenimento di Bitcoin, ma appunto era la cosa più vicina ad una figura di questo tipo e sicuramente anche questa vicenda potrebbe danneggiare l'immagine della criptomoneta.
I GUAI ARRIVANO DA LONTANO
Dei fondatori originali dell'organizzazione, solo lo sviluppatore capo di Bitcoin Gavin Andresen era rimasto a bordo, dopo che alcune delle figure di spicco avevano fatto una brutta fine. Uno su tutti, Charlie Shrem, finito in carcere per riciclaggio nella vicenda Silk Road. Il 24enne Shrem era stato arrestato a gennaio dello scorso anno insieme a Robert M.Faiella, exchanger di Bitcoin noto anche come BTCKING: i due, secondo l'accusa, avevano organizzato uno schema di vendita della valuta digitale, per un totale di un milione di dollari in Bitcoin, agli utenti di Silk Road, il mercato nero dell'underground digitale utilizzato per scambiare materiali illegali tra cui droga ed armi.
Shrem è stato condannato a una pena di due anni di carcere e a tre anni di libertà vigilata, e subirà una confisca pari a 950mila dollari.
Shrem, nel mese di settembre, si era già dichiarato colpevole, riconoscendo le accuse di riciclaggio che pendevano sul suo capo dal momento dell'arresto, seguito allo smantellamento del mercato nero di Silk Road. L'imprenditore aveva ammesso che per 11 mesi nel corso del 2012 avrebbe consapevolmente supportato attraverso BitInstant le attività di BTCKing, al secolo Robert M.Faiella, impegnato nella conversione di Bitcoin venduti agli utenti di Silk Road. La condanna per il giovane avrebbe potuto essere molto più pesante e avrebbe potuto superare i 5 anni di carcere se nei mesi scorsi non avesse scelto il patteggiamento. Non gli è stato concesso di scontare l'intera pena in regime di libertà vigilata per la gravità dei suoi reati, ha spiegato il procuratore newyorchese Preet Bharar, perché "ha consapevolmente agevolato l'acquisto e l'uso di Bitcoin da parte di terzi per l'acquisto di sostanze illegali sul sito di Silk Road" e "ha trascurato i propri doveri di supervisore di BitInstant, anteponendo il profitto illegale alla responsabilità etica e morale". Al fresco ci starà certamente anche Hal Finney, famoso crittografo e pioniere di Bitcoin: passato a miglior vita qualche mese fa all'età di 58 anni a causa della SLA, l'uomo ha deciso di farsi crio-conservare. Il suo corpo è stato congelato in Arizona dalla Alcor Life Extension Foundation con una tecnica che prevede la sostituzione dei fluidi corporei con una composizione chimica chiamata M-22 che ha l'obiettivo di evitare la formazione di cristalli di ghiaccio che distruggerebbero le cellule. L'obiettivo è quello di far arrivare sano il suo corpo nel futuro: lui e la moglie (che ha condiviso la sua scelta) sperano che da qui a 20 anni la tecnologia possa trovare una soluzione per allungare la vita dell'uomo.
Infatti tra exchange che implodono in modo improvviso e le suddette vicende di cronaca, che a vario titolo coinvolgono crimini compiuti con la criptomoneta, Bitcoin come metodo di pagamento non è esattamente sinonimo di limpidezza. Ora ci si mette anche una brutta situazione per la semiufficiale Bitcoin Foundation, proprio quell'organizzazione, che era stata creata nel 2012 da diverse figure di spicco della community Bitcoin, per promuovere la criptomoneta e raccogliere fondi anche per gli stessi sviluppatori del software che muove il tutto.
BITCOIN FOUNDATION IN BANCAROTTA
Olivier Janssens, neoeletto nel consiglio della fondazione, infatti, ha pubblicato un lungo post in cui ha comunicato a tutti i sostenitori quello che ha scoperto grazie alla nuova carica: la Bitcoin Foundation si è di fatto mangiata tutti i soldi dei donatori ed è praticamente in bancarotta.
Mala gestione, spese pazze e mancanza di trasparenza, hanno permesso di prosciugare tutti i fondi all'oscuro dei membri sostenitori, con il risultato che la fondazione non è più in grado di finanziare gli sviluppatori, né tanto meno portare avanti qualsiasi altra attività.
La Bitcoin Foundation non ha alcun legame diretto (ufficiale) con lo sviluppo e il mantenimento di Bitcoin, ma appunto era la cosa più vicina ad una figura di questo tipo e sicuramente anche questa vicenda potrebbe danneggiare l'immagine della criptomoneta.
I GUAI ARRIVANO DA LONTANO
Dei fondatori originali dell'organizzazione, solo lo sviluppatore capo di Bitcoin Gavin Andresen era rimasto a bordo, dopo che alcune delle figure di spicco avevano fatto una brutta fine. Uno su tutti, Charlie Shrem, finito in carcere per riciclaggio nella vicenda Silk Road. Il 24enne Shrem era stato arrestato a gennaio dello scorso anno insieme a Robert M.Faiella, exchanger di Bitcoin noto anche come BTCKING: i due, secondo l'accusa, avevano organizzato uno schema di vendita della valuta digitale, per un totale di un milione di dollari in Bitcoin, agli utenti di Silk Road, il mercato nero dell'underground digitale utilizzato per scambiare materiali illegali tra cui droga ed armi.
Shrem è stato condannato a una pena di due anni di carcere e a tre anni di libertà vigilata, e subirà una confisca pari a 950mila dollari.
"Non ci sono scuse per quello che ho fatto, ho violato la legge e l'ho violata in maniera grave"
Shrem, nel mese di settembre, si era già dichiarato colpevole, riconoscendo le accuse di riciclaggio che pendevano sul suo capo dal momento dell'arresto, seguito allo smantellamento del mercato nero di Silk Road. L'imprenditore aveva ammesso che per 11 mesi nel corso del 2012 avrebbe consapevolmente supportato attraverso BitInstant le attività di BTCKing, al secolo Robert M.Faiella, impegnato nella conversione di Bitcoin venduti agli utenti di Silk Road. La condanna per il giovane avrebbe potuto essere molto più pesante e avrebbe potuto superare i 5 anni di carcere se nei mesi scorsi non avesse scelto il patteggiamento. Non gli è stato concesso di scontare l'intera pena in regime di libertà vigilata per la gravità dei suoi reati, ha spiegato il procuratore newyorchese Preet Bharar, perché "ha consapevolmente agevolato l'acquisto e l'uso di Bitcoin da parte di terzi per l'acquisto di sostanze illegali sul sito di Silk Road" e "ha trascurato i propri doveri di supervisore di BitInstant, anteponendo il profitto illegale alla responsabilità etica e morale". Al fresco ci starà certamente anche Hal Finney, famoso crittografo e pioniere di Bitcoin: passato a miglior vita qualche mese fa all'età di 58 anni a causa della SLA, l'uomo ha deciso di farsi crio-conservare. Il suo corpo è stato congelato in Arizona dalla Alcor Life Extension Foundation con una tecnica che prevede la sostituzione dei fluidi corporei con una composizione chimica chiamata M-22 che ha l'obiettivo di evitare la formazione di cristalli di ghiaccio che distruggerebbero le cellule. L'obiettivo è quello di far arrivare sano il suo corpo nel futuro: lui e la moglie (che ha condiviso la sua scelta) sperano che da qui a 20 anni la tecnologia possa trovare una soluzione per allungare la vita dell'uomo.
mercoledì 8 aprile 2015
Come Funziona Reddit (Guida)
Reddit all'estero(in particolare negli USA) è uno dei siti più popolari al mondo, tanto da essere definito come “la pagina principale di Internet”.
Trattasi di una piattaforma di social news dove gli utenti sono denominati “redditors”, e possono condividere e commentare i più diversi contenuti sottoforma di discussioni e link, suddivisi in varie sezioni tematiche (chiamate subreddits), molto simili a quelle che troviamo nei comuni forum.
La particolarità di Reddit sta però nel metodo di gestione di tali contenuti: questi vengono disposti in una determinata posizione all’interno della pagina a totale discrezione degli utenti, i quali hanno la facoltà di spingerli in alto o verso in basso tramite due comodi pulsanti a forma di freccia.
Il sito è raggiungibile a questo indirizzo: Reddit
GLI INIZI
Reddit nasce nel 2005 dall’idea di Steve Huffman e Alexis Ohahian, al tempo entrambi ventiduenni appena laureati all’Università della Virginia.
Nel 2008 Reddit diventa completamente open source, pubblicando sulle proprie pagine l’intero codice sorgente del sito e due anni dopo dà il via al progetto Reddit Gold, un programma di affiliazione per gli utenti, i quali in cambio di un corrispettivo in denaro possono usufruire di una serie di funzionalità Premium.
COME FUNZIONA
Iniziamo col dire che la registrazione è gratuita e non richiede indirizzi mail.
Navigare tra le pagine di Reddit è estremamente semplice.
Innanzitutto, una volta raggiunta l’homepage del sito, ci ritroveremo davanti ad una vera e propria vetrina figurante i trend topic del momento: questi includono news, video, discussioni, immagini raffiguranti animali e quant’altro.
Sul lato sinistro di ogni topic è presente un punteggio numerico il quale rappresenta l’indice di popolarità e apprezzamento di tale contenuto: questo, come già specificato è totalmente dipendente dai feedback ricevuti dagli utenti, ed indica la differenza tra voti positivi e voti negativi ricevuti.
Il box di ricerca posizionato in alto a destra ci da la possibilità di filtrare i vari contenuti in base a tematiche di nostro interesse, mentre una snella riga di colore bianco posta proprio nell’intestazione della pagina ci mostra alcuni subreddit (sezioni), sorteggiate in modo casuale.
Una volta avviata una ricerca, questa ci porterà ad una nuova schermata raffigurante un elenco di temi caldi in linea con la keyword da noi digitata.
Oltre ciò, nel caso trovassimo troppo dispersiva la ricerca topic per topic, il sistema ci consiglierà di farci un giro nei vari subreddit legati all’argomento da noi cercato.
Questi rappresentano il vero e proprio cuore pulsante della piattaforma e come vedremo hanno la facoltà di plasmare al proprio interno delle folte ed attive community di utenti.
Spostiamoci dunque su una di queste per analizzarne da vicino il funzionamento.
SUBREDDIT
Parlando di subreddit, come non prendere in esame quello che maggiormente ci rappresenta all’interno del vasto panorama del sito?
Stiamo ovviamente parlando di /r/italy, la comunità popolata dagli utenti italiani di Reddit (e non solo).
Come avrete notato dalla nomenclatura della sezione, essa presenta la sigla “/r/” prima del proprio nome: tutto ciò non è altro che una pratica comune a tutti i subreddit, atta ad identificarli come tali.
Una volta fatto il nostro ingresso in uno di queste, noteremo subito qualcosa di singolare: al 99% dei casi, infatti, l’interfaccia grafica della pagina sarà totalmente diversa da quella principale.
Tutto ciò deriva infatti dalla possibilità per fondatori e moderatori della sezione di andare a ridefinire il tema generale del proprio cluster adattandolo a colorazioni che maggiormente si addicono ad una determinata tematica.
Troviamo ampio spazio di personalizzazione nella creazione di sottosezioni all’interno della singola subreddit e nella gestione del layout della pagina, che si risolve nella possibilità di andare a creare dei box da posizionare nella colonna di destra, nei quali inserire immagini, testo e link.
Comuni ad ogni subreddit sono invece i pulsanti utili a filtrare i vari topic per popolarità e affluenza di voti e risposte, che sempre nel caso da noi preso in esame figurano al fianco del tricolore, in una colorazione blu (“Popolari”, “Nuovi”, “In Crescita”, ecc…).
Riprendendo la colonna di destra, qui abbiamo modo di ritrovare altri due pulsanti rettangolari comuni ad ogni pagina: “Invia nuovo link” e “Invia nuovo messaggio di testo”.
Su Reddit, infatti, ogni utente registrato ha la facoltà di sottomettere una nuova discussione alla comunità: le uniche restrizioni sono appunto rappresentate dal fatto di possedere un account e da un tetto massimo di messaggi inviabili in un determinato lasso di tempo, soluzione, questa, attuata per prevenire lo spam.
In automatico, inoltre, il sistema ci sottoscriverà ad un elenco di subreddit preimpostato, che possiamo visionare alla pagina “I miei subreddit“, accessibile dal menù a tendina che troviamo nell’angolo in alto a sinistra di ogni pagina del sito.
Nel caso durante la navigazione trovassimo una determinata sezione particolarmente interessante, potremmo aggiungere quest’ultima alla sopracitata lista tramite l’apposito pulsante posizionato nell’ormai consueta colonnina di destra.
Ultima, ma non per importanza, è la possibilità offerta ad ogni singolo utente di aprire un nuovo subreddit. Tale funzionalità è accessibile attraverso il tasto che troviamo all’interno dell’home page (e nei vari subreddit, solamente un po’ più nascosto), il quale ci indirizza ad una nuova pagina dalla quale ci è possibile inserire nei vari campi di testo tutte le informazioni necessarie per caratterizzare la nostra personale sezione, che in men che non si dica sarà pronta ad ospitare i più svariati contenuti, da condividere con il mondo.
REDDIT GOLD
Il programma di affiliazione “Reddit Gold“, come già preannunciato inizialmente, rappresenta ad oggi la principale fonte di introiti dell’intero sito.
Questa soluzione è stata adottata dall’azienda per evitare di vendere pubblicità sulle proprie pagine.
In merito a ciò, infatti, Reddit utilizza un particolare sistema di advertising: esistono dei banner pubblicitari, ma questi sono “interni” al sito, ovvero rimandano ad una determinata discussione sponsorizzata previa pagamento da un utente o un’azienda volenterosi di attirare l’attenzione su una determinata tematica (anche di tipo commerciale).
MODALITA' PREMIUM
La modalità Premium è disponibile su abbonamento mensile e secondo il banner pubblicitario ad essa dedicato in home page un mese di sottoscrizione a Reddit Gold equivarrebbe a mantenere in vita i server del sito per circa 231 minuti.
Le funzionalità offerte agli utenti “Premium” non sono di certo cambiamenti esistenziali ma rappresentano alcuni piccoli accorgimenti atti a migliorare l’esperienza d’utilizzo della piattaforma: tra questi troviamo la possibilità di creare un avatar personalizzato nelle fattezze dall’alieno mascotte del sito (il cui nome è Snoo), maggiori possibilità in quanto a filtraggio dei contenuti, una lista di subreddit più lunga (di default è limitata a 50 righe) e ovviamente la possibilità di disabilitare gli ads.
GIFT, TV E RADIO
La crescente popolarità che col tempo ha pervaso la vetrina del web ha fatto sì che quest’ultima potesse iniziare ad espandere le proprie opportunità, andando ad aprire una serie di servizi esterni alla board principale.
Uno di questi è Gift, un vero e proprio store virtuale dove poter acquistare oltre al merchandising del sito ogni sorta di prodotto immaginabile.
Il catalogo spazia infatti dal cibo fino all’oggettistica per arredare il proprio ufficio.
È inoltre presente un simpatico sistema di regali, denominato appunto “Gifts”, dal quale è possibile trovare un’utente con i gusti simili ai nostri, inviargli un regalo ed aspettare che egli faccia altrettanto.
Passando al reparto multimediale, Reddit TV presenta pressoché le stesse meccaniche che hanno reso famoso il sito principale, seppure riadattate in modo tale da offrire, invece che discussioni, contenuti audio-visivi.
Il tutto è infatti organizzato in subreddit, all’interno delle quali potremmo visionare delle vere e proprie playlist composte di filmati, nell’ordine prestabilito da altri utenti del sito.
Per quanto riguarda invece il servizio Radio, questo dispone di una serie di stazioni create ad hoc da altri redditors e messe a disposizione della comunità.
ASK ME ANYTHING
AMA, acronimo che sta per “Ask Me Anything“, vere e proprie interviste collettive le cui domande sono mosse dai singoli utenti, a cui personaggi di spicco, celebrità, o businessmen decidono di sottoporsi, chiedendo appunto di “chiedere qualsiasi cosa“.
Grazie alla particolare struttura delle discussioni, che rende molto intuitivo il botta e risposta nei commenti, questo particolare fenomeno ha trovato casa su Reddit ed un numero sempre maggiore di celebrità decide di sottoporvisi.
Tra i nomi più celebri che sono passati per l’apposito subreddit troviamo infatti Barack Obama, Madonna, Michael Bolton, Dave Grohl(l'ex Nirvana) e Bill Gates.
La popolarità di questo tipo di interviste ha portato l’azienda a sviluppare un’app per smartphone totalmente dedicata ed ottimizzata a rendere gli utenti partecipi a queste discussioni: essa si chiama “reddit AMA ed è disponibile sia su iOS che Android.
Trattasi di una piattaforma di social news dove gli utenti sono denominati “redditors”, e possono condividere e commentare i più diversi contenuti sottoforma di discussioni e link, suddivisi in varie sezioni tematiche (chiamate subreddits), molto simili a quelle che troviamo nei comuni forum.
La particolarità di Reddit sta però nel metodo di gestione di tali contenuti: questi vengono disposti in una determinata posizione all’interno della pagina a totale discrezione degli utenti, i quali hanno la facoltà di spingerli in alto o verso in basso tramite due comodi pulsanti a forma di freccia.
Il sito è raggiungibile a questo indirizzo: Reddit
GLI INIZI
Reddit nasce nel 2005 dall’idea di Steve Huffman e Alexis Ohahian, al tempo entrambi ventiduenni appena laureati all’Università della Virginia.
Nel 2008 Reddit diventa completamente open source, pubblicando sulle proprie pagine l’intero codice sorgente del sito e due anni dopo dà il via al progetto Reddit Gold, un programma di affiliazione per gli utenti, i quali in cambio di un corrispettivo in denaro possono usufruire di una serie di funzionalità Premium.
COME FUNZIONA
Iniziamo col dire che la registrazione è gratuita e non richiede indirizzi mail.
Navigare tra le pagine di Reddit è estremamente semplice.
Innanzitutto, una volta raggiunta l’homepage del sito, ci ritroveremo davanti ad una vera e propria vetrina figurante i trend topic del momento: questi includono news, video, discussioni, immagini raffiguranti animali e quant’altro.
Sul lato sinistro di ogni topic è presente un punteggio numerico il quale rappresenta l’indice di popolarità e apprezzamento di tale contenuto: questo, come già specificato è totalmente dipendente dai feedback ricevuti dagli utenti, ed indica la differenza tra voti positivi e voti negativi ricevuti.
Il box di ricerca posizionato in alto a destra ci da la possibilità di filtrare i vari contenuti in base a tematiche di nostro interesse, mentre una snella riga di colore bianco posta proprio nell’intestazione della pagina ci mostra alcuni subreddit (sezioni), sorteggiate in modo casuale.
Una volta avviata una ricerca, questa ci porterà ad una nuova schermata raffigurante un elenco di temi caldi in linea con la keyword da noi digitata.
Oltre ciò, nel caso trovassimo troppo dispersiva la ricerca topic per topic, il sistema ci consiglierà di farci un giro nei vari subreddit legati all’argomento da noi cercato.
Questi rappresentano il vero e proprio cuore pulsante della piattaforma e come vedremo hanno la facoltà di plasmare al proprio interno delle folte ed attive community di utenti.
Spostiamoci dunque su una di queste per analizzarne da vicino il funzionamento.
SUBREDDIT
Parlando di subreddit, come non prendere in esame quello che maggiormente ci rappresenta all’interno del vasto panorama del sito?
Stiamo ovviamente parlando di /r/italy, la comunità popolata dagli utenti italiani di Reddit (e non solo).
Come avrete notato dalla nomenclatura della sezione, essa presenta la sigla “/r/” prima del proprio nome: tutto ciò non è altro che una pratica comune a tutti i subreddit, atta ad identificarli come tali.
Una volta fatto il nostro ingresso in uno di queste, noteremo subito qualcosa di singolare: al 99% dei casi, infatti, l’interfaccia grafica della pagina sarà totalmente diversa da quella principale.
Tutto ciò deriva infatti dalla possibilità per fondatori e moderatori della sezione di andare a ridefinire il tema generale del proprio cluster adattandolo a colorazioni che maggiormente si addicono ad una determinata tematica.
Troviamo ampio spazio di personalizzazione nella creazione di sottosezioni all’interno della singola subreddit e nella gestione del layout della pagina, che si risolve nella possibilità di andare a creare dei box da posizionare nella colonna di destra, nei quali inserire immagini, testo e link.
Comuni ad ogni subreddit sono invece i pulsanti utili a filtrare i vari topic per popolarità e affluenza di voti e risposte, che sempre nel caso da noi preso in esame figurano al fianco del tricolore, in una colorazione blu (“Popolari”, “Nuovi”, “In Crescita”, ecc…).
Riprendendo la colonna di destra, qui abbiamo modo di ritrovare altri due pulsanti rettangolari comuni ad ogni pagina: “Invia nuovo link” e “Invia nuovo messaggio di testo”.
Su Reddit, infatti, ogni utente registrato ha la facoltà di sottomettere una nuova discussione alla comunità: le uniche restrizioni sono appunto rappresentate dal fatto di possedere un account e da un tetto massimo di messaggi inviabili in un determinato lasso di tempo, soluzione, questa, attuata per prevenire lo spam.
In automatico, inoltre, il sistema ci sottoscriverà ad un elenco di subreddit preimpostato, che possiamo visionare alla pagina “I miei subreddit“, accessibile dal menù a tendina che troviamo nell’angolo in alto a sinistra di ogni pagina del sito.
Nel caso durante la navigazione trovassimo una determinata sezione particolarmente interessante, potremmo aggiungere quest’ultima alla sopracitata lista tramite l’apposito pulsante posizionato nell’ormai consueta colonnina di destra.
Ultima, ma non per importanza, è la possibilità offerta ad ogni singolo utente di aprire un nuovo subreddit. Tale funzionalità è accessibile attraverso il tasto che troviamo all’interno dell’home page (e nei vari subreddit, solamente un po’ più nascosto), il quale ci indirizza ad una nuova pagina dalla quale ci è possibile inserire nei vari campi di testo tutte le informazioni necessarie per caratterizzare la nostra personale sezione, che in men che non si dica sarà pronta ad ospitare i più svariati contenuti, da condividere con il mondo.
REDDIT GOLD
Il programma di affiliazione “Reddit Gold“, come già preannunciato inizialmente, rappresenta ad oggi la principale fonte di introiti dell’intero sito.
Questa soluzione è stata adottata dall’azienda per evitare di vendere pubblicità sulle proprie pagine.
In merito a ciò, infatti, Reddit utilizza un particolare sistema di advertising: esistono dei banner pubblicitari, ma questi sono “interni” al sito, ovvero rimandano ad una determinata discussione sponsorizzata previa pagamento da un utente o un’azienda volenterosi di attirare l’attenzione su una determinata tematica (anche di tipo commerciale).
MODALITA' PREMIUM
La modalità Premium è disponibile su abbonamento mensile e secondo il banner pubblicitario ad essa dedicato in home page un mese di sottoscrizione a Reddit Gold equivarrebbe a mantenere in vita i server del sito per circa 231 minuti.
Le funzionalità offerte agli utenti “Premium” non sono di certo cambiamenti esistenziali ma rappresentano alcuni piccoli accorgimenti atti a migliorare l’esperienza d’utilizzo della piattaforma: tra questi troviamo la possibilità di creare un avatar personalizzato nelle fattezze dall’alieno mascotte del sito (il cui nome è Snoo), maggiori possibilità in quanto a filtraggio dei contenuti, una lista di subreddit più lunga (di default è limitata a 50 righe) e ovviamente la possibilità di disabilitare gli ads.
GIFT, TV E RADIO
La crescente popolarità che col tempo ha pervaso la vetrina del web ha fatto sì che quest’ultima potesse iniziare ad espandere le proprie opportunità, andando ad aprire una serie di servizi esterni alla board principale.
Uno di questi è Gift, un vero e proprio store virtuale dove poter acquistare oltre al merchandising del sito ogni sorta di prodotto immaginabile.
Il catalogo spazia infatti dal cibo fino all’oggettistica per arredare il proprio ufficio.
È inoltre presente un simpatico sistema di regali, denominato appunto “Gifts”, dal quale è possibile trovare un’utente con i gusti simili ai nostri, inviargli un regalo ed aspettare che egli faccia altrettanto.
Passando al reparto multimediale, Reddit TV presenta pressoché le stesse meccaniche che hanno reso famoso il sito principale, seppure riadattate in modo tale da offrire, invece che discussioni, contenuti audio-visivi.
Il tutto è infatti organizzato in subreddit, all’interno delle quali potremmo visionare delle vere e proprie playlist composte di filmati, nell’ordine prestabilito da altri utenti del sito.
Per quanto riguarda invece il servizio Radio, questo dispone di una serie di stazioni create ad hoc da altri redditors e messe a disposizione della comunità.
ASK ME ANYTHING
AMA, acronimo che sta per “Ask Me Anything“, vere e proprie interviste collettive le cui domande sono mosse dai singoli utenti, a cui personaggi di spicco, celebrità, o businessmen decidono di sottoporsi, chiedendo appunto di “chiedere qualsiasi cosa“.
Grazie alla particolare struttura delle discussioni, che rende molto intuitivo il botta e risposta nei commenti, questo particolare fenomeno ha trovato casa su Reddit ed un numero sempre maggiore di celebrità decide di sottoporvisi.
Tra i nomi più celebri che sono passati per l’apposito subreddit troviamo infatti Barack Obama, Madonna, Michael Bolton, Dave Grohl(l'ex Nirvana) e Bill Gates.
La popolarità di questo tipo di interviste ha portato l’azienda a sviluppare un’app per smartphone totalmente dedicata ed ottimizzata a rendere gli utenti partecipi a queste discussioni: essa si chiama “reddit AMA ed è disponibile sia su iOS che Android.
lunedì 6 aprile 2015
Chiuso Il Market Shiny Flakes e Moritz Arrestato (Deep Web)
“Voleva giocare a fare Dio"
In totale, vengono perquisiti 38 edifici e altre 5 persone vengono arrestate.
Un giorno dopo, l’11 Marzo, su internet si parlava già della fine di Shiny Flakes.
Lo spacciatore è sotto custodia in un centro di detenzione a Lipsia, sulla Leimener Straße, dal 27 febbraio. Invece che spendere il suo tempo a preoccuparsi delle transazioni in Bitcoin e di tutto ciò che concerneva il suo lavoro, ora può "godersi" il carcere.
Messo davanti ad un’incredibile quantità di prove contro di lui, le cose in tribunale non vanno troppo bene per Moritz.
Quello che è chiaro è che Moritz sia un nerd piuttosto intelligente con modi di fare arroganti.
Ha un diploma superiore, e per questo che è difficile che lo tratteranno alla leggera dopo che ha costruito da solo un mercato di spaccio piuttosto remunerativo.
Secondo il procuratore, sta rischiando 15 anni in carcere per spaccio internazionale.
L'ARRESTO
Un uomo, di 51 anni, si dirige fino all’appartamento di un giovane ragazzo a nord di Lipsia, in Germania, il 26 febbraio 2015. I due si vedono regolarmente per scambiarsi chili di droga.
Ma questa volta non sono soli: la polizia li teneva d’occhio da un bel po' e in questo tiepido giorno invernale, fa la sua mossa.
Quando il destinatario ventenne della spedizione di stupefacenti capisce cosa sta succedendo, corre su per le scale verso l’appartamento di sua madre e comincia a strappare i cavi dei suoi Hard Disk.
Viene arrestato prima che riesca a disattivare uno dei drive con il materiale incriminante.
È stato il culmine di una fenomenale carriera nello spaccio, che in meno di due anni ha trasformato il ventenne Moritz in uno dei più grandi spacciatori online della Germania.
La polizia si allontana con entrambi gli spacciatori, i dischi rigidi e il laptop di Moritz.
Confisca anche 48.000 euro in contanti e un'incredibile scorta di 320 chili di tutti i tipi di droghe, ordinate e immagazzinate negli scaffali della camera da letto di Moritz.
IL SISTEMA E LE SPEDIZIONI
Moritz spediva i suoi pacchetti principalmente nei paesi di lingua tedesca, ma alcune spedizioni arrivavano fino in Indonesia, a volte con le poste, altre volte con stazioni di ritiro automatiche o cassette postali e, per gli ordini più grandi, con spedizioni tracciate.
I depositi servivano come vuoti a perdere, le spedizioni erano indirizzate a una terza persona (drop), oltre che a quella che effettivamente le recuperava.
La polizia ha dovuto scandagliare il disco sequestrato solo per un paio di giorni, prima di trovare ciò che stava cercando: tutti gli indirizzi dei clienti tedeschi all’ingrosso di Silk, le persone che ordinavano chili di droga per redistribuirle in un secondo momento.
Il business fai-da-te del signore della droga gli era sfuggito di mano, almeno negli ultimi mesi.
Secondo le indagini della polizia, da una parte ha costruito una sistema altamente professionale (camuffava i ricavi come profitti da una servizio registrato di web design freelance); dall'altra, i suoi successi e la pressione derivante da essi l’hanno reso meno cauto. Ha cominciato a utilizzare gli stessi punti di spedizione. Dopo che la polizia si è insospettita per un pacco privo di documenti che non è riuscito a tornare indietro al suo mittente (in quanto inesistente), tutto ciò che ha dovuto fare è controllare l'arrivo di altri pacchetti simili.
Quindi la polizia ha chiesto a 23 uffici postali tedeschi se fossero accaduti casi simili recentemente.
A fine gennaio 2015, dopo aver tenuto sotto osservazione diverse spedizioni, le autorità hanno identificato un individuo che inviava e riceveva tutti questi pacchi.
Le autorità sono piuttosto fiere dell’operazione, e la percepiscono come un “segnale” di cambiamento.
La polizia parla di sè dicendo di come abbiano estrapolato dati dalla Darknet attraverso l’utilizzo di falle informatiche, fino al compimento dell’operazione.
Il messaggio è chiaro: nessuno è al sicuro dalla legge, né lo spacciatore di strada, né il venditore sul Deep Web e nemmeno i clienti.
Gran parte del successo delle indagini, però, è dovuto a lavori di polizia più classici, specialmente per quanto riguarda l’uso della sorveglianza.
Il controllo della camera di Moritz, dei pacchi in arrivo e in uscita al punto di snodo del centro logistico DHL a Radeberg, a fianco all’aeroporto di Leipzig-Halle, e specialmente il pedinamento di certi uffici postali, che Moritz usava spesso. Sembra anche che la polizia abbia effettuato degli acquisti di prova sul sito. Ancora prima di aver sequestrato tutte le sostanze presenti nella casa della madre di Moritz, la polizia aveva già intercettato 40 chili di droga inviata per posta.
Ed è questa la spiegazione per le notifiche di ritardo arrivate a Shiny, che i clienti facevano continuamente.
LE DROGHE SEQUESTRATE E LA CONFISCA DEI BITCOIN
Il corriere DHL era un inconscio complice del business di Shiny Flakes. Uffici postali e container, erano fondamentali per i suoi affari. La polizia ha rivelato ciò che nascondeva sotto i teli nel suo quartier generale: scatole di paste di speed, montagne di hashish, scatole di farmaci, buste di cocaina, un quantitativo inimmaginabile di ecstasy, metamfetamine e MDMA.
Tra le altre, borse frigo piene di paste di ecstasy rosse, ad alta concentrazione, conosciute come Burger Kings, che Shiny Flakes distribuiva a titolo esclusivo.
Una piccola selezione delle droghe presenti nella camera di Moritz: hashish, speed e chili di ecstasy.
Questo sequestro, equivalente a 320 chili di droga con un valore di mercato di 4.1 milioni di euro, è uno dei più grandi della storia della Germania.
"Non era esattamente una tipica cameretta dell’infanzia. Piazzava tutto sugli scaffali. Non teneva registri di bilancio. Ma aveva tutto il necessario per impacchettare e smazzare la droga. Moritz ha fatto tutto il possibile per non dover allargare la propria “azienda”, voleva lavorare da solo"
Alla conferenza stampa la polizia ha anche detto di aver sequestrato 325.000 euro in Bitcoin.
Su come siano stati confiscati i Bitcoin non è dato sapere ma è possibile che al momento della confisca del laptop di Moritz, lui fosse ancora dentro il suo wallet Bitcoin. La polizia, però, non era l’unica a essere sulle tracce di Moritz. Anche i suoi competitor gli stavano dietro, specie nell’ultimo anno.
Shiny era noto per la sua condotta nei confronti dei colleghi e dei clienti, che era felice di insultare ripetutamente. Il giovane aveva tirato su un “sistema professionale, come un centro commerciale,” ha detto la polizia. La polizia è anche riuscita ad arrivare al fornitore di Shiny, Dutchmaster.
Ora, dopo quasi due anni, Shiny Flakes non esiste più. Il suo arresto è solo un piccolo passo: la carriera di Shiny Flakes è solo una delle tante coltivate nella Darknet. Inoltre, la polizia ha anche parlato di quanto guadagnasse coi suoi affari. Un guadagno di circa un milione di euro solo negli ultimi sei mesi, tutto ciò lo ha reso ricco molto, molto presto ma anche piuttosto stressato, vista la natura del suo business. E' la fine di Shiny Flakes.
domenica 5 aprile 2015
Studente Tedesco Accusato Di Contrabbando D'Armi (Deep Web)
Le panchine di legno sono affollate da studenti piegati sui loro appunti.
Poi d’improvviso, uno di questi studenti viene alzato dalla panchina e gettato a terra.
Solo dopo che diversi poliziotti sotto copertura hanno cominciato a urlare “niente video!” i restanti studenti hanno capito cosa stava davvero succedendo.
Sono testimoni di un arresto da parte della polizia tedesca che ha accerchiato il campus da diversi lati.
L’obiettivo è uno studente venticinquenne, Stefan, accusato di contrabbandare armi in giro per l’Europa.
Durante lo stesso giorno la polizia ha perquisito 11 appartamenti a Schweinfurt e nell’area circostante, sequestrando 10 pistole e diverse migliaia di proiettili.
LE ACCUSE E L'ARRESTO
La procura tedesca accusa lo studente ventincinquenne di contrabbandare armi in Europa attraverso il Deep Web.
Se le accuse si rivelassero veritiere, le autorità tedesche riuscirebbero a chiudere un’indagine che è tanto strana quanto sorprendente.
Alcuni dei compagni di classe di Stefan sapevano usasse il servizio di navigazione internet anonima Tor e che crittasse i propri hard disk.
Alcuni di loro sapevano che amava andare in giro per il Dark Web.
Qualche minuto prima di essere braccato dal team SEK, si è scusato per aver bisogno di ancora qualche minuto prima di poter cominciare la sessione di studio con gli amici:.
Non è una coincidenza che il laureando sia stato arrestato nel campus.
Era tristemente famoso per essere quasi un abitante degli edifici del college.
In un attimo di illuminazione, ha strappato via il cavo di alimentazione dal suo laptop crittato e senza batteria.
Per i primi cinque semestri in cui è stato lì, Stefan ha spento la maggior parte del suo tempo nel campus oltre che a frequentare i barbecue del college, era particolarmente studioso e si applicava.
Ma la sua continua presenza all’interno delle strutture accademiche insospettiva i suoi compagni di classe, ma nessuno di loro avrebbe mai pensato che facesse ciò di cui stava venendo accusato.
In ogni caso, il venticinquenne sta rischiando fino a 15 anni in prigione per attività che hanno violento il War Weapons Control Act e la polizia ha fermato altri quattro individui nel corso dell’indagine.
Le autorità non hanno rivelato altre informazioni perché stanno ancora procedendo nell’indagine, ma hanno confermato la richiesta di assistenza amminstrativa ad altre agenzie di sicurezza europee.
È stato anche confermato che questo caso non abbia rilevanza a livello terroristico.
CODICE DI CONDOTTA STUDENTI ED OGGETTI STRANI
Per ora l’unica cosa che è definitiva è che Stefan ha violato il codice di condotta studenti della sua scuola.
Spesso utilizzava più armadietti a scuola per lunghi periodi di tempo, mettendoci dentro oggetti innocui ma piuttosto strani, come piccoli forni da pizza, fornetti elettrici e scatole di quark (un prodotto ad alte proteine decisamente economico).
Anche una teiera elettrica e una macchina del caffè erano fondamentali per la sua presenza continua nell’edificio.
Ma non sono state trovate armi di alcun tipo all’interno della struttura durante il raid.
Da quando la polizia ha cominciato a sorvegliare il campus diverse settimane fa l’utilizzo degli armadietti non è passato inosservato.
Ma da inizio 2015 alla biblioteca di Schweinfurt gli armadietti non possono essere utilizzati durante la notte, il che ha reso ancora più difficile l’uso prolungato degli armadietti per Stefan.
L’ultimo poliziotto ha abbandonato il campus dopo oltre due ore.
LAPTOP
Tuttavia i poliziotti hanno fallito in un obiettivo durante il raid: non sono riusciti a recuperare il laptop di Stefan prima che lo spegnesse.
Mentre veniva scaraventato giù dalla panchina è riuscito in qualche maniera a rimuovere il cavo di alimentazione dal suo portatile, che era privo di batteria.
Anche dopo un riavvio del pc da parte della polizia, i suoi hard disk crittati sono protetti da password.
Quando le autorità si sono rese conte che il computer di Stefan non avrebbe offerto facilmente valanghe di prove non l’hanno presa bene.
Quando il fondatore di Silk Road, Ross Ulbricht, è stato arrestato in una biblioteca pubblica di San Francisco, il suo laptop è diventato una prova chiave del processo.
Il fatto che in quel momento fosse connesso alla pagina di amministrazione del mercato nero ha reso piuttosto difficile, per la difesa, la messa in discussione del ruolo di Ulbricht.
COMPLICI?
Inoltre, il ventitre-enne Jens è stato arrestato nello stesso giorno, sospettato di essere un complice.
Viene rilasciato solo 2 settimane dopo, anche se nel frattempo non sembra che gli investigatori siano stati capaci di provare il suo coinvolgimento nel commercio di armi.
Gli investigatori stavano utilizzando una conversazione su WhatsApp con Stefan contro di lui, affermando che un messaggio che Jens gli aveva mandato la sera prima del raid che diceva semplicemente ‘wtf’ doveva essere un codice per avvertire Stefan.
In ogni caso, Jens sembra più un compagno di classe stizzito da una richiesta dell’ultimo minuto più che un contrabbandiere di armi: il “wtf” era dovuto ad un messaggio in cui Stefan chiedeva a Jens di portare una lampada da scrivania per una sessione di studio notturna, perché al campus di notte le luci si spengono automaticamente.
Un altro studente, Peter, che viene descritto dai compagni come assolutamente innocuo, è stato beccato vicino a Schweinfurt e fermato per un breve periodo dalla polizia.
Nel frattempo, altri studenti a Schweinfurt sono piuttosto preoccupati che la sorveglianza torni ad essere presente entro qualche settimana o mese in particolare per quanto riguarda i controlli sui telefoni, e questo è il motivo per cui nessuno ha voluto fornire il proprio nome reale ai giornalisti.
Molti degli studenti sono convinti che né Jens né Peter abbiano nulla a che vedere col contrabbando internazionale di armi.
Non sono esattamente certi di ciò quando si tratta di Stefan, anche se non lo vedevano come qualcuno di pericoloso.
La procura non ha voluto commentare le accuse, appellandosi di nuovo al fatto che le indagini sono ancora in corso.
Non si sa nemmeno se ci siano ulteriori accuse che possano giustificare la prolungata detenzione di Jens.
COM'E' STATO SCOPERTO?
Come ha fatto la polizia di stato bavarese, che stava sorvegliando il college da settimane, a mettersi sulle tracce di Stefan?
A inizio novembre 2014 l’FBI, l’Europol e altre agenzie di sicurezza internazionali sono riuscite nell’incredibile impresa di mandare offline 27 host della Darknet.
Nel corso di “Operation Onymous,” che aveva come obiettivo questi servizi nascosti, la seconda versione di Silk Road e molti altri mercati neri del Deep Web sono stati sequestrati e messi offline.
Queste agenzie di sicurezza sono state capaci di localizzare Blake Benthall, l’amministatore di Silk Road 2.0, grazie a errori da principiante da lui commessi e a una OpSec (operational security) insufficiente.
Continuiamo a non sapere come l’FBI sia riuscita a effettuare quelle identificazioni nel corso di Operation Onymous.
Da quella operazione, il team di sviluppo dietro al Tor Project, che mantiene il browser Tor, si è dedicata completamente al cercare di riparare ogni eventuale punto debole.
Moritz Bartl, del Zwiebelfreunde, un gruppo che opera nei nodi Tor, commenta l’idea che le autorità tedesche possano aver trovato un modo per tracciare utenti nelle infrastrutture Tor.
“Non penso che le autorità tedesche siano abbastanza competenti da infiltrarsi in questi servizi.”
Non è comunque inconcepibile che la polizia locale stia utilizzando qualche rimasuglio di dati provenienti dal fallout di Operation Onymous per ulteriori indagini.
In Germania i commercianti di armi che non sembrano completi truffatori sono ormai pochi.
Per ora sono solo alcuni i casi confermati in cui la polizia tedesca sia riuscita a indagare con successo su attività che si svolgono sulla Darknet.
Uno di questi si è consumato nel marzo 2013, per esempio, quando lo spacciatore ‘Pfandleieher’ è stato arrestato in una zona rurale della Bavaria.
La polizia di stato bavarese ha istituito una task force speciale per l’operazione e con grande originalità l’ha denominata “Seidenstraße” (Silk Road).
Ma in ogni caso, la polizia l’ha beccato solo grazie ad un pacchetto arrivato nel posto sbagliato.
Tutti i casi finora conosciuti di arresti per crimini commessi sulla arknet hanno a che fare con droghe, come nel caso di Silk Road.
Il mondo del commercio digitale di armi sembra di dimensioni più modeste, se paragonato.
Nello stesso tempo, questo caso ci ricorda uno dei grandi rischi di Tor: utilizzare Tor non assicura un anonimato completo.
Per una vera e propria OpSec bisogna impostare diverse precauzioni, cosa che per esempio Stefan non ha fatto.
Per esempio, spesso entrava su Facebook con Tor, e poi di nuovo attraverso altri browser.
In questo modo si può tranquillamente identificare quale exit node (il server Tor che inviava i dati richiesti all’utente) utilizzasse.
Non vengono rivelati i contenuti della connessione, ma le autorità possono evincerli attraverso queste informazioni.
Sembra anche probabile che un telefono intercettato abbia giocato un ruolo chiave per gli investigatori nel caso di Stefan, visto che ha portato poi ad altri arresti.
Solo un procedimento penale e un processo potranno determinare quanto serie siano le accuse a Stefan, e in che maniera lui avesse a che fare con la Darknet.
IL PARERE DI KARSTEN NOHL
Karsten Nohl, un esperto di crittografia, spiega che le autorità tedesche “non si sono ancora distinte per essere particolarmente brave o efficienti nelle indagini sulla Darknet.”
Nohl pensa che in questo caso siano stati aiutati da metodi di investigazione più convenzionali.
Aldilà dei dettagli di questo singolo caso, Nohl dice semplicemente che non esiste una strategia base per affrontare i casi sulla Darknet.
“Non abbiamo notato tattiche o metodi ragionati per questo tipo di indagini, e Operation Onymous ne è il migliore esempio” ha detto.
sabato 4 aprile 2015
Apple Beats Sfida Spotify e Tidal
L'interessamento di Apple per la musica in streaming potrebbe cambiare le carte in tavola sovvertendo i rapporti di forza dei soggetti esistenti, da Spotify al recente Tidal.
È quanto emerge da uno studio USA, secondo il quale il bacino d'utenza potenziale di Apple Beats sarebbe di circa 75 milioni di utenti.
Più dei 60 milioni di utenti di Spotify (15 milioni per la versione a pagamento) e i 17mila iscritti (tutti paganti) di Tidal.
Infatti circa il 20% sarebbero propensi a pagare ad iTunes di Apple un abbonamento di circa 8 dollari al mese per un servizio di musica in streaming (da fruire anche su dispositivi che non hanno il marchio dell'Apple).
Una percentuale che sale al 28% considerando solo coloro che già sono utenti iOS.
Se anche solo il 15% dei circa 500 milioni di utenti di iTunes avesse questa predisposizione nei confronti del servizio, sottolinea la società d'analisi, allora il numero globale di utenti della piattaforma in streaming potrebbe arrivare a circa 75 milioni.
Intanto Apple è nel mirino delle autorità europee che stanno esaminando gli accordi di Cupertino con le case discografiche.
Lo riporta il Financial Times citando alcune fonti, secondo le quali le autorita' hanno contattato diverse case discografiche e societa' di musica digitale.
L'esame arriva nell'ambito dell'intensificarsi della battaglia sul futuro dei servizi musicali in streaming gratuiti con pubblicita'.
Alla case discografiche sono stati inviati questionari con richiesta di informazioni sugli accordi con Apple in vista del lancio del servizio di streaming.
È quanto emerge da uno studio USA, secondo il quale il bacino d'utenza potenziale di Apple Beats sarebbe di circa 75 milioni di utenti.
Più dei 60 milioni di utenti di Spotify (15 milioni per la versione a pagamento) e i 17mila iscritti (tutti paganti) di Tidal.
Infatti circa il 20% sarebbero propensi a pagare ad iTunes di Apple un abbonamento di circa 8 dollari al mese per un servizio di musica in streaming (da fruire anche su dispositivi che non hanno il marchio dell'Apple).
Una percentuale che sale al 28% considerando solo coloro che già sono utenti iOS.
Se anche solo il 15% dei circa 500 milioni di utenti di iTunes avesse questa predisposizione nei confronti del servizio, sottolinea la società d'analisi, allora il numero globale di utenti della piattaforma in streaming potrebbe arrivare a circa 75 milioni.
Intanto Apple è nel mirino delle autorità europee che stanno esaminando gli accordi di Cupertino con le case discografiche.
Lo riporta il Financial Times citando alcune fonti, secondo le quali le autorita' hanno contattato diverse case discografiche e societa' di musica digitale.
L'esame arriva nell'ambito dell'intensificarsi della battaglia sul futuro dei servizi musicali in streaming gratuiti con pubblicita'.
Alla case discografiche sono stati inviati questionari con richiesta di informazioni sugli accordi con Apple in vista del lancio del servizio di streaming.
giovedì 2 aprile 2015
Facebook Lancia Riff (App Per Video Virali)
Riff è la nuova app di Facebook che permette di realizzare video da condividere con i propri amici.
L’app, disponibile per dipositivi iOS e Android, è molto semplice da usare: basta accedere con il proprio account Facebook, dare un titolo al video e cominciare a riprendere fino a 20 secondi.
Ma la parte interessante viene adesso: una volta che il video è stato pubblicato, i nostri amici su Facebook possono aggiungere a loro volta una ripresa di 20 secondi alla nostra.
In questo modo si possono comporre piccoli video virali in condivisione.
Il gruppo di utenti che possono contribuire al video è potenzialmente infinito e una banale clip può diventare un vero e proprio progetto condiviso da un gruppo di amici con cui scegliete di condividerlo.
Per usare Riff, naturalmente, non è necessario creare un altro account: basta quello che avete già su Facebook.
Riff è l’ultimo tassello della guerra in corso tra i maggiori social network per accaparrarsi il monopolio dei video.
Dopo il lancio di Periscope su Twitter (in concorrenza con Meerkat ) era questione di giorni perché anche Facebook presentasse una sua applicazione nativa per realizzare video.
Ma se la proposta di Twitter bada alla realizzazione di video in diretta(streaming appunto), Facebook preferisce puntare tutta sulle condivisioni virali.
Confronto Meerkat-Periscope: Qual è Il Migliore?
L’app, disponibile per dipositivi iOS e Android, è molto semplice da usare: basta accedere con il proprio account Facebook, dare un titolo al video e cominciare a riprendere fino a 20 secondi.
Ma la parte interessante viene adesso: una volta che il video è stato pubblicato, i nostri amici su Facebook possono aggiungere a loro volta una ripresa di 20 secondi alla nostra.
In questo modo si possono comporre piccoli video virali in condivisione.
Il gruppo di utenti che possono contribuire al video è potenzialmente infinito e una banale clip può diventare un vero e proprio progetto condiviso da un gruppo di amici con cui scegliete di condividerlo.
Per usare Riff, naturalmente, non è necessario creare un altro account: basta quello che avete già su Facebook.
Riff è l’ultimo tassello della guerra in corso tra i maggiori social network per accaparrarsi il monopolio dei video.
Dopo il lancio di Periscope su Twitter (in concorrenza con Meerkat ) era questione di giorni perché anche Facebook presentasse una sua applicazione nativa per realizzare video.
Ma se la proposta di Twitter bada alla realizzazione di video in diretta(streaming appunto), Facebook preferisce puntare tutta sulle condivisioni virali.
Confronto Meerkat-Periscope: Qual è Il Migliore?
mercoledì 1 aprile 2015
Confronto Meerkat-Periscope: Qual è Il Migliore?
Si preannuncia un'estate bollente, a colpi di streaming video su Twitter.
Niente d'innovativo per carità.
Ma sappiamo che certe mode una volta lanciate...sono difficili da fermare!
Meerkat contro Periscope, lo scontro del momento, voi quale preferite?
COSA SONO?
Periscope, lanciato da qualche giorno su App store e in arrivo per Android, segue Meerkat lanciata il mese scorso per i dispositi iOS, lo streaming video torna in auge.
Come detto, niente di nuovo sotto il sole ma la possibilità d'integrare queste app nei social network è molto interessante come cosa.
Solo poche ore dopo il lancio sull’App Store erano live i video di molte persone, i più svariati, tra i quali anche chi minacciava di suicidarsi.
Uno strumento, nelle mani di qualunque persona, che può avere diversi utilizzi dal soddisfare la crescente richiesta di protagonismo, alle aziende che lo possono sfruttare per pubblicizzare i propri prodotti.
L'UTILIZZO
L’utilizzo di entrambe le applicazioni è molto semplice e richiede solo pochi tocchi per iniziare a trasmettere un video che può essere visto dai follower di Twitter a cui è inviata una notifica che li avvisa della trasmissione.
Una volta installate le app, questa viene inevitabilmente risucchiata tanto dalle continue notifiche (il consiglio è disattivarle, almeno durante le ore più produttive del giorno), quanto dalla crescente marea di video che gli utenti vanno pubblicando.
E poi bisogna anche seguire i commenti, controllare chi si connette, contare Like e quant'altro.
L'INTEGRAZIONE SU TWITTER E QUANTITA' DI VIDEO
La prima differenza pratica si manifesta in fase di iscrizione, quando appare evidente cosa ha significato per Meerkat l’essere stato tagliato fuori dal Social Graph di Twitter poco prima di lanciare Periscope.
Entrambe le app consentono l’accesso tramite Twitter, ma solo la seconda offre la possibilità di seguire quasi in automatico gli utenti con cui si è già in contatto sul sito di microblogging.
Ciò significa che il social network può sfruttare i suoi account per diffondere l’applicazione anche grazie a delle restrizioni sulle notifiche poste a Meerkat.
Questo si ripercuote sul numero di video trasmessi che su Periscope sono sempre tanti a differenza di Meerkat dove ci si può trovare di fronte ad una pagina bianca.
Su entrambi è possibile commentare in diretta i video e in più su Periscope si possono inviare dei cuoricini per esprimere il proprio apprezzamento a video trasmesso.
INTERFACCIA, GPS, LIKE
Periscope ha un aspetto più in linea con la grafica iOS, mentre Meerkat è caratterizzato dal colore giallo.
A differenza di Meerkat, Periscope ha un’interfaccia che mostra gli ultimi tre video che sono in streaming e una lista di tutti i video delle persone che segui e di quelle che non segui in modo che è più facile trovare contenuti interessanti.
Meerkat supporta anche la visualizzazione orizzontale mentre lo stesso non si può dire per Periscope, che tuttavia presenta uno streaming più pulito, con meno informazioni e con i commenti che svaniscono rapidamente.
Trasmissione e fruizione delle dirette avvengono in modo sostanzialmente simile, ma la schermata di Meerkat come detto risulta molto più affollata che non quella di Periscope, perché presenta contemporaneamente quantità di informazioni sin troppo ampia: nella zona alta dello schermo, partendo da sinistra e procedendo verso destra, troviamo nome utente, luogo da cui proviene la trasmissione, numero di viewer, titolo dello streaming, icone degli ultimi utenti collegati.
In basso a sinistra ci sono invece le notifiche (Like, retweet e commenti, ognuno preceduto dal nome utente). Infine ancora sotto, sempre partendo da sinistra, troviamo le icone per commentare, fare retweet, mettere un like o uscire dallo streaming per tornare alla home dell’app.
Insomma, alla fine dei giochi, di spazio per vedere le immagini ne rimane un po’ pochino.
Inoltre è dotata di GPS che mostra dove il video viene girato, Meerkat non ha GPS.
Con Periscope è possibile trasmettere privatamente i video e guardarli anche dopo il live, anche se non sarà possibile commentarli.
Altra differenza fondamentale è che quindi, terminato lo streaming, in Meerkat non ne rimane traccia, mentre Periscope lo conserva in una apposita timeline per le successive 24 ore.
Entrambi comunque consentono di salvare il girato sullo smartphone.
Sta poi all’utente decidere se conservarlo e magari caricarlo su altri social come per esempio YouTube, garantendo così al video una seconda vita “on demand. Ma solo con Meerkat c’è un trucco per caricarli direttamente: usare l’hashtag #Katch.
NOTIFICHE
Come già accennato, entrambe le app ti bombardano costantemente di notifiche per dirti un po’ di tutto: se qualcuno ti segue, se gli utenti che segui avviano nuove dirette o, solo nel caso di Meerkat, se un utente annuncia un evento che si terrà nel prossimo futuro.
Meerkat consente infatti di programmare eventi di streaming definendo titolo, data e ora.
Una volta creato, l’evento compare nella timeline, mentre il sistema provvede a notificare l’inizio dell’evento live sia a chi deve condurlo, sia a coloro che nel frattempo si sono iscritti.
Per chiudere questo lungo confronto, Meerkat, include elementi di gamification: ogni volta che guardano o trasmettono video, gli utenti guadagnano punti con cui posizionarsi in una “leaderboard” globale.
Anche Facebook non sta a guardare: Riff (Video Virali)
Niente d'innovativo per carità.
Ma sappiamo che certe mode una volta lanciate...sono difficili da fermare!
Meerkat contro Periscope, lo scontro del momento, voi quale preferite?
COSA SONO?
Periscope, lanciato da qualche giorno su App store e in arrivo per Android, segue Meerkat lanciata il mese scorso per i dispositi iOS, lo streaming video torna in auge.
Come detto, niente di nuovo sotto il sole ma la possibilità d'integrare queste app nei social network è molto interessante come cosa.
Solo poche ore dopo il lancio sull’App Store erano live i video di molte persone, i più svariati, tra i quali anche chi minacciava di suicidarsi.
Uno strumento, nelle mani di qualunque persona, che può avere diversi utilizzi dal soddisfare la crescente richiesta di protagonismo, alle aziende che lo possono sfruttare per pubblicizzare i propri prodotti.
L'UTILIZZO
L’utilizzo di entrambe le applicazioni è molto semplice e richiede solo pochi tocchi per iniziare a trasmettere un video che può essere visto dai follower di Twitter a cui è inviata una notifica che li avvisa della trasmissione.
Una volta installate le app, questa viene inevitabilmente risucchiata tanto dalle continue notifiche (il consiglio è disattivarle, almeno durante le ore più produttive del giorno), quanto dalla crescente marea di video che gli utenti vanno pubblicando.
E poi bisogna anche seguire i commenti, controllare chi si connette, contare Like e quant'altro.
L'INTEGRAZIONE SU TWITTER E QUANTITA' DI VIDEO
La prima differenza pratica si manifesta in fase di iscrizione, quando appare evidente cosa ha significato per Meerkat l’essere stato tagliato fuori dal Social Graph di Twitter poco prima di lanciare Periscope.
Entrambe le app consentono l’accesso tramite Twitter, ma solo la seconda offre la possibilità di seguire quasi in automatico gli utenti con cui si è già in contatto sul sito di microblogging.
Ciò significa che il social network può sfruttare i suoi account per diffondere l’applicazione anche grazie a delle restrizioni sulle notifiche poste a Meerkat.
Questo si ripercuote sul numero di video trasmessi che su Periscope sono sempre tanti a differenza di Meerkat dove ci si può trovare di fronte ad una pagina bianca.
Su entrambi è possibile commentare in diretta i video e in più su Periscope si possono inviare dei cuoricini per esprimere il proprio apprezzamento a video trasmesso.
INTERFACCIA, GPS, LIKE
Periscope ha un aspetto più in linea con la grafica iOS, mentre Meerkat è caratterizzato dal colore giallo.
A differenza di Meerkat, Periscope ha un’interfaccia che mostra gli ultimi tre video che sono in streaming e una lista di tutti i video delle persone che segui e di quelle che non segui in modo che è più facile trovare contenuti interessanti.
Meerkat supporta anche la visualizzazione orizzontale mentre lo stesso non si può dire per Periscope, che tuttavia presenta uno streaming più pulito, con meno informazioni e con i commenti che svaniscono rapidamente.
Trasmissione e fruizione delle dirette avvengono in modo sostanzialmente simile, ma la schermata di Meerkat come detto risulta molto più affollata che non quella di Periscope, perché presenta contemporaneamente quantità di informazioni sin troppo ampia: nella zona alta dello schermo, partendo da sinistra e procedendo verso destra, troviamo nome utente, luogo da cui proviene la trasmissione, numero di viewer, titolo dello streaming, icone degli ultimi utenti collegati.
In basso a sinistra ci sono invece le notifiche (Like, retweet e commenti, ognuno preceduto dal nome utente). Infine ancora sotto, sempre partendo da sinistra, troviamo le icone per commentare, fare retweet, mettere un like o uscire dallo streaming per tornare alla home dell’app.
Insomma, alla fine dei giochi, di spazio per vedere le immagini ne rimane un po’ pochino.
Inoltre è dotata di GPS che mostra dove il video viene girato, Meerkat non ha GPS.
Con Periscope è possibile trasmettere privatamente i video e guardarli anche dopo il live, anche se non sarà possibile commentarli.
Altra differenza fondamentale è che quindi, terminato lo streaming, in Meerkat non ne rimane traccia, mentre Periscope lo conserva in una apposita timeline per le successive 24 ore.
Entrambi comunque consentono di salvare il girato sullo smartphone.
Sta poi all’utente decidere se conservarlo e magari caricarlo su altri social come per esempio YouTube, garantendo così al video una seconda vita “on demand. Ma solo con Meerkat c’è un trucco per caricarli direttamente: usare l’hashtag #Katch.
NOTIFICHE
Come già accennato, entrambe le app ti bombardano costantemente di notifiche per dirti un po’ di tutto: se qualcuno ti segue, se gli utenti che segui avviano nuove dirette o, solo nel caso di Meerkat, se un utente annuncia un evento che si terrà nel prossimo futuro.
Meerkat consente infatti di programmare eventi di streaming definendo titolo, data e ora.
Una volta creato, l’evento compare nella timeline, mentre il sistema provvede a notificare l’inizio dell’evento live sia a chi deve condurlo, sia a coloro che nel frattempo si sono iscritti.
Per chiudere questo lungo confronto, Meerkat, include elementi di gamification: ogni volta che guardano o trasmettono video, gli utenti guadagnano punti con cui posizionarsi in una “leaderboard” globale.
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