"Google è conosciuta per Youtube, non certo per Google Video Player. La verità è che le persone ricordano più i tuoi successi, dei tuoi fallimenti. Fallire va bene purchè s'impari dai propri errori e li si corregga subito"
Oltre al noto motore di ricerca (nato nel 1998), Google ha realizzato tantissimi progetti ed invenzioni tecnologiche.
Alcune molto innovative o di successo (quali Youtube, Android, Google Maps, Google Earth, Google Translate, Google Play, Google Drive, Gmail, Chrome e tutti i servizi di monetizzazione quali Adsense, Adwords, Analytics, etc), altre meno.
Qui vedremo le innovazioni più fallimentari del colosso di Mountain View.
Tanto per iniziare basta dire che delle oltre 250 innovazioni lanciate da Google dal 1998 al 2011, più di un terzo sono fallite.
Forse il progetto fallimentare più noto è Google +, social network che non ha mai preso piede tra gli utenti ed ormai prossimo alla chiusura per problemi di sicurezza (utenti iscritti quasi 3 miliardi...nel 2016 solo 400 milioni quelli attivi).
Per ironia della sorte Google + nasceva dal fallimento di un altro social: Buzz.
Quest'ultimo avrebbe dovuto rivaleggiare con Facebook, facilitato anche dal fatto che partiva da una base di ben 150 milioni di utenti (i possessori di Gmail).
Il cofondatore di Google Larry Page, mentre annunciava il pensionamento anticipato di Buzz, diceva: "Tutto quello che abbiamo imparato dalla vicenda di Buzz lo utilizzeremo per migliorare la gestione di prodotti come Google+" (in realtà poi le cose, come abbiamo visto, non sono andate benissimo nemmeno con Plus).
Secondo Steven Yegge (ingegnere di Google), i fallimenti di Mountain View non sono imputabili solo al rischio della sperimentazione: "Google+ è l’esempio del nostro completo fallimento nel capire le piattaforme e riguarda tutti, dai capi dell’azienda in giù. Non riusciamo a capire come funzionano. La regola d’oro delle piattaforme è “mangiati il tuo cibo”. Google+ invece è un patetico ripensamento, una reazione istintiva a Facebook"
Si può citare anche Google Reader che nell'idea dell'azienda californiana avrebbe dovuto rivoluzionare (e facilitare) il concetto di feed RSS (lettura degli aggiornamenti di blog e siti sia online che offline).
Soppiantato anche dalla diffusione degli Smartphone.
Tutto qui? Ma neanche per sogno.
Non si può non citare Google Inbox: una versione avanzata di Gmail, integrabile con IA.
Dodgeball era un social durato dal 2005 al 2009 che permetteva di condividere la posizione in tempo reale con i propri amici (stile Foursquare).
Altri progetti “di alto profilo” che hanno riscosso esiti molto negativi sono: Google Video Player (sistema di condivisione video inaugurato nel 2005 e soppiantato da Youtube della stessa azienda), Google Answers (l'idea era proporre domande ed offrire una cifra in denaro per l'eventuale risposta esaustiva ed esatta. Ovviamente Yahoo Answers essendo gratuito è stato preferito prima, durante e dopo Google Answers), Google Wave (che provava a fondere e-mail ed instant message) per citarne alcuni.
Senza scordarci di Google Labs, la piattaforma nata nel 2002 per agevolare la sperimentazione di software ed applicazioni.
A seguito della chiusura di Wave nel 2010, l’allora amministratore delegato Eric Schmidt disse: "Noi celebriamo i nostri fallimenti".
Jaiku, simile a Twitter, durò dal 2007 al 2009: in questo progetto nessuno ci credette mai, tant'è vero che non venne nemmeno pubblicizzato adeguatamente.
Quasi comica la storia dietro Google Catalogs (2001-2009).
L’idea alla base di Catalogs era quella di fornire cataloghi online di prodotti che permettessero una comparazione in tempo reale dei prezzi. Lanciato in versione beta, venne riaggiornato solo un paio di volte dopo la sua inaugurazione, tant’è che i prezzi dei prodotti rimasero sempre fermi al primi anni del 2000. Come risultato una chiavetta USB da 256mb nel 2005 costava l'incredibile cifra di 595 dollari.
Google SearchWiki (2008-2010) permetteva a chiunque di personalizzare i risultati delle proprie ricerche, cancellando i risultati sgraditi oppure modificandone (verso l'alto o il basso) la loro posizione nella lista.
Google Health avrebbe dovuto, in teoria, rivoluzionare la sanità. Permetteva agli utenti di depositare in un archivio digitale i propri dati: medicinali assunti, allergie, malattie, analisi.
Esordisce nel 2008 e viene chiuso all'inizio del 2012.
Google Nexus One Web Store, nel 2010, l'azienda per accompagnare la vendita del suo smartphone di punta, sviluppò uno web store dedicato. A pochi mesi dall’inaugurazione, però, Mountain View dovette ammettere che il progetto di e-commerce non stava funzionando: durò circa 4 mesi.
iGoogle invece permetteva di modificare l'homepage di Google, personalizzandola in base alle proprie esigenze.
Risultato? Sembravano pagine degli anni 90, catapultate nel nuovo millennio.
Fallito nel 2013.
Tra i flop ci sono anche i Google Glass.
Lanciati nel 2012, sono arrivati forse con troppo anticipo. Prezzo elevato e alcuni problemi tecnici e legati alla privacy ne hanno ostacolato la diffusione su larga scala, fino alla sospensione delle vendite nel 2015.
Si trattava di occhiali indossabili connessi a realtà aumentata.
Il progetto Ara invece sarebbe dovuto essere uno smartphone “modulare”, con componenti da assemblare in diversi modi secondo i gusti dell'utente. Niente da fare anche in questo caso.
Sulla falsariga di Second Life, Google ha anche lanciato il suo mondo virtuale: Lively.
Gli iscritti a Gmail potevano conversare tra loro tramite avatar (era una specie di Chat 3D).
L'esperimento, però, è durato appena cinque mesi, da luglio a dicembre del 2008.
Tramite Google Audio & Print ADS, l'azienda provava ad espandersi (dal punto di vista pubblicitario) piazzando spot anche su radio e carta stampata: nato nel 2006, chiuso nel 2009.
Un altro fallimento fu il termostato intelligente chiamato Nest.
Infine chiudiamo con Web Accelerator.
L'idea di un web veloce avrebbe garantito una migliore navigazione per gli utenti e la possibilità anche di aumentare i contenuti pubblicitari.
Web Accelerator era un programma desktop capace di velocizzare la navigazione grazie a sistemi di caching condiviso dei contenuti sui server di Google.
Il software, tra le altre cose, soffriva di un fastidioso bug che impediva la riproduzione di video YouTube.
L’ultima versione del programma risale al 2008.
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